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Il discorso del re

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il discorso del re

Questo bel film di Tom Hooper del 2010, interpretato da Colin Firth e Geoffrey Rush aiuta a capire vari aspetti dell’animo umano, oltre a raccontare bene una storia interessante e realmente accaduta. E’ quella del futuro re d’Inghilterra, (Giorgio VI, padre dell’attuale regina Elisabetta) che appena si trovava in una situazione di turbamento anche minimo, balbettava e, addirittura, ammutoliva. A niente erano servite le varie terapie tentate da medici paludati, mentre quella di un terapeuta empirico era riuscita ad ottenere buoni risultati, attenuando un problema che per un re era quanto di più penoso potesse esserci.

Il film mette in evidenza quanto il lato affettivo e istintivo di una persona segua percorsi irraggiungibili dalla sola ragione e quanto il corpo sia un importante comunicatore. La balbuzie, infatti, è una reazione fisica ad un disagio affettivo e la razionale buona volontà serve solo a perseverare nella ricerca di qualcosa che possa portare un po’ di sollievo, niente di più. Il miglioramento può venire solamente da un approccio che lavori su più fronti del lato affettivo, vale a dire quello che tocca sentimenti, istinti, creatività, corporeità. La comprensione di questo aspetto, negli anni ’30 in cui inizia la storia, era ancora poco diffusa, ma aveva convinto il futuro re quando era riuscito a declamare senza problemi, mentre era stata attivata la parte creativa del cervello con l’ascolto di un pezzo musicale. Il lavoro fatto con empatia da parte del terapeuta, coinvolgendo il corpo insieme alla psiche, era riuscito a far superare almeno in parte un problema che altrimenti avrebbe annichilito il protagonista. Parlare in pubblico era, infatti, il compito principale del suo ruolo di rappresentanza.

Solo qualcuno proveniente da una cultura in cui le distanze sociali erano e sono poco marcate, l’Australia, poteva avere la capacità di superare le rigide barriere inglesi e questo era stato di aiuto.

Non c’è esortazione razionale o minaccia che possa riuscire a far cambiare le persone, a meno che non siano già convinte per proprio conto e manchi una virgola al compimento del passo. I miglioramenti possono avvenire solo con grande pazienza, empatia e lavorando su più fronti, avendo come base un’opportuna conoscenza della psiche.