I miei articoli

Il bacio della donna ragno

by 5 Febbraio 2013

bacio della donna ragno

 

Il film di Hector Babenco del 1985, con William Hurt, Raul Julià, Sonia Braga,  tratto dal romanzo di Manuel Puig, si svolge quasi per intero nella cella di un carcere brasiliano, condivisa dal prigioniero politico Valentin e l’omosessuale Luis, condannato per aver avuto rapporti intimi con un minorenne. Sono gli anni 70, al tempo della dittatura. Luis racconta e interpreta per il compagno il ruolo di un’attrice in un film che aveva trovato appassionante, senza nemmeno accorgersi che fosse un’opera di propaganda nazista. Valentin lo rimprovera aspramente per la sua futilità e inconsapevolezza, mentre lui e i compagni che combattono la dittatura sono in carcere e subiscono continue torture negli interrogatori di quelli che possono essere assimilati ai nazisti. Luis ha comunque il cuore tenero e aiuta Valentin in molti modi a riprendersi, nonostante il direttore del carcere lo abbia sollecitato a carpirgli le informazioni sui militanti ancora attivi, in cambio della liberazione. La vicinanza fra i due influisce in modo benefico su entrambi, addolcendo la severità di Valentin e rendendo più consapevole Luis, scontento di non aver mai fatto niente che valga la pena di essere ricordato in positivo.

Il bisogno di fare qualcosa che innalzi al di sopra della banalità e della crudeltà che infestano ogni ambiente sociale e ogni tempo, è probabilmente presente in tutti, ma viene soddisfatto spesso nel modo peggiore, per mancanza di contatti umani adeguati e di prospettive ampie, aperte dalla conoscenza. L’informazione è insufficiente a dare l’impulso per rompere i freni ai nobili slanci.

KAGEMUSHA

by 5 Febbraio 2013

kagemusha

Un film che tratta il tema della potenza del ruolo sulla vera personalità è Kagemusha, di Akira Kurosawa, del 1980 (l’altro è Sommersby). Ambientato nel Giappone del 500, racconta di un ladro somigliante in modo straordinario ad un signore della guerra appena morto. Gli si fa assumere la sua identità, per evitare un attacco dei nemici che approfitterebbero della vulnerabilità del feudo senza capo. L’uomo scampa così alla pena di morte ed impara rapidamente il ruolo con tanta efficacia da ingannare anche le persone più vicine a colui che interpreta.

Entrando nella parte, anche il suo comportamento più istintivo cambia, diventando degno in tutto. Alla fine viene, però, scoperto e scacciato. Morirà in modo consono alla sua nuova identità.

 

Quel pomeriggio di un giorno da cani

by 5 Febbraio 2013

quel pomeriggio di un giorno da cani

 

Questo film di Sidney Lumet, del 1975 è ispirato ad una storia vera, quella di una rapina avvenuta nel 1972, il 22 Agosto. Sonny (Al Pacino) vuole finanziare con quell’azione l’operazione chirurgica che permetterà al proprio compagno di diventare anche fisicamente donna. Come spesso succede, l’attacco ad un istituto odiato da molti, come una banca, sembra quasi legittimo e addirittura facile. La mancanza di visione d’insieme delle cose e dei fatti, però, impedisce di accorgersi che una simile semplificazione porta a ben complesse conseguenze. Anzitutto uno dei rapinatori si accorge subito di non potersi comportare come se fosse un delinquente abituale, essendo un ragazzo sprovveduto. Uno è invece tanto disperato da perdere il senso delle proporzioni e da diventare pericoloso. Sonny ha invece il cuore troppo tenero. Suscita la solidarietà dei passanti e anche in parte della polizia, ma senza che questo lo salvi poi dalla punizione per le proprie approssimazioni. E’ un gran bel film che, soprattutto all’inizio, sembra una commedia.

 

 

 

E giustizia per tutti

by 5 Febbraio 2013

e giustizia per tutti

 

Questo film del 1975 di Norman Jewison (con Al Pacino)  mostra alcuni fra i vari modi in cui la legge può prestarsi a far commettere le peggiori ingiustizie, come nel caso in cui la sua applicazione rigida e letterale, sommata a una serie di sfortunate coincidenze, fa chiudere in carcere a tempo indeterminato un uomo, per una minuscola infrazione stradale. Il giudice inflessibile che ha determinato una simile aberrazione, però, viene a sua volta arrestato per aver stuprato e percosso con estrema violenza una ragazza. Sceglie come difensore proprio l’avvocato che più lo detesta e che inutilmente ha cercato di intaccare la sua durezza. Lo fa per motivi di opportunità ma anche grazie al ricatto, perché il reale senso di giustizia dell’avvocato gli ha fatto commettere un’infrazione anni addietro, che può farlo radiare dall’albo professionale, se risaputa. Nel film ci sono forse un po’ troppi casi, ma sono utili per rendersi conto di quanto sia difficile rispettare al tempo stesso la legge e il senso di umanità, la cui unione è indispensabile perché ci sia giustizia.

Dersu Uzala

by 5 Febbraio 2013

dersu uzala

 

Il film del 1975 di Akira Kurosawa è una storia basata sui diari di un esploratore russo nei primi anni del novecento. Narra di un tratto di vita condiviso tra un capitano dell’esercito russo addetto alle ricognizioni dei territori con un drappello di uomini e un vecchio mongolo incontrato per caso, che diventa la loro guida. Il piccolo uomo, cacciatore-raccoglitore sa riconoscere ogni espressione della natura e ne ha profondo rispetto. Aborrisce lo spreco che a volte compiono i soldati e insegna loro a pensare sempre anche agli altri, che siano uomini o animali, lasciando eventuali resti di cibo e indicazioni utili, ma anche riducendo i pericoli inutili, come le trappole abbandonate. Ritiene che ogni aspetto della natura abbia un’anima e se questo all’inizio suscita l’ilarità dei soldati, col tempo ne accende l’ammirazione. Il capitano e la guida, che si chiama Dersu Uzala, diventano grandi amici e quando Dersu diventa quasi cieco e non può più vivere nella tundra, il capitano lo porta a stare a casa sua in città. Nonostante il grande affetto, però, l’uomo dei boschi non sopporta questo genere di vita e torna al suo ambiente dove viene ucciso da un ladro.

Kurosawa mostra che vivere in simbiosi con la natura in tutte le sue forme, compresa quella umana, comporta il comprendere quanto ogni azione, per quanto insignificante, abbia conseguenze sull’insieme e dunque su ciascuno, prima o poi.

Un film sull’opposto di Derzu, che solo in extremis capisce il valore del superare i confini del proprio piccolo mondo è Vivere, sempre di Kurosawa

 

 

PROFUMO DI DONNA

by 5 Febbraio 2013

 profumo di donna

Il film (tratto dal romanzo di Giovanni Arpino “il buio e il miele) di Dino Risi del 1974 con Vittorio Gassman ed Agostina Belli è molto più sottile e profondo di quello che nel 1992 è stato realizzato da Martin Brest con Al Pacino. Un capitano intelligente, di bell’aspetto e dal brutto carattere, rimasto cieco e monco a causa di una granata che gli era esplosa in mano, ha un’unica, grande passione: le donne. La sua condizione, però, è per lui un pretesto per cedere ancora di più al cinismo e alla prepotenza innata che, come sempre, nascondono la debolezza. Parte in viaggio per Napoli, accompagnato da un giovane militare in licenza, come aiutante.

A Roma fa una sosta, principalmente per potersi intrattenere con una prostituta, poi con un parente prete. La mancanza della vista ha potenziato gli altri sensi ed il capitano dimostra acume nel cogliere il carattere altrui ed in particolare quello delle donne, ma soprattutto negli aspetti più negativi. Si vergogna di ogni sentimento d’amore e di onestà, che pure possiede, troppo orgoglioso per ammettere di averne bisogno e convinto di saper affrontare anche la morte con virile coraggio. L’istinto di sopravvivenza, però, fortissimo in un uomo tanto vitale, gli darà torto.

La repressione dei sentimenti distorce sempre la realtà e viceversa. Le contraddizioni nell’animo del protagonista sono, in questo film, le più classiche.