I miei articoli

IL RAGAZZO SELVAGGIO

by 5 Febbraio 2013

il ragazzo selvaggio

Questo film del 1970 di Truffault fa conoscere un fatto realmente accaduto nel 1789: la cattura di un ragazzo selvaggio in un bosco dell’Aveyron, una regione francese. Aveva l’apparente età di 12 anni, era nudo e camminava a quattro zampe. Era stato creduto sordomuto e anche idiota, ma un medico di Parigi, Jean Itard, aveva voluto provare ad educarlo. L’aver vissuto per molti anni in totale isolamento, dopo essere stato abbandonato intorno ai tre anni (prima non sarebbe stato capace di sopravvivere) aveva acuito anzitutto il suo olfatto ed il gusto, ma aveva tolto sensibilità all’udito ed al tatto. Non avendo di che coprirsi, era diventato notevolmente insensibile al freddo e al caldo e, senza contatti uditivi, vi reagiva ben poco. Si nutriva di ghiande, funghi, bacche, erbe e dunque non aveva bisogno dell’attenzione acustica indispensabile ai cacciatori. Un po’ alla volta, però, il dottore con l’aiuto della paziente e materna governante, aveva compreso che il ragazzo era intelligente ed udiva i suoni, ai quali aveva cominciato a fare attenzione. Non aveva mai imparato a parlare, perché quella funzione occorre attivarla da piccoli. Aveva vissuto col medico per sei anni, facendo enormi progressi. Fino alla morte, a 41 anni, era rimasto con la governante M.me Guérin, diventata sua tutrice.

E’ molto commovente seguire in modo così drammatico quanto l’essere umano si plasmi a seconda dell’ambiente che lo circonda e quanto l’educazione sia fondamentale nello sviluppo delle sue qualità.

Questo caso ricorda in parte il celebre caso tedesco di Kaspar Hauser, il ragazzo tenuto prigioniero e totalmente isolato in una cantina, per essere liberato solo a 17 anni. Il film che lo riguarda è stato girato nel 1975 da Werner Herzog.

 

QUALCUNO DA ODIARE (KING RAT)

by 5 Febbraio 2013

qualcuno da odiare

Film del 1965 di Brian Forbes, da un libro di James Clavell. Narra la vita di stenti dei prigionieri di guerra nel campo di concentramento giapponese sull’isola di Changi a Singapore nel 1945. Un caporale americano, astuto affarista, riesce a vivere con molti agi in mezzo agli affamati e laceri compagni di prigionia, grazie alla sua capacità di imporsi e di trafficare. Un giovane ufficiale dai rigidi princìpi, che lo odia e probabilmente lo invidia, cerca inutilmente di coglierlo in fallo per fargli pagare l’ostentata superiorità di quello che viene chiamato “il re”, che comunque è simpatico ed esercita il suo dominio senza crudeltà. Nel film le sfumature dei sentimenti e dei limiti entro cui a volte può essere più giusto tollerare l’errore che punirlo,  sono trattate con molta finezza. Gli appigli necessari per continuare a vivere possono trovarsi nell’amicizia, nell’amore, negli ideali ma anche nell’odio.

Quelli della San Pablo

by 5 Febbraio 2013

quelli della san pablo

Film del 1966 di Robert Wise. Il lungo film, per tre ore ci appassiona a una vicenda presa dal romanzo di Richard McKenna. Nel 1926 sul fiume Yang-tze si trova la cannoniera statunitense San Pablo, malvista dai cinesi, stufi di ogni colonialismo. Il nuovo e coscienzioso meccanico di bordo Jake, interpretato da Steve McQueen entra in contrasto con la strana situazione che trova a bordo, dove dei cinesi si sono insediati in maniera ufficiosa e lavoricchiano per sopravvivere. Le gerarchie presso di loro, poveri e precari, sono anche più rigide di quelle militari e, nonostante il senso d’inferiorità nei confronti dei bianchi, richiedono rispetto. Per Jake, dal forte senso di giustizia, si presentano anche qui le difficoltà che tende sempre ad incontrare, dato che agire secondo coscienza mette inevitabilmente in situazioni che mal si accordano con lo schematismo. Le vicende personali si sommano a quelle politiche e rendono necessarie delle scelte molto difficili per lui, per l’equipaggio, per il capitano e anche per dei missionari e un’insegnante di cui Jake è innamorato.

E’ un film che mostra aspetti interessanti ed istruttivi, oltre ad offrire suspense e azione.

Il signore delle mosche

by 5 Febbraio 2013

signore_imm

 

Film di Peter Brook del 1963, tratto dal libro di William Golding del 1954. Un aereo che avrebbe dovuto portare in salvo i figli di ricchi inglesi nel corso di una guerra nucleare, precipita e solo un gruppo di ragazzini si salva su un’isola deserta in mezzo all’oceano. Trovano di che dissetarsi, nutrirsi e proteggersi, ma presto i diversi caratteri si manifestano nei primi scontri tra il ragionevole Ralph e l’autoritario Jack. Stanchi di mangiare solo frutti, i ragazzini si allontanano da Ralph che si era proclamato capo e seguono Jack che si dedica alla caccia e procura carne da mangiare.

La prospettiva di restare abbandonati alimenta la paura dell’ignoto e l’aggressività cresce, prima di tutto verso un ragazzino sovrappeso e con gli occhiali, facile bersaglio degli scherni. I figli di buone famiglie diventano dei selvaggi ed eseguono rituali violenti e macabri, che portano verso il peggio i pochi oppositori.

Con il suo libro lo scrittore Golding voleva dimostrare che l’essere umano è malvagio per natura e che basta l’occasione a scatenare le sue peggiori tendenze. Più probabilmente è l’uomo che non porta luce nella sua vita interiore a lasciar prevalere un istinto che degenera se viene lasciato incolto, ma che è utile alla sopravvivenza in caso di pericolo. I ragazzini sono particolarmente vulnerabili e se non hanno guide adeguate, cedono più facilmente degli adulti alle paure e ai pregiudizi che alimentano i mostri.

L’UOMO DI ALCATRAZ

by 5 Febbraio 2013

l'uomo di alcatraz

Questo lungo film di John Frankenheimer del 1962, interpretato da Burt Lancaster, presenta la storia vera di Robert Stroud, imprigionato nel 1909 per omicidio colposo e, a causa di un’altra uccisione avvenuta al suo interno, rimasto in carcere per circa 50 anni fino alla morte. L’uomo, di carattere estremamente impulsivo, tenuto in segregazione, aveva trovato un passero neonato nel cortile durante l’ora d’aria. Lo aveva portato con se in cella, allevandolo ed ammaestrandolo. Poi aveva continuato con dei canarini. Il prendersi cura delle bestiole, il loro canto e la spontaneità caratteristica degli animali, gli avevano permesso di convogliare e cambiare polarità alla propria carica aggressiva. La passione per gli uccelli lo aveva portato a sperimentare e mettere a punto cure efficaci contro le loro malattie, impegnandolo nello studio che lo aveva fatto diventare un grande esperto. La sua bravura lo aveva fatto conoscere fuori dal carcere, al punto che una donna lo aveva incoraggiato, appoggiato e infine sposato. La madre di Robert, che era stato fino ad allora il suo esclusivo amore, sostenendolo con grande dedizione, presa da gelosia per quella che considerava solo come rivale, gli si era rivoltata contro e poi lo aveva abbandonato. Le autorità carcerarie erano state costrette ad appoggiare le attività dell’uomo ormai diventato celebre anche per i suoi due libri sulle malattie degli uccelli, ma non avevano compreso la differenza fra educazione ed imposizione. Per questo lo avevano ostacolato appena possibile e gli avevano impedito di ottenere una libertà ben meritata.

In questo film si vede bene quanto una carica interiore possa diventare distruttiva o costruttiva a seconda del nutrimento che le si offre. Un uomo può uccidere, quando non trova la possibilità di amare, ma l’amore può essere per gli animali, per il sapere, per la natura, che conducono ad una maggiore comprensione anche per l’umanità. Una donna può donarsi interamente o rivoltarsi con crudeltà se non sa comprendere le motivazioni profonde della propria gelosia. Questo sentimento distruttivo si fa più o meno acuto, a seconda della propria capacità di sentirsi inclusa in un’affettività estesa o ristretta. Una società moltiplica la violenza, invece di scioglierla, se si irrigidisce ottusamente sulle proprie regole, perché ogni pur giusta legge può trasformarsi in un’ingiustizia se applicata senza la flessibilità che tenga conto delle variabili sempre presenti nella vita.

 

ANNA DEI MIRACOLI

by 5 Febbraio 2013

anna dei miracoli

Il film di Arthur Penn del 1962 è la storia vera di una bambina dell’ottocento, che una malattia ha resa cieca e sorda nel secondo anno di vita. I genitori, non sapendo come comunicare con lei, rinunciano ad educarla, lasciando che si comporti come un animale selvatico. Quando la ragazzina compie sette anni, vengono a sapere da un libro di Dickens che è possibile mandare a scuola anche bambini ciechi e sordi. Si decidono ad affidarla ad un’insegnante privata di nome Anna, (Ann Bankroft) che ha fatto i suoi studi in un istituto per ciechi dove lei stessa ha riguadagnato la vista. Probabilmente è stata anche la sofferenza per le proprie difficoltà di contatto col mondo, che hanno reso Anna particolarmente sensibile ed attenta al dramma che intuisce nell’intelligente ragazzina. Con grande pazienza, ma altrettanta fermezza, persevera nel cercare di comunicare con lei e finalmente ci riesce, nonostante le enormi difficoltà che vengono anche dai genitori troppo condiscendenti e troppo poco fiduciosi.

Il film termina proprio quando finalmente inizia il contatto della ragazza con il mondo, che nella realtà continua in modo straordinariamente fecondo, dato che prenderà una laurea e lavorerà come avvocato e attivista per molte nobili cause.

Tra le altre questioni importanti, il film mette in evidenza quanto l’amore possa essere il peggior veleno, quando non è sostenuto dal desiderio di favorire l’autonoma la persona amata. Molto spesso, purtroppo, l’amore tende a legare troppo a sé, con i più diversi e mascherati lacci. Anna compie quello che sembra un miracolo perché ha la profonda consapevolezza di quanto siano terribili l’isolamento e la prigionia, di qualsiasi tipo.