I miei articoli

Alberi monumentali della Campania, provincia di Caserta

by 8 Maggio 2009
faggio del matese

faggio del matese

 

La reggia di Caserta ha alle spalle un giardino all’italiana, fatto di sempreverdi tagliati geometricamente, poi un lungo viale fiancheggiato da soli LECCI in parte cresciuti liberamente, in parte potati geometricamente, con lunghe vasche d’acqua nel mezzo. A due chilometri dall’ingresso, a destra della grande vasca sotto la cascata, si entra nel giardino all’inglese, vale a dire quello realizzato a fine settecento con gusto romantico. E’ lì che si trovano vari alberi monumentali, di cui alcuni esotici ed altri europei.

Si vede immediatamente un’ARAUCARIA Bidwillii, conifera australiana, anche se l’araucaria classica, del genere Araucana è cilena (gli araucani sono i nativi di quel Paese). Ha foglie spesse, dure, appuntite, a spirale sui rami. Ha sessi distinti e questo esemplare sembra essere maschio. Il tronco ha una circonferenza di circa 4 metri e l’altezza è di 30. Dalla Campania in giù si vede in moltissimi giardini l’Araucaria Hererophylla, sempre di origine australiana, considerata albero porta-fortuna capace di tenere lontani di casa gli spiriti maligni.

Scendendo per il sentiero a destra si trova subito una DRACENA, altro albero insolito, originario delle isole Canarie. Il suo nome significa sangue di drago, a causa di una resina che solidificandosi diventa rossa. E’un albero molto longevo, con tanti piccoli tronchi attaccati e un’impenetrabile cupola a ciuffi di lunghissime foglie.

Continuando lungo il sentiero che porta al Bagno di Venere, si vede un bel CEDRO DEL LIBANO col tronco dalla circonferenza di oltre 5 metri ed un’altezza di 25.

Scendendo nell’avvallamento dove c’è un piccolo stagno protetto da finte rovine e una fitta vegetazione, una statua di Venere evoca un momento privato della dea. E’ nelle vicinanze che si trova un TASSO dal tronco e radici spettacolari in forme sinuose perfette per accrescere l’atmosfera silvestre del luogo. Il tronco ha una circonferenza di 3 metri, che rivela l’età avanzata di quest’albero dalla crescita lentissima, velenoso e dai sessi distinti.

Nella zona di Pignataro Maggiore ci sono vari oliveti con alberi antichi e, a Calvi Risorta, c’è un OLIVO di 600 anni, con una circonferenza del tronco di circa 6,50 m ed un’altezza di 10. In paese prendere la stradina che porta alla sede del Corpo Forestale dello Stato. Prima di raggiungerlo, sulla destra si vede il grande albero.

Per trovare un indimenticabile FAGGIO cavo di circa 400 anni, circonferenza del tronco di 6 ed altezza di 30, bisogna oltrepassare S. Gregorio Matese di circa 8 km, salendo sempre verso il lago Matese. Arrivati ad un bivio svoltare a sinistra e subito a destra, percorrendo ancora circa 3 km fino all’agriturismo FA.LO.DE. Cortesemente i proprietari vi indicheranno la strada dentro la proprietà dove, dopo un chilometro, un brevissimo sentiero porta all’albero che sembra un’architettura fiabesca. Prima di raggiungerlo, sulla sinistra si vedranno dei BIANCOSPINI, arbusti riconoscibili dall’arruffio di rami, di cui il primo è certamente antico.

 

Alberi monumentali della Campania, provincia di Napoli

by 7 Maggio 2009
edera di Capodimonte

edera di Capodimonte

 

Nel grande parco di Capodimonte si trovano vari alberi con duecento anni di età, dato che il grande spazio verde intorno al palazzo reale è del primo ottocento. Sono quasi tutti sempreverdi ed i boschetti sono prevalentemente di LECCIO, la quercia tipica del Mediterraneo dalle piccole foglie scure, con la pagina inferiore più chiara. Se ne potranno trovare molti dai grossi tronchi. Nella zona intorno al museo si trovano altri alberi interessanti. Ci sono PALME di cui una, ormai morta, è davvero sorprendente. Infatti, a prima vista sembra un cipresso, per la forma affusolata della chioma verde che si vede da lontano. Avvicinandosi, però. si scopre un’enorme EDERA, dal tronco con la circonferenza di ben 2 metri, addossata al tronco della palma, che ha allargato i suoi rami come un albero, modellato poi certamente anche dai giardinieri. Quando la rampicante trova un solido appoggio, si comporta spesso così ed è anche curioso notare come il suo tronco diventi molto somigliante a quello di chi la ospita.

Dietro il palazzo del Principe c’è un grande CANFORO dal tronco di 7 metri di circonferenza, che presto si divide in lunghi, sinuosi rami sul cui dorso muschio e felci sono cresciute, dandogli l’aspetto che hanno spesso gli alberi tropicali. Di origine cinese, la sua specie è stata portata in Europa forse da Marco Polo tanto per la sua bellezza quanto per la canfora che contiene, molto utile per curare le malattie respiratorie e per allontanare le tarme dai tessuti.

Tornando verso il prato con le palme, il tronco di un TASSO maschio ha un aspetto fiabesco. Le radici in parte fuori terra, che movimentano il fusto, suggeriscono l’idea di una porticina nell’albero, contornata da colonne. Questo albero dalle foglioline scuro è interamente velenoso ma curativo del cancro al seno e alle ovaie. Cresce molto lentamente ed il suo legno è resistente eppure elastico. Serviva per fare gli archi. Le femmine, in autunno portano i bei frutti rossi, unica parte commestibile per gli uccelli.

Altri alberi interessanti sono nella parte opposta al museo, relativamente vicina alla seconda entrata su via Miano. Vicino alla fagianeria c’è infatti una MAGNOLIA sempreverde dal grosso tronco di 5 metri di circonferenza, basso e sinuoso, con un lungo ramo orizzontale sporgente. Anche sul prato poco prima c’è un gruppo di magnolie molto belle.

Da quel punto, guardando verso il muro di cinta si vede un grande PLATANO che sembra piccolo perché solitario. Avvicinandosi, però, si notano le imponenti dimensioni abituali in lui (tronco dalla circonferenza di circa 5 metri). Perde le grandi foglie palmate in autunno, dopo che si sono colorate di giallo ed arancio. Ne mantiene qualcuna sui rami, insieme ai frutti sferici.

Camminando a quell’altezza, di ritorno verso il museo, dopo qualche decina di metri si trova una QUERCIA ROVERELLA di tutto rispetto. Perde le foglie lobate nel tardo autunno.

 

 

Alberi monumentali della Campania, provincia di Salerno

by 6 Maggio 2009
tiglio di Padula

tiglio di Padula

 

Nella parte alta di Polla si trova il convento di Sant’Antonio da Padova che, sulla scalinata della chiesa, ha due CIPRESSI di ben 450 anni. Visti da lontano non sembrano molto grossi, anche perché hanno la chioma che si apre molto in alto. Avvicinandosi, però, ci si rende conto che, soprattutto quello più vicino alla piazza, ha dimensioni notevoli. Il tronco ha una circonferenza di oltre 5 metri e l’altezza è di 25.

E’ di nuovo vicino ad un convento, ma questa volta di san Francesco, che a Padula, città natale di Joe Petrosino, si trova un TIGLIO che ha centinaia di anni. Solo la parte bassa del tronco è molto voluminosa, coi suoi 4,5 m. di circonferenza. L’albero è molto bello alla sua base e sul dorso dei rami principali, rivestiti di muschio e di felci come un albero tropicale.

 

Alberi monumentali dell’Emilia/Romagna, provincia di Bologna

by 29 Aprile 2009
liquidambar dell'Orto Botanico

liquidambar dell’Orto Botanico

 

A Bologna stessa, nell’Orto Botanico si trova una LIQUIDAMBAR di circa 200 anni, probabilmente l’albero più vecchio del giardino. Il tronco cavo e con varie aperture a sesto acuto, fa pensare ad un rifugio per creature inusuali. E’ un albero molto bello per le sue foglie, simili a quelle dell’acero, ma più sottili ed eleganti, simili a stelle marine, che prendono magnifici colori in autunno. I frutti sono sfere puntute e scure, con un lungo picciolo. Il suo nome richiama l’aroma di cui è intriso fino alle foglie, che viene estratto per usarlo in profumeria e farmacia: lo storace.

Nei giardini Margherita di Bologna, realizzati a fine ottocento, i begli alberi sono numerosi. Una MACLURA dal gran tronco con circonferenza di circa 4 metri, con una corteccia molto “disegnata” e chiara, attira l’attenzione. In inverno si notano anche i suoi rami ad arco. E’ un albero le cui femmine producono un frutto giallo, simile al pompelmo ma con la buccia granulosa. Arrivata dall’America in Italia nell’ottocento per sostituire il gelso nella produzione della seta, ha poi finito col diventare albero da siepe, per le spine che ha da giovane. Si trova poco dopo l’ingresso di destra sul viale Gozzadini. A quell’altezza, più all’interno, vicino al ponte sul laghetto artificiale, si vedono dei CIPRESSI CALVI, dalla vaporosa chioma verde chiaro in estate, che si fa di un rosso fulvo intenso a Novembre, prima di cadere. Più a destra si vede la chioma di una SEQUOIA SEMPREVERDE. Oltre il laghetto c’è un boschetto di QUERCE ROVERELLE di cui una con una circonferenza di oltre 3,5 m.

Nel giardino della Montagnola, vicino alla stazione degli autobus, ci sono vari grandi PLATANI che arrivano a circonferenze del tronco di oltre 7 metri

Nel parco di villa Ghigi, prima di una curva si trova una grande QUERCIA ROVERELLA pluricentenaria con la circonferenza del tronco di oltre 4 metri e davanti alla villa in rovina, un CEDRO DEL LIBANO fa arrivare i rami fino a terra. Il tronco è di circa 5 m. di circonferenza.

In piazza Carducci c’è il monumento al poeta in uno spazio monumentale all’aperto, visibile solo dall’esterno. E’ sormontato da un bellissimo BAGOLARO centenario col tronco di quasi 4 metri di circonferenza.

In piazza Malpighi, in uno stretto giardino sopraelevato, un PLATANO col tronco dalla circonferenza di 5 metri vive dal 1825 dall’allora proprietaria del posto.

Lungo il sentiero che dal centro di Casalecchio sul Reno porta alla chiusa, c’è una bella QUERCIA FARNIA col tronco dalla circonferenza di circa 4 metri. Le farnie hanno bisogno di più acqua delle altre querce per vivere e si riconoscono dalle foglie a forma di clava, lobate come le altre, e dalle ghiande più allungate. Sulla sponda opposta nel parco Talon un gruppetto di SOPHORE JAPONICHE e un GINKGO dai tronchi di circa 3 m. di circonferenza, attirano l’attenzione. La sophora ha foglioline simili alla ben più comune robinia e in estate fa fiorellini piccoli di un bianco-verdolino, che si trasformano presto in baccelli. Il ginkgo ha grossi rami diritti e foglie a ventaglio.

A Zola Predosa di fronte alla Coop c’è un TIGLIO molto bello, col tronco dalla circonferenza di circa 4 metri e un’altezza di 15.

 

Bagolaro dietro il monumento a Carducci

Bagolaro dietro il monumento a Carducci

 

Arrivando a Gherghenzano si vede da lontano l’enorme PLATANO alto più di 30 metri, con una circonferenza di oltre 6 e un’età intorno ai 250. E’ del tipo orientale, con le foglie molto incise e la corteccia ricoperta di piccole scaglie beige, mentre i platani ibridi, in uso dall’ottocento in poi hanno la corteccia liscia, chiara, maculata, con placche che si staccano progressivamente.

 Appena si arriva da Bologna a San Giovanni in Persiceto si trova l’istituto di assistenza ai disabili villa Pia che ha nel giardino, vicino alla strada principale, un PIOPPO GRIGIO ultracentenario con un tronco dalla circonferenza di circa 6 metri.

A Monteveglio, appena svoltato nella strada che porta all’abbazia, sulla destra, a ridosso della recinzione di un cortile privato si vede in tutta la sua bellezza una ROVERELLA col tronco dalla circonferenza di 4 metri e un’altezza di 15, coi rami che ombreggiano la strada. Poco più avanti, lasciare l’auto al parcheggio e prendere il sentierino in piano che costeggia la collina. Dopo una cinquantina di metri risalire per dieci metri il sentiero verso una ROVERELLA molto simile alla precedente, ma libera sul margine del boschetto. Entrambe sono bellissime e possono avere un’età di 200 anni.

Nel comune di Calderara di Reno, in località Tavernelle Emilia, lungo la strada che va verso Bologna, già da lontano si vede emergere la bella e amichevole sagoma bianca di un PLATANO davvero notevole. Si trova all’interno di una proprietà abbandonata, in compagnia di qualche altro albero ed in particolare di un filare di begli IPPOCASTANI. Il platano ha la circonferenza del tronco di circa 6 metri ed un’altezza stimabile in 30 metri. La possibile età è di 200 anni.

A Dozza, oltrepassato il centro abitato, continuando dopo il campo sportivo, sulla sinistra imboccare la via Loreta. Scendendo circa 500 metri, sulla sinistra prendere la via croce conta e continuare per circa 1.500 metri, fino ad arrivare ad una casetta disabitata. Li vicino vive un PERO illustre. visibile dalla strada. I peri hanno radici a fittone, dunque profonde, che li rende molto stabili sui terreni e capaci di procurarsi l’acqua meglio di altri.

La bella Imola, ricchissima di verde anche in città, nel Parco delle Acque Minerali, dentro cui c’è il circuito automobilistico ora in disuso, due belle QUERCE ROVERELLE si trovano ai lati di una scala che sale verso la parte alta del parco. Le querce crescono lentamente ed hanno un legno molto resistente. Si riconoscono dalle foglie lobate e dalle ghiande, un poco diverse a seconda del tipo di albero.

Nel cortile della biblioteca comunale di Imola, un CEDRO DEODARA di circa 90 anni fa da ombrello perfetto e molto suggestivo, sotto il quale la lettura diventa un piacere ancora maggiore. E’ un sempreverde simile al cedro del Libano, ma con gli aghi più morbidi. I cedri hanno lo stesso nome dell’agrume, perché il loro legno è profumato.

Appena fuori città, nel parco Tozzoni di Imola, sul prato principale una bella QUERCIA ROVERELLA dal tronco molto basso a più fusti, valorizza il grande prato più alto.

 

cipresso di Grizzana Morandi

cipresso di Grizzana Morandi

 

Da Imola, prendendo la statale che va verso Firenze, dirigersi verso Borgo Tassignano. Circa 2 chilometri prima di raggiungerlo, sulla sinistra si vedrà un cartello che indica un vivaio. E’ la via chiusa, dove si trova un bellissimo TASSO dalla chioma a forma di sfera naturale. Questo sempreverde è interamente velenoso, tranne la polpa degli arilli rossi, i piccoli frutti che le femmine portano a fine estate. L’albero cresce molto lentamente, anche all’ombra di altri. Ha un legno pregiato, resistente ed elastico. E’ molto resistente all’inquinamento ed ai tagli. Per questo viene spesso modellato in forme geometriche.

Due chilometri a Ovest di Budrio, appena fuori Vigorso, imboccando la via dei 13 martiri, stradina di campagna, si riconosce il gigantesco, perfetto PLATANO, fitto di rami bianchi arzigogolati e poi di ramoscelli che lo fanno sembrare un grande soffione che spunta dal prato del fortunato abitante al n.3. I platani sono fra gli alberi più grandi che abbiamo in Italia, insieme ai pioppi ed ai faggi. Sono però più resistenti di loro e per questo vengono spesso piantati per le alberature stradali. Si riconoscono dalla corteccia chiara che si sfalda a chiazze e per le grandi foglie lobate e coriacee.

Appena prima di Sasso Marconi, arrivando da Bologna, si trova il Borgo di Colle Ameno. Nel giardino dove si trova un ex oratorio dal bel profilo e dal bel rosso bolognese che gli colora i muri, ci sono due TASSI di 400 anni che hanno esteso grossi rami molto in basso nel tronco, formando una larghissima, suggestiva cupola sempreverde. Accanto all’ex oratorio un notevole PINO NERO col tronco dalla circonferenza di 3 metri lo fiancheggia degnamente. Questo tipo di pino è fra i più frugali, di origine austriaca, detto “nero” per gli aghi scuri e per il colore scuro fra le placche del tronco di un bel grigio chiaro. In fondo alla stradina fra le due file di case, si arriva ad un giardino con un bel TIGLIO SELVATICO dalla circonferenza di circa 3 metri, insieme ad altri alberi e un piccolo stagno.

Nel comune di Grizzana Morandi, appena fuori dell’abitato di Monteacuto, dal lato apposto della strada rispetto alla chiesa, all’inizio della stradina sotto il cimitero, c’è un bel CASTAGNO col tronco di 6 metri di circonferenza.

Nel comune di Grizzana Morandi, dopo 18 chilometri, in località Vimignano la Scola, vicino a Ponte Verzuno e Riola, a custodia dell’antico borgo c’è un grande CIPRESSO con la circonferenza del tronco di 5,50 m., insolito anche per l’altitudine a cui si trova. E’ un sempreverde molto resistente e con radici a fittone, profonde. Cresce in zone mediterranee, accontentandosi di terreni magri e aridi. Il suo legno è profumato, inattaccabile da insetti e marciume. La sua forma stretta e sottile è inconfondibile. La varietà di pioppi italici che gli assomigliano sono infatti chiamati pioppi cipressini.

Un gruppetto di cinque CIPRESSI si trova sul cocuzzolo di una collinetta lungo la strada che da Sasso Marconi da verso Pianoro. Lo si vede bene, arrivati in cima alla salita, prima di svoltare verso Pian delle Macine. E’ probabilmente un roccolo, vale a dire un posatoio per uccelli migratori che cadono poi nelle reti sottili di cotone. Adesso i roccoli ancora in uso lo sono unicamente per motivi di studio. Per la caccia sono vietati.

Nel comune di Camugnano, a Poranceto (oltre 800 m. slm) c’è il Museo del Bosco in una zona con enormi CASTAGNI di vari secoli. Bellissimo. Il castagno è un albero che può vivere anche 1000 o più anni, sostentando con i suoi frutti, da cui si può ricavare anche farina, la vita di molte persone e animali. E’ particolarmente bello quando fiorisce a Giugno.

 

 

Alberi monumentali dell’Emilia/Romagna, provincia di Ferrara

by 28 Aprile 2009

ginkgo di Ferrara

Nel giardino della biblioteca ariostea di Ferrara, dove un tempo si trovava l’orto botanico, splende un GINKGO BILOBA della probabile età di 140 anni, anche se la sua mole ne fa immaginare di più. La circonferenza del tronco è di circa 5 metri e l’altezza di 20. Si è potuto sviluppare tanto per la mancanza di concorrenza e la posizione protetta. E’ uno degli alberi più antichi della terra, arrivato a noi dall’epoca giurassica insieme alle cicadine, l’araucaria, la welvitschia. E’ di origine asiatica, con le foglie a ventaglio che in autunno diventano di un meraviglioso giallo. Ha sessi distinti. Questo è maschio. Le femmine portano frutti simili a piccole prugne di un rosa perlaceo.

Nel parco Massari di Ferrara, a metà ottocento erano stati piantati gli alberi per trasformare il parco all’inglese, modificando la struttura all’italiana precedente. Risalgono ad allora i molti TASSI, di cui 20 davvero grandi. Per alberi dalla lenta crescita come loro, è un buon traguardo. Da lontano si possono confondere con degli abeti, ma vari tratti li distinguono. Anzitutto il tronco che tende ad avvitarsi ed ha una scorza leggera, sotto la quale si vede il legno che tende al violaceo. Le femmine, in autunno sono bellissime, tutte ornate dei loro arilli (frutti) rossi, del diametro di 5 mm. I BOSSI presenti, essendo arbusti appaiono piccoli, nonostante l’età. Hanno un legno anche più duro di quello dei tassi. Fra i CEDRI DEL LIBANO ce n’è uno che, essendosi inclinato verso la strada, fa un effetto scenografico.  IL COMUNE SI E’ IMPEGNATO A SOSTITUIRE, A GENNAIO 2012, LA STRUTTURA CHE STRANGOLA L’ALBERO

A Cento, in via Ugo Bassi, 45, nel cortile di un oratorio, 2 GELSI DA CARTA di forse 300 anni sono l’unica testimonianza di un passato che si intuisce nel grande portone di legno a due battenti. Il gelso di destra, guardando verso la strada, ha una circonferenza di circa 5 metri nel tronco tormentato ed obliquo, cavo e suggestivo. Questo tipo di gelso ha foglie di due forme diverse sullo stesso albero come i gelsi da more. La parte più interna della corteccia era usata in Cina fin dall’antichità per farne carta. L’albero ha sessi distinti, è molto frugale e, grazie al suo fitto fogliame ruvido e peloso, era usato per alberature stradali.

Al numero 1 della stessa via, nel giardino di una scuola, una grossa SOPHORA JAPONICA ed una ROBINIA si vedono attraverso la recinzione coi loro grossi tronchi ed il fitto, bel fogliame simile. La robinia ha le foglioline ovali e la sophora appuntite, ma entrambe sono pennate e delle stesse dimensioni.

A Campotto, appena dentro il giardinetto di una ex scuola elementare di inizio novecento, ci sono 2 GELSI NERI della possibile età di 150 anni. Il tronco ha una circonferenza di oltre 4 metri. Anche le foglie di questi gelsi nutrivano i bachi da seta. I frutti, simili a lunghe more molto scure, macchiano molto ed oltre ad essere mangiati, servivano dunque anche da inchiostro. I vecchi alberi, però, non ne fanno più.

 

 

 

alberi monumentali dell’Emilia/Romagna, provincia di Modena

by 26 Aprile 2009

la sequoia di Pavullo

Verso l’Abetone, fuori da Pievepelago salire verso in direzione del lago santo a Casa Mordini, un gruppetto di case protette da un bellissimo OLMO MONTANO dalla circonferenza del tronco di 6,5 metri ed un’altezza di 20. E’ piantato vicino ad una cappellina della madonna. L’olmo ha foglie seghettate dalle proprietà cicatrizzanti. Erano molto usate come foraggio. La particolarità di quest’albero è la fioritura precoce con fiorellini a stami rossi, che si vedono solo da vicino. Diventano subito frutti, che sembrano fiori verdi i cui petali hanno al centro un seme. Presto volano via come coriandoli

Da Fiumalbo, a circa 1000 m sl., salendo per circa 5 km per la via Versurone, si trova un grande piazzale e poi un gruppo di case. Poco dopo c’è una stradina che scende a sinistra verso la proprietà Ca’ de Pedro. Chiedendo il permesso si potrà vedere un bellissimo ACERO DI MONTE di almeno 200 anni, col tronco dalla circonferenza di circa 5 metri ed un’altezza di 20. L’acero ha la corteccia a scaglie rosate, foglie che in autunno si colorano di giallo e rosso, frutti simili ad insetti rosa alati.

A Pavullo, nel Parco Ducale, dietro il tribunale, tra le molte varietà di alberi c’è una splendida SEQUOIA GIGANTEUM a forma di grande cono, con i rami più bassi che toccano terra. E’ alta circa 30 metri ed il tronco ha una circonferenza di oltre 6. Quelle giganti hanno foglie vagamente simile ai cipressi ma lunghe, dure e tendenti all’azzurro. I coni sono grandi come noci. Di rimpetto ha un altrettanto bel CEDRO DEL LIBANO di uguale altezza ma dal tronco ancora più ampio. Entrambe sono difese da parafulmini, per evitare che tanta bellezza possa essere incenerita. Purtroppo una nevicata del 2015 ha gravemente danneggiato il cedro. Hanno all’incirca cent’anni, quanto il parco che ha due SEQUOIE SEMPREVERDI all’inizio del prato, uscendo dal primo piano del palazzo ducale con un ponticello di collegamento al parco.  Il vialetto che passa da quel punto è orlato da varie TUJE OCCIDENTALI. Nel parco, lungo uno dei vialetti serpeggianti c’è un TIGLIO con un triplo tronco dalla circonferenza di circa 5 metri ed una chioma che forma una volta incantevole. C’è anche un grande IPPOCASTANO, un FAGGIO, un ACERO DI MONTE accanto ad uno campestre, un FRASSINO accanto alla sequoia gigante e molti altri begli alberi.

SEQUOIE GIGANTI sono anche fuori dal parco, al di là della strada, dove c’è un bar.

ippocastano di Rocca Malatina

ippocastano di Rocca Malatina

 

A trenta chilometri di distanza, a Rocca Malatina, appena fuori dal paese sotto la strada c’è una villa di campagna con uno dei più spettacolari IPPOCASTANI che sia dato di vedere. È basso ma con un larghissimo ombrello di rami. La sua perfetta salute di centenario, è dovuta all’attento proprietario, dottore agronomo che ha provveduto a puntellarlo e curarlo con amore. La circonferenza del tronco è di oltre 4 metri, mentre in diametro della chioma è di ben 24 metri.

Con questa visita vale davvero la pena di andare a vedere gli straordinari picchi della rocca Malatina, formazioni rocciose gigantesche e spettacolari, che offrono un’atmosfera impressionante.

Nelle vicinanze c’è Monteombraro dove, seguendo dapprima le indicazioni per il parco dei castagni secolari e poi costeggiando le case, in cinque minuti si arriva al sentiero che circonda l’ultima casa dietro la quale, sia pure nel giardino recintato, si vede un CASTAGNO di almeno 600 anni, con un tronco dalla circonferenza di circa 10 metri. Vicino a lui ce n’è un altro ragguardevole, ma sminuito dalla presenza del re dei castagni.

Da Fanano salire verso Canevare e proseguire ancora per alcuni chilometri, fino a trovare una stradina che sulla destra sale all’agriturismo del Cimone. Dopo averlo raggiunto proseguire ancora per un chilometro fino a che si vede sul lato destro della strada, vicino ad una casa un ACERO DI MONTE col tronco dalla circonferenza di circa 5 metri ed un’età di varie centinaia d’anni. La chioma è ormai scarsa ma l’albero è ancora bello, valorizzato anche dalla sua posizione panoramica, a oltre 1200 metri di altitudine.

 Da Fanano verso Sestola, al km 37 della sp 324, prima di una curva si vedono due annosi CASTAGNI in un piccolo appezzamento frequentato dalle galline, i cui tronchi in parte senza più corteccia mostrano forme molto interessanti.