I miei articoli

Alberi monumentali delle Marche, provincia di Macerata

by 25 Febbraio 2009
pioppo grigio

pioppo grigio di Cingoli

 

Nel comune di San Severino, nei pressi di Cingoli, raggiunte le poche case di Agello si scende per la bella strada sterrata rosa, il colore tipico della pietra locale chiamata brecciato, di cui ci sono delle cave. In un bellissimo paesaggio ondulato, dopo circa un chilometro, vicino ad una casa colonica c’è un grande PIOPPO GRIGIO (ibrido tra quello bianco ed il tremulo) di circa 70 anni ma di grandi dimensioni, come è tipico dei pioppi. Ha infatti la circonferenza del tronco di circa 5 metri ed un’altezza di 20.

Nel comune di Urbisaglia, nel giardino dell’abbazia di Fiastra si trova una quercia SUGHERA di 220 anni, alta 17 metri, circonferenza del tronco di 4,20 m. La sua bella corteccia spessa e riccioluta la rende particolarmente attraente. E’ sempreverde come i numerosi e grandi LECCI che ci sono nello stesso giardino, suoi parenti con cui può condividere anche le zone dove si insedia abitualmente.

Nel punto più alto di Potenza Picena svetta un CEDRO DEL LIBANO della presunta età di 145 anni, con la punta piegata simile a un bandiera che sventoli. I cedri, così come i nostri abeti bianchi, quando raggiungono l’età di cento anni piegano la punta e sviluppano i rami solo lateralmente, formando una tettoia. Questo cedro per qualche motivo non ha avuto sufficiente energia ed ha assunto così un aspetto inconsueto e simpatico. La circonferenza del fusto è di circa quattro metri.

Sarnano, bella cittadina medievale, ha una particolarità affascinante: tre piccole cascate di altrettanti torrenti, che si possono visitare a piedi con percorsi non molto lunghi. Quando si svolta per gli ultimi venti metri verso quella chiamata “de lu Vagnatò”, guardando verso la parte alta del prato, vicino alle case si vedono due QUERCE di cui una ha la circonferenza del fusto di circa quattro metri.

A Camerino c’è un Orto Botanico dagli alberi secolari altissimi, che raggiungono l’altezza del Palazzo ducale sopra le mura a sostengno della parte alta della città, terremotata nel 2016. Fra questi un GINKGO BILOBA, TIGLI, FAGGI, PLATANI

Nel comune di Caldarola, a Vestignano lungo la strada, dalla parte opposta ad un gruppetto di case si trova una ROVERELLA dalle grosse radici scoperte e in parte rivestite di muschio, allungate al di sopra del muricciolo di sostegno. Sono molto suggestive, tanto che i proprietari vi allestiscono ogni anno il presepe, con grande effetto scenografico. Lì intorno c’è anche stato uno fra i più gravi eccidi subiti dai partigiani durante l’ultima guerra.

Alberi monumentali delle Marche, provincia di Pesaro-Urbino

by 25 Febbraio 2009
ippocastano di Orciano

ippocastano di Orciano

 

Da Fano, prendendo la via flaminia, si arriva a Cuccurano dove, davanti alla porta del n. 302 si vede un AILANTO dalla forma che ricorda un animale seduto. Ha 150 anni circa, una circonferenza di quasi 4 metri ed un’altezza modesta: 8. L’ailanto è un albero di origine cinese importato nell’ottocento in Italia dove si è diffuso molto per la sua notevole prolificità. Non è però molto robusto e quando perde le foglie, anche i rametti più giovani cadono, tanto che restano solo i rami principali.

Ad Urbino, in pieno centro, in via Valerio, nel cortile di un asilo infantile si trova un magnifico PLATANO di 250 anni, alto 33 metri. Il platano è fra gli alberi a foglia caduca più grandi che abbiamo in Italia, insieme al pioppo e al faggio. Si riconosce facilmente dalle foglie palmate e dal tronco chiaro, a volte bianco, con la corteccia che si sfalda a chiazze, con effetto mimetico.

Ad Orciano, (264m slm.)nel parco pubblico, c’è un IPPOCASTANO molto armonioso, di circa 200 anni, con la circonferenza del tronco intorno ai 4 metri. Qui lo chiamano castagno perché un altro suo nome è castagno d’India. Le sue castagne venivano usate un tempo come foraggio e cura per la tosse dei cavalli.

Nel comune di Serra Sant’Abbondio, salendo un poco verso il monte Cucco, c’è il Monastero di Fonte Avellana a 700 m, slm. dove, nell’Orto Botanico si trova un TASSO femmina millenario, col tronco dalla circonferenza di circa 6 metri ed un’altezza di 15. E’ uno dei più grossi d’Italia. Tutto l’albero è velenoso, tranne la polpa degli arilli rossi (frutti) che porta in autunno. Sono pochissimi, perché nei dintorni non ci sono maschi.

 

 

Alberi monumentali del Molise, provincia di Campobasso

by 24 Febbraio 2009
roverella di Jelsi

roverella di Jelsi

 

Nel centro di Campobasso, nel giardino davanti al convitto Mario Pagano, in via Mazzini, 1 c’è una bella SEQUOIA GIGANTE di oltre 100 anni. Questo tipo d’albero nel suo paese d’origine, la California, può diventare alto fino a 100 metri e vivere oltre i 2000 anni.

Dal bivio che da Campobasso porta a Gildone, dopo una discesa e dopo un distributore TOTAL si vede una bellissima QUERCIA isolata in un campo, lungo la strada. Ha la perfezione della forma. Le querce sono fra gli alberi più diffusi in Molise, Umbria, Marche e lo erano un tempo ovunque. La robustezza del loro legno è stata causa del loro taglio sconsiderato per farne navi, travi, traversine ferroviarie, mobili. I loro frutti, le ghiande, sono cibo per molti animali ma possono essere mangiate anche dagli uomini.

Nella parte alta di Jelsi, appena prima di una rotonda, sulla sinistra parte una strada che indica un gommista. Seguirla e passarci davanti, continuando poi per circa 3 km fino a che si raggiunge la contrada Macchione. Lì inizia una strada sterrata per un chilometro circa, che porta ad una QUERCIA ROVERELLA di 500 anni davvero magnifica, con la circonferenza del tronco di oltre 5 metri e l’altezza di 25. Accanto a lei ce n’è una di forse duecento anni. Appartengono alla famiglia delle querce le roverelle, i roveri, i cerri, le farnie dalle foglie lobate che cadono nel tardo autunno ma spesso rimangono anche in inverno, ormai secche, sui rami. Querce sempreverdi sono i lecci e le sughere.

Nella parte alta di Cercemaggiore una strada porta le indicazioni per il pastificio Spighe Molisane. Seguirla, oltrepassare il pastificio e prendere la prima strada a destra. Dopo circa due chilometri, in contrada Piscero c’è un grande OLMO di 220 anni circa, tronco circonferenza 3,50 ed altezza di circa 23m. Purtroppo su un lato ha perso molti rami ma nell’insieme è ancora bello. Gli olmi, molto diffusi in passato, sono stati in gran parte sterminati dalla grafiosi, una malattia causata da un coleottero arrivato dall’America con le casse dei fucili, che scavando gallerie nel legno favoriva il diffondersi di un fungo letale per gli alberi. Questi erano coltivati per dare le loro foglie in pasto agli animali o per usarle come medicinale per far rimarginare le ferite.

 

 

Alberi monumentali del Molise, provincia di Isernia

by 23 Febbraio 2009
olivo di pozzilli

olivo di pozzilli

 

 A Longano, davanti alla chiesa madre c’è un antico TIGLIO. E’ un tipo d’albero fra i più diffusi nelle città e sui sagrati delle chiese, per la sua fresca ombra, il profumo dei suoi fiori a Maggio e per le sue qualità curative nei fiori, nella corteccia, nel legno, nelle foglie che in autunno diventano di un bel giallo. E’ fra i primi alberi a spogliarsene.

Andando da Venafro in direzione di Napoli, prima di arrivare a Sesto Campano, si vede sulla destra un grosso impianto industriale. Dietro c’è la piccola stazione ferroviaria di Capriano a Volturno. Parallela alla linea ferroviaria c’è una strada e, da lì, sulla sinistra, una strada sterrata porta ad un PIOPPO NERO in mezzo ai campi, piccolo, contrariamente alla sua natura, ma al gran tronco. E’ un albero che si trova ovunque ci sia acqua, grazie alla quale cresce rapidamente fino a grandi dimensioni. I suoi germogli, a primavera sono ricchi di una resina curativa. Quella che nei millenni lontani era caduta in acqua, si è trasformata in ambra. In autunno le sue foglie triangolari diventano di un bel giallo.

Fuori Venafro, in via Croce di Pozzilli, imboccata in direzione di Venafro, sulla destra c’è l’ingresso al campo dove, a poca distanza, sulla sinistra, c’è un OLIVO che ha perso gran parte del legno, fino a rimanere solo con la parte esterna, dalla forma di scultura che ricorda Moore. Gli alberi possono perdere il legno interno del tronco (ormai morto ed utile solo come sostegno) senza compromettere la loro salute, perché i canali da cui l’acqua sale dalle radici e la linfa vi discende, si trovano poco sotto la corteccia, in uno spessore di non più di 10 cm.

 

 

Alberi monumentali del Piemonte, provincia di Alessandria

by 20 Febbraio 2009
platano di Alessandria

platano di Alessandria

 

Appena fuori Alessandria, ai margini della statale che porta a Piacenza, si trova uno dei platani più belli che vi capiterà di vedere. Si dice sia stato piantato da Napoleone ed ha dunque circa 200 anni. Il suo tronco ha la circonferenza di circa 8 metri e l’altezza di 40. I platani sono fra gli alberi a foglie caduche più grandi in Italia, insieme ai pioppi ed ai faggi. Hanno grandi foglie palmate e coriacee che in autunno diventano gialle ed arancioni. Purtroppo le malattie che affliggono ormai molti platani rendono le foglie cineree.

In via Burgonzio ad Alessandria, a ridosso della recinzione del poliambulatorio si trova un notevole BAGOLARO con la circonferenza del fusto di oltre 4 metri.

A Viguzzolo, vicino a Tortona, lungo la strada che va verso Volpedo si vede una bella pieve romanica fiancheggiata da due FAGGI centenari a destra e a sinistra, di cui quello di sinistra è cavo e spaccato in due, mentre quello di destra è un insieme di quattro fusti, dunque con una chioma amplissima.

A Garbagna, a sud di Tortona,al centro della piazza principale del bel borgo ha quattro IPPOCASTANI messi a dimora a metà ottocento.

Dopo Novi Ligure, appena prima di arrivare alla cittadella commerciale di Serravalle Scrivia si vede sulla sinistra lo stabilimento dolciario Dufour. Subito dopo c’è una stradina detta “sentiero dei muli”. Proprio di fronte a quella, sull’altro lato della strada c’è una stradina che sale, dopo un cancello sempre aperto. Da lì si può andare a piedi per 100 metri fino quasi alla sommità, dove si vedrà sulla destra una QUERCIA virgiliana di 300 anni, alta oltre 20 metri e con la circonferenza del fusto di circa 6. E’ meno conosciuta delle altre querce ed ha le ghiande commestibili per l’uomo. Si intravede fra gli alberi vicini la torretta di quella che era stata la villa di Fausto Coppi.

Passata Arquata Scrivia e la frazione di Rigoroso, dopo due tornanti si vede sulla destra una vecchia pizzeria e, sul lato sinistro, sotto il livello della strada, un LECCIO di 200 anni su un piccolo belvedere che guarda verso il torrente Scrivia. Nel 2009 tutto è in stato di abbandono. Il leccio è una quercia sempreverde, tipica del Mediterraneo in zone calde e asciutte. Ha le piccole foglie color verde scuro, con rovescio chiaro.

A Tassarolo, venendo da Novi, prima di arrivare in paese si prende una stradina ripida sulla sinistra, che porta tra le case fino ad una chiesa. Lì si può lasciare l’auto e scendere i pochi metri sull’altro versante. Oltre le vigne si vede bene la quercia CERRO-SUGHERA, sempreverde che perde tutte le foglie a primavera, subito prima di mettere quelle nuove. Ha 400 anni un fusto della circonferenza di circa 4 m ed un’altezza di circa 20. Le sue ghiande, invece di sporgere dal cappuccio tondo e dall’esterno setoloso, vi sono quasi interamente nascoste. La corteccia è sugherosa ma meno spessa della sughera e le foglie somigliano alle sue.

Sulle montagne del comune di Bosio ci sono vari alberi degni di nota. Salendo dopo l’abitato, in località Perghelle si trova un gruppetto di case coloniche, dietro le quali un magnifico OLMO MONTANO, dal tronco di tre metri di circonferenza ed un’altezza intorno ai trenta.

Continuando per alcuni chilometri, sulla destra una stradina forestale porta all’eco-museo Cascina Moglioni, dove si trovano dei CASTAGNI che sembrano sculture, hanno un’età di almeno 200 anni ed una circonferenza di oltre 5 metri.

Si prosegue fino alla chiesa di Capanne di Marcarolo che ospita vicino ai suoi muri due alberi di lentissima crescita un AGRIFOGLIO femmina alto circa 6 metri ed un TASSO femmina col tronco di un bellissimo colore rosso, dalla circonferenza di circa 2 metri.

Continuando per circa tre chilometri e mezzo sul monte Poggio in località Sala Giandone, ci sono due grossi FAGGI di circa 200 anni, di cui uno col tronco di circa quattro metri e mezzo, sui due margini opposti della strada, presso un rudere di antica osteria.

Nel giardino della stazione di Casale Monferrato, di cui una parte risale all’ottocento, sono particolarmente belli un grande IPPOCASTANO vicino ad una MACLURA, albero americano dai frutti gialli, grossi come pompelmi ma composti da tante sferette, come le more. Sono, però, immangiabili. Questo albero femmina ha una forma particolare, con i rami composti da tanti archetti che si notano in inverno, quando è spoglio.

 

Alberi monumentali del Piemonte, provincia di Asti

by 19 Febbraio 2009
platano di Asti

platano di Asti

 

Nel centro di Asti, il palazzo che era stato la residenza di Vittorio Alfieri, nell’esiguo giardinetto che dà sull’esedra di Piazza Umberto I, c’è un grande PLATANO. E’ stato piantato nel 1849, in occasione del centenario dalla nascita dello scrittore.

A Casorzo, sul piazzale della chiesa un IPPOCASTANO di almeno 200 anni alleggerisce, con le linee curve dei suoi rami, il rigore dell’architettura. Il tronco ha una circonferenza di 4 metri. L’altezza è di 16.