I miei articoli

Come migliorare se stessi

by 3 Febbraio 2007

 

L’espressione “sbagliando si impara”, presa nel suo significato migliore è un riconoscimento delle alte probabilità di errore che ci sono in ogni apprendimento. Anche la persona più attenta e sensibile sbaglia ma, se riconosce in questo semplicemente il segno che permette di capire dove e come ciò che sta facendo va migliorato, risolverà i problemi con maggiore facilità. Quanto più una cosa è nuova e difficile, tanto più si realizza attraverso innumerevoli aggiustamenti, anziché con un balzo perfetto. Osservazione e verifica riducono gli errori a piccole imperfezioni. Così, anche se sono numerose provocano poco danno. Osservazione e verifica sono, però, rare. Pochi sono consapevoli di quanto ogni cosa sia modificata nella percezione umana dalle circostanze, dallo stato d’animo, dalle idee preconcette, dalle influenze esterne, da buone o cattive esperienze precedenti. (Incomprensioni e ingiustizie che si potrebbero evitare).  Ad esempio, di un testo che tratta un argomento scottante o difficile, ad una prima lettura si potranno capire o meno delle cose. Ad una seconda lettura potrà essere già possibile notare qualche differenza. Una terza volta, magari dopo un’ora o un giorno, darà un’altro risultato. A seconda del contenuto, potranno man mano apparire o sparire significati che erano sembrati lampanti. La fretta, però, impedisce queste verifiche capaci di risparmiare tanti dolori. Così (ci) si infligge una pena ben più grande, dovuta ad un abbaglio.  

 

 

La fretta, spesso, non è causata da una reale necessità di far presto, ma a mille fallaci motivi dietro cui si nasconde l’incapacità di affrontare le proprie debolezze. Questo perché non si ha comprensione per loro, non le si considera come normali per ogni essere umano, ma inconsapevolmente le si temono come aberrazioni. Nella cultura autoritaria e punitiva che ancora impera, nonostante i miglioramenti rispetto al passato, è forte la paura di aver commesso una colpa e di doverne essere puniti. Al tempo stesso non ci si accorge del proprio timore e lo si maschera dietro presunte cause esterne. Invece di vedere qualcosa che si può correggere cambiando qualcosa, chi è più condizionato da rapporti autoritari teme ciò che potrebbe scoprire. Cerca dunque in tutti i modi di mascherare la verità dietro i più fallaci nascondigli. E’ come ignorare una malattia, invece di cercarne le cause per poterla guarire. Per trovare le cause, però, bisogna avere dimestichezza con l’argomento ed esercitarsi.

Chi sta dentro e chi sta fuori

by 3 Febbraio 2007

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Le persone che si trovano all’interno di un sistema, soprattutto se ci sono sempre state, fanno spesso molta fatica ad immaginarsi le condizioni di chi ne è al di fuori. Forse non si pongono neppure il problema, perché è difficile anche immaginare, ciò che non si conosce.

Chi ha fatto studi di un certo tipo, poi ha lavorato nel settore che vi corrisponde, anche se svolge il suo lavoro bene, tende ad usare un linguaggio, un tipo di comunicazione e soluzioni adatte solo a chi si trova all’interno o attorno a quel settore. Ha magari la sensazione di essere estremamente aperto perché, comunque, in ogni cerchia ci sono persone, informazioni, stimoli che arrivano. Vengono, però, sempre dalla stessa parte.

Per chi, invece, appartiene ad un altro settore, le porte sono chiuse, senza che ce ne sia vera consapevolezza. Questo finisce, non solo col rendere poco accessibile la conoscenza del tema al di fuori del proprio ambiente, ma anche col soffocarlo, nel tempo, perché impermeabile a punti di vista e apporti che lo rinnovino.

Nella cultura, che dovrebbe far evolvere, rendere capaci di collaborare, di elevarsi spiritualmente, un simile comportamento è molto negativo.

Si può paragonare chi è all’interno di un sistema, ad un automobilista che parte da Palermo per andare a Milano, prendendo l’autostrada. Se la imbocca nel senso giusto e la segue senza uscire e fare deviazioni per strada secondarie, arriva presto a destinazione. Trova le indicazioni più o meno corrette e, nonostante qualche inevitabile difficoltà, ci riesce. In questo modo, però, capisce ben poco di tutto ciò che si trova al di fuori di quell’itinerario.

Se, invece, parte da un paese lontano dalle rotte comuni, deve compiere una notevole fatica a trovare l’autostrada, anzitutto perché le indicazioni stradali sono confuse e mal messe. Se addirittura vuole prendere vie nuove per capire meglio il senso del percorso fino a Milano, ci deve mettere moltissimo tempo ed impegno. Arriva a destinazione ben più tardi dell’altro, ma si rende conto di molte più cose.

 

 

Un mondo degno di essere chiamato civile, dovrebbe conciliare entrambe le modalità per ottenere i risultati che si prefigge. Questo vale in particolar modo per l’epoca attuale, con una popolazione tanto numerosa da influire fortemente, anche solo per questo, sull’andamento del mondo. E’ indispensabile che le persone possano educarsi, per poter vivere bene ed evitare di tagliare il ramo su cui stanno sedute.

Porto ad esempio le biblioteche, luoghi meravigliosi che potrebbero avere un ruolo molto più importante per alzare il livello culturale della comunità, senza aumentare il numero dei libri che possiedono. Hanno un’impostazione valida soprattutto per i frequentatori abituali e per chi, entrando, conosce già l’argomento, gli autori, i titoli dei libri che cerca. Se vuole spaziare e scoprire cose di cui non è a conoscenza, dovrà passare tantissime ore ad esplorare palmo palmo gli scaffali ed i cataloghi, o trovare qualcuno dalla cultura molto sfaccettata che lo indirizzi con pazienza.  Per usufruire davvero del patrimonio di una biblioteca, occorrerebbero almeno altri sistemi di catalogazione, da affiancare a quello principale. Inoltre, andrebbe come minimo messa un’insegna ben evidente dalla strada, così che anche chi è di passaggio e chi non conosce neppure l’esistenza di un luogo simile e delle sue opportunità, possa essere invogliato ad entrarci. In tutta l’Italia, non c’è quasi mai altro che una targa, visibile solo a chi è già vicino all’ingresso,  perciò destinata solo ai visitatori abituali.

Eppure è stato provato che l’innalzamento della cultura nei cittadini, fa diminuire le spese sociali, quelle per l’ordine pubblico e per il danneggiamento dei beni comuni. I risultati hanno bisogno di tempo per manifestarsi, come per qualsiasi buon progetto.

 

 

Cervello della pancia

by 3 Febbraio 2007

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Anni di studi hanno confermato che nell’apparato digerente ci sono neuroni e batteri in grado di farlo funzionare come un vero e proprio cervello che decide e comunica con quello che abbiamo in testa, oltre che con tutto il resto del corpo. Del resto, già nell’antichità si identificavano certi organi con tratti del carattere. Avere fegato, vuol dire da sempre avere coraggio, tanto che la collera e l’impeto hanno notevoli effetti su di lui. La paura ha a che fare coi reni e la vescica e urinarsi addosso è un tipico effetto della paura. La stitichezza è espressione di chi manca di libertà interiore e non si concede abbastanza, neppure a sé stesso. E via di questo passo.

Il tipo di alimentazione influisce sul comportamento ed è a sua volta influenzato dal carattere della persona. La pancia influisce sulla testa e viceversa, coinvolgendo tutti gli organi ed ogni singola parte del corpo. I cinesi praticano da secoli una medicina che tiene in gran conto questi aspetti.

 

 

Comportamenti disumani: ecco perché

by 3 Febbraio 2007

 

 

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La violenza che continuamente colpisce l’essere umano da parte dei suoi simili, è oggetto di discussioni e dibattiti che attribuiscono alle cause più diverse simili risultati. Spesso si dà all’epoca storica, alle condizioni sociali o altro la responsabilità, evitando di affrontare in modo più coraggioso le vere cause. L’animale umano ha commesso atrocità in ogni tempo e ha assistito con indifferenza alle ingiustizie peggiori, prima di tutto perché tratta la sua complessa interiorità in modo rozzo, nella più totale ignoranza, mentre invece per funzionare bene ha bisogno di continua attenzione, comprensione e CONOSCENZA. Purtroppo, da sempre, gli argomenti basilari e indispensabili per una vita degna, che sono il conoscere se stessi e la natura, sono quasi del tutto esclusi dalla nostra istruzione ed educazione. A questo si aggiunge la scarsa disponibilità a migliorarsi, a riconoscere le proprie debolezze e mancanze.

Eppure esistono studi approfonditi, tantissimi libri, tanta dedizione da parte di molti, che però raggiungono solo chi prende l’iniziativa di sua spontanea volontà: una ristretta minoranza. Piero Angela molti anni fa a Superquak ha dedicato un’intera puntata all’argomento, invitando il dottor Philip Zimbardo, dell’università di Stanford, dove si sono fatti già negli anni 70 del novecento, studi ed esperimenti sul comportamento umano. Una telecamera nascosta riprendeva il comportamento indifferente delle persone di fronte a casi di emergenza e poi il cambiamento che avveniva, mutando dei particolari. Ci può essere senz’altro una parte di viltà o cinismo nelle persone, ma una parte è semplicemente incapacità di decidere autonomamente in modo corretto, a causa della mancanza di consapevolezza.

La consapevolezza si raggiunge solo con un lavoro costante che chiunque può fare, purché lo voglia e abbia gli strumenti adatti. Questo comporta però anche di accettare i propri limiti, sapere che tutti sbagliamo e per questo abbiamo bisogno di migliorare continuamente le nostre capacità. Invece, proprio chi è più intollerante verso se stesso accetta meno di correggersi ed essere più comprensivo verso gli altri. Non si rende conto di quanto comportamenti privati influiscano enormemente sulla comunità, in un modo che sfugge al controllo e si manifesta quando le circostanze lo provocano. Violenza sulle donne, sui bambini, sulle minoranze vengono esercitate spesso da persone miti e tranquille in certe circostanze e spietate in altre.

 

Scultura di Anne e Patrick Poirier a villa Demidoff (FI)

 

Le condizioni in cui si svolgono i fatti influiscono molto sull’animo umano: le prese di posizione autonome sono più facili quando si è soli e molto più difficili se ci sono altri che interferiscono. Inconsapevolmente, si esita a fare qualcosa che gli altri non fanno, col risultato che nessuno agisce, tranne chi è molto autonomo nelle decisioni. Oppure si fa qualcosa soprattutto perché lo fanno altri, senza chiedersi se sia giusto o meno.

Nella puntata di Superquark si mostrava un esperimento su quanto si deleghi troppo spesso ad altri il compito di decidere se un comportamento sia corretto oppure no. Era diventato celebre ed era stato descritto dettagliatamente in vari articoli anche su internet, fra cui  Wikipedia. Era stato fatto su studenti volontari che dovevano interpretare la parte di prigionieri e di carcerati, obbligati a seguire le rigide regole di un penitenziario. I risultati erano stati sconvolgenti perché, una volta entrati nel ruolo dell’obbedienza a dei superiori e avuta la garanzia dell’impunità, il comportamento da parte di chi interpretava il ruolo delle guardie era stato atroce. Un film tratto da una storia vera, che mostra questo tipo di comportamento è L’Onda.

L’ultimo esperimento, a cura di Stanley Milgram, mostrato nel filmato era il più impressionante e si può leggere cliccando questo articolo di Wikipedia

Nella rubrica UMANITA’ di cui fa parte questo mio articolo se ne possono trovare molti altri per approfondire l’argomento e vedere quali sono i mezzi per affrontare il lato oscuro della vita. Nella rubrica FILM SELEZIONATI e LIBRI SELEZIONATI ci sono molte recensioni utili a questo scopo.

 

 

 

Viaggia con me

by 2 Febbraio 2007

 

Viaggia con me per vedere i musei più originali

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