GRAN TORINO
Il film di Clint Eastwood del 2008 sfiora il tema dei pregiudizi razziali, rivelando che, come tutti i pregiudizi, anche quelli prendono a pretesto ciò che hanno a a portata di mano per sfogare la frustrazione che viene dall’ignoranza, l’impotenza che cerca un risarcimento nella violenza.
Le circostanze portano un po’ di luce su un rapporto di vicinato conflittuale tra una famiglia cinese ed un burbero pensionato (lo stesso Clint Eastwood). Le cure e le tenerezze sono convogliate verso la bella automobile, una Gran Torino, che ha avuto come liquidazione dalla fabbrica in cui ha lavorato. La freschezza della giovane figlia dei vicini, scalza la crosta sotto cui il ruvido vecchio nascondeva una sincerità che aveva trovato poche possibilità di essere apprezzata dalla società quanto dalla sua stessa famiglia. Ben presto si trova a difendere con i suoi modi draconiani, la ragazza ed il fratello pesantemente molestati da una banda di giovani criminali. La situazione sembra senza uscita, ma l’uomo riesce a non farsi prendere dall’impulso più immediato e a riflettere per darle una conclusione intelligente, anche se drammatica.