Blog

Museo del parmigiano a Soragna (PR)

by in Alimenti, Musei della natura e dell'uomo

Exif_JPEG_PICTURE

 

Da quando nell’ottocento le grandi proprietà terriere erano passate dalle mani dei nobili e degli ecclesiastici a quelle dei ricchi borghesi, era avvenuto un certo miglioramento nella gestione delle campagne. C’era stato un maggior impegno perché le proprietà fruttassero, la qualità delle colture era stata migliorata, si era acquistato più bestiame e si era ampliata molto la produzione del parmigiano, di cui si aveva notizia già nel dodicesimo secolo. Quando verso la fine dell’ottocento il suo consumo si era fatto importante, erano stati costruiti dei caseifici molto belli, di cui restano alcuni esempi nella provincia di Reggio a Casalgrande, a Cadelbosco e ad Albinea. Anche quello dove adesso si trova il Museo del Parmigiano a Soragna è della stessa epoca, anche se è stato modificato nel novecento. Tutti e quattro potrebbero sembrare delle cappelle, visti da fuori, anche se le numerose finestre e i bei trafori nei muri non avevano la funzione di rendere suggestivi gli effetti di luce interni, ma di aerare al meglio un locale dove le operazioni richiedevano grande accortezza e una temperatura adeguata.

All’interno del museo del parmigiano ci sono ancora gli oggetti e gli arredi necessari alla trasformazione del latte in formaggio e si è immediatamente colpiti dall’insolita forma della caldaia che serviva allo scopo. E’ una grande campana di rame, sospesa ovviamente con l’apertura verso l’alto sopra una fornace circolare.

 

paiolo per il parmigiano

 

Moltissimi litri di latte vi erano versati per ottenere una forma di grana, che deve il nome alla sua pasta granulosa. Dopo averlo scremato occorreva aggiungervi il caglio, la sostanza che lo fa coagulare e che si estrae dallo stomaco dei vitelli o da certe piante. Restava come residuo il siero, ancora buono per ottenere la ricotta o per essere pasto dei maiali. Poi bisognava riscaldarlo ma con moderazione e in passato il casaro misurava la temperatura immergendovi il braccio.

Il tutto si svolgeva sotto la protezione di san Lucio, pastore e casaro di origine lombarda, che nei quadri è raffigurato mentre offre un pezzo di formaggio a un povero.

Terminata la grande forma di grana, la si doveva salare per conservarla, facendola stagionare per molti mesi.

Accanto al museo del parmigiano c’è una sezione dedicata agli oggetti che facevano parte della vita quotidiana dei contadini di un tempo.

 

il sito del museo è

www.museidelcibo.it/parmigiano.asp

Dietro la rocca di Soragna, che appartiene ancora alla famiglia Meli-Lupi ed è visitabile, dalla strada si può vedere il gigantesco noce nero di 270 anni, con una circonferenza del tronco di oltre 6 metri e un’altezza di 40. E’ il più grande d’Italia.

Nella provincia di Parma ci sono poi vari alberi monumentali da vedere.