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Come le piante si difendono dai nemici

by in Piante, giardini, parchi
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salice in inverno

Anche le piante sanno difendersi in molti modi dai loro predatori: spine che infilzano gli insetti e gli erbivori, tannini che rendono amare e indigeste foglie e cortecce, veleni che uccidono. Usano anche metodi più raffinati, come una fitta peluria sulle foglie che, tenendo a distanza i succhiatori di linfa, impedisce loro di arrivare con lo stiletto nelle parti vive.

Quando i salici sono aggrediti da insetti di loro conoscenza, smettono di produrre le sostanze che questi cercano, affamandoli fino a che se ne vanno. Al tempo stesso, emettono sostanze che avvertono gli altri salici, in modo che provvedano preventivamente a questa tattica.

Il linguaggio che piante e animali usano meglio è quello degli odori, capaci di segnalare precise situazioni. Un tipo di patate sudamericane, aggredite da certi afidi, emettono un odore che, nel linguaggio di quei parassiti è l’allarme per la presenza di coccinelle, loro predatrici. Un bluff molto efficace che le fa abbandonare il campo.

Il tabacco, da parte sua, appena sente le punture di un ben conosciuto nemico, emette un odore di richiamo per il suo predatore. Appena le altre piante se ne accorgono fanno lo stesso, in modo che venga avvertito a distanza e accorra per liberarle.

Le acacie si difendono con lunghe spine acuminate ma, quando vengono brucate dalle giraffe che possono strappar loro le foglie nonostante le spine, con le loro lunghe lingue dure e prensili, producono tannini per renderle amare ed indigeste. Lo stesso fanno tutte le compagne appena sentono l’odore di avvertimento, anche se non sono ancora state attaccate. Le giraffe, però, consapevoli del fatto, cominciano a brucare sottovento, in modo da ritardare l’efficacia della comunicazione.

Il pino balsamico americano produce, invece, un ormone che inibisce lo sviluppo dei propri predatori, in modo che non si possano riprodurre. Il danno rimane, così, limitato ai soli individui già sull’albero.

 

fritillaria imperiale, foto da Wikipedia

fritillaria imperiale, foto da Wikipedia

 

La mimosa pudica è di un genere che, se toccato, chiude immediatamente le proprie foglioline, riducendole ad un niente. Non è un meccanismo automatico, perché se le si somministra un tranquillante non reagisce più. Questo tipo di reazione le permette di sfuggire all’appetito di insetti defogliatori come le locuste che, appena le si posano sopra, si vedono svanire il pasto dalla vista.

Una passiflora del centro e sud-America, per evitare che una determinata farfalla deponga le uova sulle sue foglie, produce rigonfiamenti puntiformi che le imitano. Così la futura mamma cerca una pianta che sia libera da quelle della presunta rivale, in modo che i bruchi neonati possano mangiare in pace.

La pianta-formica si chiama così perché deve non solo la difesa, ma addirittura la sopravvivenza alle formiche. È un’epifita della mangrovia, che vi si attacca e poi sviluppa uno stelo simile ad un pallone verde, irto di aculei e scavato all’interno in tante camere utili alla vita delle formiche. Ce n’è una dove loro depositano i propri avanzi e gli escrementi, così che l’azoto ed il fosforo contenuti possano essere utilizzati dalla pianta per nutrirsi in un ambiente davvero povero e difficile.

La Fritillaria imperialis, è una bellissima pianta asiatica dal lungo e robusto stelo glabro, che culmina con un gran ciuffo di foglie sotto le quali si aprono grandi campane colorate. Viene impollinata dalla cinciarella e, per tenere lontani i topi che la potrebbero rosicchiare, emana un marcato odore di volpe.

La Ceiba speciosa, parente dell’albero del kapok, ha il tronco rivestito di spine coniche dalla base larga come un euro e più.

Lunghe spine in gruppo sono anche sul tronco della Gleditsia triacanthos detto anche spino di Giuda. Le acacie, le robinie e molti altri alberi si difendono con le spine