Blog

Alberi monumentali del Veneto, provincia di Vicenza

by in Alberi Monumentali, Veneto
carpine di Calvene

carpine di Calvene

 

A Santorso, nel parco della villa Rossi (Lanerossi), aperto solo da Aprile ad Ottobre, ci sono alcuni begli alberi monumentali, tra cui dei CIPRESSI CALVI, la cui bellezza appare appieno solo in Novembre/Dicembre, quando le loro foglie diventano di un magnifico rosso ruggine, prima di cadere. Fortunatamente sono visibili anche dalla strada perché si trovano vicini al cancello. Da lì si può vedere il piccolo stagno che simula il loro ambiente naturale originario (le paludi d’America) e gli pneumatofori, le caratteristiche protuberanze delle loro radici che escono dal terreno e si alzano fino anche ad un metro di altezza, come piccole sculture. Servono per respirare, visto che l’acqua lo impedisce. Questi alberi non sono in realtà dei cipressi, ma dei tassodi, più simili ai tassi nel tipo di fogliame.

A Piovene Rocchette, all’inizio della via Alessandro Rossi, sulla sinistra si vede uno fra i più bei CEDRI DEODARA che si possano immaginare. E’ adesso proprietà di un ristoratore ma, all’inizio del novecento era stato piantato nel giardino della villa Cercenà, uno dei dirigenti del lanificio Rossi. Il cedro deodara, simile a quello del Libano ma con gli aghi più lunghi e morbidi è di origine Himalayana. Deodara significa “degli dei” a causa del suo legno profumato. Questo esemplare ha più fusti, come è tipico della specie. Di questo tipo di cedro esiste una varietà pendula dalle forme bizzarre, che lo fanno somigliare spesso ad un grande animale dalla pelliccia di aghi verdi.

A Trissino, nel parco dell’omonima villa che era appartenuta all’umanista e letterato Trissino, ci sono molti alberi di un’età all’incirca di 400 anni. QUERCE, SPINO DI GIUDA, LECCI, TASSI, BOSSI e, sorprendentemente, un’EDERA che riveste l’interno le rovine della villa inferiore, coronandola poi di fronde. I grossi fusti, del diametro di 15 cm si assottigliano e si diramano sostenendo i muri. L’edera non è una pianta parassita, come qualcuno crede. Anche quando si arrampica sugli alberi provvede da sola al proprio nutrimento. I suoi frutti sono velenosi ma ha varie proprietà curative, come del resto tutti i vegetali.

Dalla via dell’ora 44, nella parte bassa del paese, parte un suggestivo viale di vecchi GELSI verso una villa sulla collina. Questi alberi dal tenero legno color cannella, di origine cinese, erano stati importanti per nutrire i bachi da seta.

Sull’altipiano di Asiago, passate le prime frazioni di Fondi e Cavrari, la strada scende. Dopo una casetta diroccata, senza tetto, si avvista una grande casa rossa, sulla sinistra. Sulla curva che la precede, una strada sterrata porta a Malga Colpi. A 500 m. dall’inizio della strada si trovano dapprima un grande FRASSINO, dalla forma perfetta ma dalla chioma ormai rada. Poi, più avanti, solitario un bel FAGGIO in perfetta salute.

Sempre sull’altopiano, a Cesuna, partendo dalla chiesa si sale verso la via casa macia dove inizialmente si trova un pollaio all’aperto dove sono di casa anche dei bei pavoni. In quello spazio c’è un grande “buso del por” una voragine che un tempo era profondissimo. Salendo ancora un poco si trova un cippo commemorativo della guerra e poi uno più piccolo che segna il confine fra i comuni di Roana e Cogollo del Cengio. Sulla sinistra c’è uno stagno per il bestiame, ottenuto impermeabilizzando il fondo con foglie di faggio e argilla presa da scavi occasionali. La stradina sulla destra ha, in fila un grande maggiociondolo, un SORBO DEGLI UCCELLATORI di età e volume ragguardevoli. Si può facilmente notare che la chioma di entrambi è molto più sviluppata verso sud, cioè verso il sole, fonte di vita Il sorbo degli uccellatori ha foglie pennate piccole, fiori bianchi ad ombrella che diventano bacche rosse in autunno.

A Thiene, nel castello di fronte al municipio, ci sono bellissimi IPPOCASTANI. Questi alberi, importati dalla Turchia, fanno castagne curative della tosse dei cavalli. Per questo, un tempo erano piantati presso le stazioni di posta. Si riconoscono dalle belle foglie disposte a raggiera. Purtroppo, moltissimi sono malati.

 

faggio di Asiago

faggio di Asiago

 

A Calvene, oltrepassata la piazza del municipio e della chiesa, dopo poco si trova a sinistra la via Bardagni. Risalirla per un chilometro circa fino a che, vedendo alcuni pioppi e un piazzale con tettoia sulla destra, si prende a sinistra la via Maso procedendo per un altro chilometro. Trovate alcune case sul dosso della collina, proseguire un centinaio di metri fino a che, sulla sinistra in cima ad un poggio si vede un armonioso CARPINE NERO di circa duecento anni. Il carpine è un albero tipicamente europeo. Si riconosce dalle piccole foglie a punta di lancia e seghettate. Questo esemplare ha la scorza a lunghe scaglie, simile alla vite e radici profonde, adatte ai pendii ed ai luoghi scarsi d’acqua.

A Nove, partendo dal Municipio, un bellissimo viale di SOPHORA JAPONICA della possibile età di 150 anni, è quello che resta del giardino di una villa adesso in restauro, lungo la strada che ha tagliato in due la proprietà. Poco oltre, nel cortile di una fabbrica di ceramica, due bei mulini sono azionati dall’acqua limpida di una roggia che un tempo ne muoveva 24.

Dalla fiabesca Marostica, andare a San Floriano e salire verso il ristorante Rosina. Parcheggiare vicino alla chiesa dei ciclisti e prendere la stradina che sale proprio accanto al ristorante. Dopo pochi minuti si trova un gruppetto di case e risalendo ancora un po’ si entra in bosco dove, subito, si trova una vecchia QUERCIA roverella, di almeno 500 anni. Accanto c’è una casetta in rovina, sostenuta da un’edera che l’avvolge per intero.

Sempre da Marostica, andare verso Crosara e, appena si comincia a salire si trova sulla destra l’indicazione per la chiesa dei Capitelli. Parcheggiare e prendere la stradina mulattiera del sette, che porta addirittura fino ad Innsbruck. Dopo pochi minuti, invece, si arriva in una proprietà privata (Baù Mario) dove c’è un magnifico CASTAGNO marronaro, di circa 500 anni. Le castagne hanno nutrito generazioni di persone. Con la loro farina si possono preparare molti piatti gustosi.

A Bassano il Giardino Parolini, di fronte alla stazione degli autobus, era in passato quello di una villa privata. Adesso è un giardino pubblico dove d’estate si fanno proiezioni cinematografiche all’aperto. Il giardino conserva una bella atmosfera intima, grazie alla fitta vicinanza di tanti alberi delle provenienze più diverse e di età considerevole, nonostante gli interventi umani che hanno tentato in tutti i modi di distruggerla. Un bellissimo NOCE DEL CAUCASO, dalle infruttescenze pendenti come orecchini, su un sentierino appartato, prima di arrivare al campo giochi dei bambini, un GINGKO BILOBA presso un piccolo stagno, che si riconosce subito per il suo profilo angoloso e le belle foglie a ventaglio lungo i rami principali, che in autunno diventano di un giallo molto intenso. Questo tipo d’albero è fra i pochissimi arrivati alla nostra era da quella giurassica. E’ curativo in tutte le sue parti, resistentissimo all’inquinamento. Ha sessi distinti ed i frutti, che sono portati dalla femmina, sono una leccornia, in Oriente. Da noi, che non conosciamo i procedimenti di cottura, vengono lasciati marcire a terra e, allora, puzzano. C’è un PINO DOMESTICO (da pinoli), uno NERO molto belli, un OLIVO dalla chioma straordinariamente ampia. Nello spazio dedicato ai giochi per bambini c’è un antico ALBERO DI GIUDA dalla forma ad arco, molto bello, che a primavera fa fiori di un rosa intenso, anche direttamente dal tronco. Ci sono poi BOSSI, CIPRESSI toscani e dell’Himalaya e molti altri alberi che vale la pena di conoscere.

Prima di entrare a Bassano da Ovest, si trova il cimitero alla fine di un lungo viale di CIPRESSI di età ragguardevole e di aspetto molto sano. Resistono in mezzo a costruzioni recenti e ben poco poetiche. Il cipresso è facilmente riconoscibile dalla sua forma affusolata. Resiste molto bene alla siccità, è molto longevo ed è usato come frangivento. Infatti, le sue radici a fittone e la sua chioma stretta, non offrono appiglio al vento che, invece, deve girargli intorno e, quando si trova in filari, riesce a rallentarlo e a proteggere i campi dal disseccamento. Gli oli essenziali del cipresso lo rendono inattaccabile ai tarli e imputrescibile.