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I COLORI VEGETALI SONO BEN PIU’ CHE COLORANTI

by in Soluzioni naturali
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Indigofera tinctoria -foto di Kurt Stueber da Wikipedia

 

L’Indigofera tinctoria è una pianta che già per la sua natura di leguminosa è benefica verso il terreno su cui cresce, perché i batteri in simbiosi con le sue radici vi depositano l’azoto catturato dalle foglie durante la fotosintesi. Ma fin dai tempi degli antichi egizi, passando via via attraverso le più grandi civiltà del mondo, si sono utilizzate le sue qualità tintorie per colorare i tessuti nell’intenso e scuro blu indaco. Le foglie della pianta vengono macerate nell’acqua con aggiunta di calce o ammoniaca in cui, inizialmente, il colore diventa inizialmente giallo, la tinta opposta al blu. Man mano che si ossida con l’ossigeno dell’aria, si fa verde ed infine blu violaceo. La melma di questo colore viene estratta, riscaldata ed asciugata, poi venduta in pani. Una volta indossato, l’indumento colorato rivela qualità che, allo stato naturale o con altro colore non avrebbe: l’indaco è un potente termo-regolatore che aumenta la protezione contro il freddo quanto il caldo. I celebri tuareg, gli uomini blu del deserto, se ne avvantaggiano da sempre, tingendo non solo i loro tessuti ma anche direttamente la pelle. Le qualità antibatteriche dell’indigofera vi si aggiungono, accrescendo il potere simbolico di nobiltà e spiritualità che il colore blu già possiede. I guerrieri britanni  che si tingevano la pelle di quel colore per andare in battaglia, lo facevano per spaventare il nemico ma anche per proteggersi. A quei tempi la tintura era probabilmente ricavata dal guado (Isatis tinctoria), altra pianta da cui si ottiene il blu, sostituita dopo Marco Polo dall’indaco, che ha una resa maggiore e che, come si deduce dal nome, viene dall’India.

 

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Butea monosperma o frondosa – foto di Suma Tagadur da Wikipedia

 

Un albero indiano dai bellissimi fiori che si aprono quando il calore dell’aria raggiunge l’apice, è la Butea frondosa. Le corolle sono bianche ma ben presto diventano rosa, poi arancio ed infine rosse. Per questo il nome comune dell’albero è fiamma della foresta. Quando i fiori cadono e si seccano si fanno giallini ma la tintura che si ottiene da loro è l’arancio intenso. Anche questa è una tinta antisettica con cui i soldati si coloravano prima delle battaglie. Le robuste foglie di forma tonda si modellano con l’acqua in ciotole che servono per il cibo. Incidendo la corteccia ne esce resina dello stesso colore, usato come china.

 

rabarbaro foto di Maahmaah da wikipedia

piante di rabarbaro – foto di Maahmaah da Wikipedia

 

Il rabarbaro Rheum officinalis e Rheum raponticum, ortaggio di origine asiatica, delizioso e privilegiato sulle tavole inglesi, è un’ottima tintura gialla e arancio. Le foglie, ma soprattutto il grosso rizoma, prelevato da piante da 6 a 10 anni di età, colorano da sempre i tappeti e i tessuti tibetani, oltre ai capelli, ai quali dà una tinta dorata.

 

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fiori di robbia – foto di H.Zell da Wikipedia

 

La robbia Rubia tinctorum, è una pianta sempreverde perenne di origine orientale, che è ha avuto molto successo anche a Firenze nel medioevo per tingere la lana con l’estratto delle sue radici, tanto che una famiglia che apparteneva all’Arte dei Tintori ne ha preso il nome: i della Robbia, poi diventati celebri per le terrecotte invetriate. Le radici di tre anni vengono seccate e polverizzate, poi stagionate in botti per quattro anni, durante i quali si liberano dai legami con gli zuccheri. Con immersioni in bagni che aumentano l’intensità del colore rosso ruggine a seconda del trattamento preparatorio e della ripetizione, si sono ottenuti ottimi risultati fin dall’antichità. Anche i capelli prendono tonalità molto attraenti.

 

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Azadirachta indica – foto da oliodineem.com

 

Un albero fra i più utili in India è il sempreverde neem, Azadirachta indica, che resiste alla siccità ed al calore il modo sorprendente. E’ un potente insetticida selettivo, innocuo per le api. E’ anticoncezionale e antibatterico, fungicida ed antimalarico. Il tocco finale lo dà con il colore giallo ottenuto dalla corteccia che, aggiunto al blu dell’indaco, fa ottenere un bel verde.

 

 

Sul tema dei colori vegetali, leggere l’articolo sul museo dei colori naturali