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Corniolo, piccolo, bello, robusto

by in Piante, giardini, parchi

corniolo ultracentenario a Travale (GR)

 

All’inizio della primavera, nei boschi si vede presto il giallo vivace dei fiorellini di corniolo, che cresce spontaneamente e lentamente sui terreni calcarei, dal mare alla montagna. Lo si vede da lontano, insieme al nocciolo con quel colore nel bigio dei boschi ancora spogli di foglie, su cui spiccano più tardi le nuvole di corolle candide di rovi, biancospini, sorbi, ciliegi selvatici. Vive anche trecent’anni, con radici profonde, che lo rendono ben saldo e resistente alla siccità, come arbusto che emette molti polloni intorno al tronco principale, così da diventare un gran cespuglio. In condizioni adatte diventa un alberello dal legno tanto duro, che se ne sono sempre fatti i raggi delle ruote, i giavellotti e tutto ciò che doveva resistere a lungo all’usura. Per questo, il suo nome scientifico è Cornus mas (maschio) opposto a quello morbido del suo simile, la sanguinella, Cornus sanguinea arbusto dai rami di un bel rosso, che d’inverno rallegra i toni spenti del resto della vegetazione in letargo. Anche il Cornus winter flame contribuisce a rallegrare l’inverno col suo caldo colore.

 

fiori di corniolo

 

In autunno le piccole bacche oblunghe che sono i suoi frutti, diventano rosse e asprigne, astringenti e ricche di vitamina C. Sono così scure che si distinguono a stento fra le foglie, come quelle del biancospino, mentre i sorbi, gli agrifogli e i tassi femmina le hanno di un tono squillante e festoso. Se le prendono gli uccelli per fare una provvista di energie prima di partire verso terre più calde o prepararsi a svernare qui. Oppure le possiamo cogliere noi per mangiarle fresche, farne salse e marmellate, liquori e gelatine, conservate in alcol o salamoia, o come medicinale contro le malattie della pelle, dei dolori articolari e dei disturbi del metabolismo. Radici, corteccia e germogli venivano impiegati per curare la febbre con azione simile al legno di china e l’abbondante tannino della corteccia lo rendeva utile alla concia delle pelli.

 

foglie e frutti di corniolo

 

Le pecore mangiano ben volentieri le sue foglie, con cui si può fare anche un buon tè e che in autunno, prima di cadere, diventano di colore arancio e rosso. Il corniolo si rivolge un’ultima volta agli animali con le sue tinte, prima di addormentarsi per far passare l’inverno. Sembra sia un avvertimento per i parassiti, perché cerchino altrove un albero dove deporre le uova, perché lui è così forte da non offrire loro nessuna possibilità di successo.

Tratto dal mio libro Alberi della Civiltà

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