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Fichi: i più strani, complessi, diffusi al mondo

by in Piante, giardini, parchi

fico aperto in cui si vede l’infiorescenza

 

In tutte le zone miti e calde dei continenti si trova qualche specie del genere d’alberi fra i più diffusi, più strani e più complessi al mondo: quello dei fichi. Lo si può intuire dalla specie tipica del Mediterraneo, il Ficus carica, che si intrufola nei luoghi più impensabili come gli interstizi dei muri, i tetti, l’interno degli edifici abbandonati. Il suo legno è elastico ma anche molto fragile e le sue radici sono capaci di trovare l’acqua ovunque, rendendolo molto adattabile. Ciascuna specie può essere impollinata da un unico tipo di insetti, che depone le proprie uova all’interno dei piccoli fichi (siconi) duri che la pianta detta caprifico verso l’autunno fa crescere sui suoi rami. I suoi siconi anche quando si ingrossano sono immangiabili per noi e servono solo alla riproduzione dell’insetto impollinatore dell’altro tipo di pianta chiamata fico vero. La vespa piccola come un moscerino e interessata solo a lui, che compie la complessa impresa spiegata alla fine dell’articolo per chi vuole saperlo, è la Blastophaga psenes. Quelli che crediamo frutti sono invece dei ricettacoli per infiorescenze che diventano infruttescenze all’interno del rivestimento verde o viola che è la buccia. Quelli maturi a giugno si chiamano fioroni, quelli di agosto e settembre sono detti fichi forniti e quelli che in autunno a volte maturano nelle regioni più calde sono i cimaruoli. I fichi che si trovano in commercio, sono però generalmente di specie coltivate, riprodotte attraverso la talea o l’innesto, che non hanno bisogno di essere fecondate, ma si giovano comunque della presenza della Blastophaga psenes.

 

caprifico con i “nidi” per il suo insetto impollinatore in inverno

 

Come frutti freschi i fichi sono fra i più fragili e deperibili, ma se si fanno essiccare all’aria asciutta dell’estate, sono fra quelli che si conservano più a lungo. L’albero di fico è stato forse il primo ad essere coltivato in Medio Oriente, sua terra di origine, selezionandolo in modo che facesse a meno dell’impollinatrice. Le foglie dei fichi nostrani emanano un buon profumo e quando da un ramo se ne stacca una o un fico acerbo, qualche goccia bianca di lattice ne sgorga. Il liquido appiccicoso scorre in vari alberi tropicali ma in Europa è solo a lui e a poche altre piante che succede, come difesa dagli insetti e dai parassiti. E’ irritante per la nostra pelle e ancora di più per le mucose, ma usato quando serve è utile come medicinale.

Per capire il complicato sistema di impollinazione del fico occorre sapere che nel caprifico, detto erroneamente maschio, i fiori che ci sono dentro i siconi sono in parte femminili ma del tipo adatto solo alla deposizione delle uova di Blastophaga. In parte, vicino all’ostiolo (buchetto) i fiori sono di tipo maschile e portano dunque il polline, i cui granelli si appiccicano al corpo delle femmine di Blastophaga quando escono dai siconi dopo essere state fecondate dai maschi, che invece non escono. Nel fico vero, detto erroneamente femmina invece, ci sono in piccola parte fiori maschili ma prevalentemente fiori femminili adatti ad essere fecondati e non alla deposizione delle uova. Le Blastophaga che entrano nei siconi e tentano di deporre le uova nei fiori, non ci riescono ma nell’operazione li fecondano coi granelli di polline rimasti sul loro corpo, che cadono nel ricettacolo. Questo succede a giugno e ad agosto, raramente e solo al Sud in ottobre.

 

Ficus magnolioides all’orto botanico di Palermo

 

Sono moltissime le specie di fichi diffuse nel mondo e ciascuna ha bisogno della propria vespina impollinatrice per essere fecondato. In Liguria e nelle regioni del Sud come la Sicilia da più di cent’anni ci si stupisce nel vedere i Ficus magnolioides di origine australiana dall’aspetto impressionante a causa dei tronchi multipli e delle radici aeree, quelle che dai rami scendono verso terra, inizialmente sottili come capelli. Col tempo però si ingrossano e si irrobustiscono fino a diventare fusti di sostegno ai rami, che così possono allungarsi molto più di quelli di altri alberi. La sua impollinatrice non vive al di fuori del paese di origine ed è per questo che i suoi fichi in Italia si staccano e cadono dai rami senza svilupparsi. Nei Paesi tropicali dove invece ciascuna specie diversa della famiglia dispone dell’insetto favorito, ne viene fecondata e le infruttescenze, mangiate dagli animali che ne spargono ovunque i semi, ne favoriscono la diffusione.

Certe specie come il Ficus benjamina, che noi teniamo in vaso negli appartamenti, crescono anche sopra altri alberi, quando gli uccelli lasciano cadere le feci sui rami. La nuova pianticella si aggrappa con le radici aeree che comincia a dirigere verso terra avvolgendole al tronco e, grazie alla posizione elevata, ha luce sufficiente alla fotosintesi e umidità bastante dalla rugiada e dalla pioggia. Quando raggiungono il terreno vi penetrano, ma intanto si avvolgono sempre più all’ospite, ingrossandosi e prendendo forme che spesso lo fanno sembrare un animale, mentre i rami e le foglie ne avvolgono la chioma. Nei primi anni sembra che i due alberi vivano da innamorati, ma col tempo il fico toglie tutta la luce all’altro, provocandone la morte. E’ chiamato per questo “Fico strangolatore”.(vedere articolo)

Un altra specie, tipica dell’India, è il Ficus religiosa dalle belle foglie a forma di cuore e con una lunga punta. E’ un albero sacro perché si ritiene che sotto uno come lui il Buddha abbia avuto l’illuminazione. E’ sacro anche il Ficus sycomorus del Kenya, che lo era già per gli antichi egizi e perché le sue radici raggiungono facilmente le falde acquifere e lungo il loro percorso l’acqua risale creando una sorgente, che è un bene molto prezioso.

Le tante specie di fichi e la loro adattabilità nutrono moltissimi animali delle foreste, che ne diffondono sempre più gli esemplari, facendole diventare così gli alberi da frutto selvatici più diffusi.

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