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Ginkgo biloba – l’albero d’oro

by in Piante, giardini, parchi
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ginkgo biloba in autunno

Giornate di sole e aria fredda accelerano ogni autunno il ritiro della verde clorofilla dalle foglie degli alberi e il ginkgo biloba mostra l’intenso giallo che illumina i suoi dintorni per qualche settimana. Poi cadono quasi tutte insieme e formano un bel tappeto folto

Anche in Giappone il cinese ginkgo biloba è rispettato per la grande resistenza: la sua specie è fra le poche arrivate fino a noi, dopo i cataclismi alla fine dell’epoca dei dinosauri.

Lo si credeva estinto ma nel 1754 nel pieno del grande interesse per le scienze naturali, dei botanici lo avevano trovato in Cina. Ben presto uno nasceva nell’Orto Botanico di Parigi, poi in quello di Padova.

Col suo legno, che sa far fronte con efficacia agli incendi e al marciume, in Giappone si facevano altari e, seguendo la tradizione, ne avevano piantato uno davanti al tempio di Hiroshima dove, il 6 Agosto 1945, a meno di un chilometro di distanza era esplosa la bomba atomica. Il tempio, l’albero, la gente, le case, in un attimo erano diventati cenere. Ma alla terza primavera da quella data, nel punto in cui il ginkgo del tempio aveva ancora le radici, era spuntato un germoglio. L’albero stava rinascendo.

Tanta forza non poteva che venire da un albero con poteri curativi importanti. La sua capacità rigeneratrice per la salute umana si manifesta più di altre nell’aiutare la memoria contro le malattie che, soprattutto nella vecchiaia, la minacciano. La medicina è nel legno, nelle foglie, nei frutti carnosi e rosati i cui semi cotti sono squisiti. Se si lasciano marcire a terra la polpa emana un cattivo odore e, per questo, si preferisce piantare gli alberi di genere maschile. La puzza di carne in putrefazione dei frutti, che vengono dalle femmine, pare servisse ad attrarre un gatto selvatico adesso estinto che, mangiandoli coi semi, li depositava poi per vie naturali in un terreno dove potessero germogliare.

 

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“mammelloni” di ginkgo ultracentenario a Pallanza (VCO)

 

I ginkgo ultracentenari sviluppano sul tronco dei “mammelloni come quelli della foto. Col tempo scenderanno fino a terra e sosterranno il tronco, come fa il ficus del Bengala.

Il ginkgo non risente troppo né dell’inquinamento, né delle asprezze del clima. L’unica cosa che non tollera è l’essere potato, forse perché la sua nobile natura è insofferente a ciò che gli uomini fanno in modo tanto irragionevole