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Il Museo della Carta di Fabriano

by in Arte e cultura, Musei della natura e dell'uomo
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lavorazione della carta nelle sue prime fasi – foto del museo

 

Il midollo della bella pianta di papiro che cresce lungo i fiumi, ridotto a sottili fogli, serviva già agli antichi egizi per farne carta su cui scrivere. I cinesi, invece, utilizzavano un impasto di paglia di riso, di bambù o stracci di canapa. Da noi, dopo l’impero romano era la robusta pergamena ricavata dalle pelli ovine, ad essere usata per i libri pregiati e scritti a mano. Sono stati gli arabi, che l’avevano imparato dai cinesi, a far conoscere a Fabriano come realizzare fogli di carta utilizzando le fibre degli stracci di lino, canapa, di cotone da cui ancora oggi si ricavano fogli di grande qualità per disegni, acquerelli, documenti legali. La lana serve invece per fare i feltri da porre tra foglio e foglio, quando sono appena stati realizzati versando l’impasto acquoso di fibre, su una sottile reticella metallica delimitata da una cornice. Le fibre degli alberi sono utilizzate altrove, per carte di uso più corrente e, in particolare, per stampare i libri.

 

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torchiatura – foto del museo

 

Nelle sale del Museo della Carta si trovano le macchine e gli oggetti di pietra, legno e metallo che servivano alla produzione, si può usufruire di una visita guidata che ne spiega la storia e illustra i vari procedimenti per la sua realizzazione ancora oggi parzialmente fatta a mano. Anche la realizzazione della filigrana, che permette di riconoscere le carte di particolare valore, come la cartamoneta, è spiegata chiaramente.

 

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fogli di carta fatta a mano, stesi ad asciugare

A Fabriano nel tredicesimo secolo non risultava ancora la presenza dei cartai, ma ci sono buone possibilità che a quest’arte nuova si dedicassero i lanaioli, dato che alcune attrezzature erano condivise dai due tipi di lavorazione. Inizialmente come collante per dare saldezza ai fogli si usava la colla di frumento, che però aveva l’inconveniente di far appiccicare più fogli. Per questo si era poi preferita la colla animale, ricavata dagli scarti di conceria. Già allora si usavano lettere e poi simboli in filigrana per dimostrare l’origine del prodotto di cui, fino al rinascimento, era proibito divulgare il metodo di fabbricazione fuori dalla città, punendo i trasgressori con gravi sanzioni. Col tempo, a forza di tasse e divieti, la produzione della carta aveva perso competitività ed erano francesi, tedeschi, olandesi e inglesi a vendere in Italia quella di migliore qualità e prezzo. Solo alla fine del settecento la situazione aveva ripreso a migliorare e oggi Fabriano è conosciuta nel mondo intero per la sua carta pregiata e bella. Il Museo della Carta ce la fa conoscere molto bene.

il sito del museo è  http://www.museodellacarta.com/

La visita al museo può essere abbinata a quella degli alberi monumentali, nella stessa Fabriano e dintorni