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Le strade degli alberi

by in Italia inconsueta, Piante, giardini, parchi

bosco di querce nel tardo autunno

 

Verso fine Novembre, se si imbocca la superstrada Firenze-Siena che costeggia la via Cassia, antica e gloriosa strada diritta verso Roma, anche se piove e fa freddo c’è luce come se si fosse acceso il fiammifero incantato dalla fantasia di Andersen. E’ quella delle migliaia, milioni di querce che vestono ancora buona parte delle colline e brillano di giallo, di ocra, di arancio, di biondo, di fulvo. Per tutto l’anno erano rimaste confuse nel verde degli altri alberi e non le si distinguevano dalle specie che adesso sono nude e lasciano risaltare quelle chiome ricciolute dai tanti lobi delle foglie. Se c’è il sole si ha la sensazione di esser stati risarciti in anticipo per il bigio che si dovrà sopportare per tre mesi, perché dopo Siena, continuando per la val d’Orcia, ci si stupirà di non essersi mai veramente accorti di quanti fossero numerosi quegli alberi sacri al dio del fulmine, che spesso se li riprendeva in cielo con una gran fiammata. Mescolati a loro, nel coro ci sono anche aceri campestri e carpini, ma le forme amichevoli di quelle a cui nella lingua italiana si attribuisce il genere femminile, sono la maggioranza.

 

cipressi e tanti altri sempreversi nel cimitero acattolico di Roma

 

Nel percorrere troppe altre strade, anche in autunno la strabocchevole presenza del cemento lascia vedere ben poco che valga la pena e si è impazienti di arrivare a destinazione. Invece mentre si oltrepassano San Quirico e Bagno Vignoni, ci si congratula di fare quel percorso che vale da solo tutto l’impegno dell’essersi messi in viaggio. Verso il lago di Bolsena, gli olivi vicino ai margini delle strade scintillano come se avessero foglie di metallo e arrivati a Sutri, è il tono cupo delle querce sempreverdi che sono i lecci su una gran rupe di tufo, a esigere una sosta. Sono quelli del boschetto sacro di lato alla rinascimentale villa Savorelli, costruita sopra l’antico insediamento romano dove c’è ancora il luogo di culto al dio Mitra scavato nel tufo e dedicato poi alla madonna, come si vede dagli affreschi di settecento anni fa. Il verde intenso dei prati e dei muschi che ricoprono parte delle rupi di tufo scavate di grotte fin dai secoli in cui la civiltà umana ha cominciato a formarsi, sono come finestre illuminate di cui si è molto curiosi.

 

i platani sul lungotevere di Roma che per chilometri lo rendono incantevole

 

Atmosfera raccolta e verde scuro di cipressi e lecci, mirti e bossi è quella dell’affascinante cimitero acattolico di Roma, che dal settecento in poi ha accolto le tombe degli stranieri morti nella città. Nel quartiere Testaccio, si riconoscono i paraggi da quello che era un lungo, antico portico in mattoni di epoca romana e dalla piramide ricoperta di marmo, antica tomba di un patrizio di nome Cestio, a cui è intestata la via. Il camposanto è un modello di armonia ad opera delle piante sempreverdi di cui è ricchissimo, insieme alle sculture, per il luogo in cui si va per ricordare meglio chi ci ha lasciati. Anche da quello monumentale del Verano si innalzano in gran numero i cipressi e altri sempreverdi fra le tombe.

E i platani che ornano il Lungotevere di Roma, lasciando ricadere oltre il parapetto i lunghi rami come eleganti tendaggi, se in estate offrono un fresco riparo dal sole, in autunno riscaldano l’umore con una sinfonia di gialli e la grazia del loro portamento. I platani sono i grandi protagonisti arborei di Roma, dove li si vede a villa Borghese, sul Gianicolo e ovunque la città voglia sottolineare la sua magnificenza. Dedicare un intero viaggio alle strade degli alberi nelle ore più tranquille, garantisce uno spettacolo continuo a cui persino il malumore dell’inevitabile traffico si deve arrendere.

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