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L’UOMO DI ALCATRAZ

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l'uomo di alcatraz

Questo lungo film di John Frankenheimer del 1962, interpretato da Burt Lancaster, presenta la storia vera di Robert Stroud, imprigionato nel 1909 per omicidio colposo e, a causa di un’altra uccisione avvenuta al suo interno, rimasto in carcere per circa 50 anni fino alla morte. L’uomo, di carattere estremamente impulsivo, tenuto in segregazione, aveva trovato un passero neonato nel cortile durante l’ora d’aria. Lo aveva portato con se in cella, allevandolo ed ammaestrandolo. Poi aveva continuato con dei canarini. Il prendersi cura delle bestiole, il loro canto e la spontaneità caratteristica degli animali, gli avevano permesso di convogliare e cambiare polarità alla propria carica aggressiva. La passione per gli uccelli lo aveva portato a sperimentare e mettere a punto cure efficaci contro le loro malattie, impegnandolo nello studio che lo aveva fatto diventare un grande esperto. La sua bravura lo aveva fatto conoscere fuori dal carcere, al punto che una donna lo aveva incoraggiato, appoggiato e infine sposato. La madre di Robert, che era stato fino ad allora il suo esclusivo amore, sostenendolo con grande dedizione, presa da gelosia per quella che considerava solo come rivale, gli si era rivoltata contro e poi lo aveva abbandonato. Le autorità carcerarie erano state costrette ad appoggiare le attività dell’uomo ormai diventato celebre anche per i suoi due libri sulle malattie degli uccelli, ma non avevano compreso la differenza fra educazione ed imposizione. Per questo lo avevano ostacolato appena possibile e gli avevano impedito di ottenere una libertà ben meritata.

In questo film si vede bene quanto una carica interiore possa diventare distruttiva o costruttiva a seconda del nutrimento che le si offre. Un uomo può uccidere, quando non trova la possibilità di amare, ma l’amore può essere per gli animali, per il sapere, per la natura, che conducono ad una maggiore comprensione anche per l’umanità. Una donna può donarsi interamente o rivoltarsi con crudeltà se non sa comprendere le motivazioni profonde della propria gelosia. Questo sentimento distruttivo si fa più o meno acuto, a seconda della propria capacità di sentirsi inclusa in un’affettività estesa o ristretta. Una società moltiplica la violenza, invece di scioglierla, se si irrigidisce ottusamente sulle proprie regole, perché ogni pur giusta legge può trasformarsi in un’ingiustizia se applicata senza la flessibilità che tenga conto delle variabili sempre presenti nella vita.