MILLION DOLLAR BABY
Il film di Clint Eastwood del 2004 comincia in una palestra dove una giovane donna, che per campare fa la cameriera, vuole diventare professionista della boxe. Il sempre burbero Eastwood, qui anche attore, respinge la sua richiesta di essere allenata con vari pretesti, validi e no. Alla fine la donna riesce a smuoverlo e ben presto dimostra il proprio talento. Diventa campionessa ma, quanto un importante incontro si conclude vittoriosamente per lei, la sleale avversaria la colpisce a tradimento provocandone la totale paralisi. Col dolore di una così ingiusta fine per quella che potrebbe essere sua figlia nell’età e nell’affetto ormai consolidato, si riacutizzano i sensi di colpa per il proprio comportamento versa la vera figlia, che lo ha ripudiato per sempre. L’inferma gli chiede di aiutarla a morire, per mettere fine al tormento che l’abbandono e la mancanza di ogni possibile prospettiva, provocano in lei. Inizialmente l’amico allenatore si rifiuta, ma sarà la compassione a vincere.
I fautori della “vita a tutti i costi” sembrano inconsapevoli di quanto siano disumani nel costringere chi soffre a soddisfare la loro necessità di imporre le proprie credenze agli altri.