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Piante che valgono un viaggio

by in Piante, giardini, parchi

Rheum nobile – foto da Wikipedia

 

Ci sono piante così belle e piene di virtù da valere un viaggio per andarle a vedere. Visitare gli orti botanici di tutto il mondo è una buona soluzione, ma trovare le piante nel luogo dove le condizioni particolari hanno fatto in modo che si formassero, è certamente una grande soddisfazione. Una di queste piante è la Rheum nobile, che ha trovato a quota quattromila dell’Himalaya il posto adatto per brillare. E’ un’apparizione, come di una gran dama, con il suo magnifico abito di grandi brattee bianche traslucide che al culmine di quasi due metri diventano rosee e proteggono il fusto dal freddo intenso e dai raggi ultravioletti che a quelle altitudini sono molto intensi e dannosi. Verso terra, grandi e robuste foglie si allargano come quelle di una gonna di gala. Il fusto cavo, commestibile dato che appartiene alla famiglia del rabarbaro, contiene molta acqua e nella parte bassa porta fiorellini verdi.

 

Echium wildpretii – foto da Wikipedia

 

I luoghi impervi sono quelli dove l’incontro con le piante più spettacolari è maggiormente gradito e sulle vulcaniche isole Canarie, precisamente sulle pendici del monte Teide di La Palma si innalzano gli Echium wildpretii. Nel secondo e ultimo anno di vita, questa pianta dalle lunghe, dure foglie simili a quelle della yucca, a fine primavera innalza fino a tre metri una prodigiosa infiorescenza soprannominata anche “torre di gioielli” o “viperina di Tenerife”, perché i tantissimi fiorellini assomigliano a quelli dell’erba viperina dei nostri prati, che ha un vivo colore azzurro.

Puya raimondii prima della fioritura – foto da Wikipedia

 

Curiosamente molto simile ma con fiorellini di aspetto diverso è la Puya raimondii, che si trova intorno ai quattromila metri sulle Ande dove è endemica ed è conosciuta come “titanca” e “regina delle Ande”. Appartiene alla famiglia delle bromeliacee, di cui è la più grande e può raggiungere otto metri di altezza, con un numero di fiorellini che in tre mesi si avvicina ai ventimila, prima di morire. Però è longeva e in montagna vive anche ottant’anni, mentre in pianura pare che giunga alla maturità molto prima e quindi muoia giovane.

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