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alberi monumentali del Veneto, provincia di Belluno

by in Alberi Monumentali, Veneto
tiglio di Stabie

tiglio di Stabie

 

A Feltre, in piazza Vittorino da Feltre, conosciuta come Isola, una bellissima SOPHORA JAPONICA dal tronco con circonferenza di 6 m ed un’altezza di 25 orna la piazza dal 1870. Questo tipo di albero, di origine cinese e non giapponese, diventa molto grande ed ha una chioma vaporosa, con foglie pennate simili a quelle della robinia. In estate fa fiorellini color crema molto profumati ed in autunno perde le foglie molto tardi, come i bagolari ed i platani.

Andando in direzione delle montagne, subito fuori Feltre si sale verso Cart, per un viale di antichi CARPINI BIANCHI. Si riconoscono facilmente per il tronco che sembra un fascio di muscoli e per le foglie seghettate, a forma di piuma, che in autunno diventano di un giallo carico. Nella zona ci sono ville costruite in passato per trascorrervi l’estate, dato il clima piacevole. La strada, relativamente stretta, sarebbe stata allargata con il conseguente abbattimento degli alberi, se non fossero intervenuti i cittadini ad impedirlo.

Nel comune di Lentiai, salire a Stabie e, arrivati al fianco della chiesa, salire a sinistra, superare la fattoria Case Ferighetto e continuare per la stradina sterrata e poi cementata, che sale rudemente. Fare la curva ad U e proseguire nella salita fino a che, ad 874 m.slm, sulla destra, si vede una strada che dopo pochi metri porta davanti ad un magnifico TIGLIO nostrano, dalla circonferenza di circa 9 metri ed un’altezza di forse 20, di circa 300 anni d’età. Il tiglio fiorisce a Giugno, profumando intensamente l’aria.

A Belluno bassa, attraversare il Piave ed andare verso Feltre. Dopo poco, dove la strada raggiunge la sommità di un rilievo, sulla destra si vede una cappella rossa. Dietro c’è la villa dove ha vissuto Buzzati e, più dietro ancora, un LIRIODENDRO di 200 anni, alto 27 m. dalla forma alterata per i tagli dovuti ai danni da fulmine. Bisogna vederlo quando è coperto delle sue foglie a forma di testa di gatto ed i suoi fiori simili a tulipani. Il grande scrittore aveva citato l’albero in un breve racconto.

Riattraversando il Piave nell’altro senso in direzione di Ponte nelle Alpi, quando si vedrà il cartello con la scritta Sagrogna, si vedrà anche la strada che sale per raggiungere “la vena d’oro”, un parco di sorgenti a 476 m di altitudine, poi diventato centro idroterapico e adesso abbandonato. Entrando dal cancello e oltrepassando gli edifici cadenti, si troverà dietro di loro un grande FAGGIO di circa 170 anni, alto 40 metri e con un tronco della circonferenza di 4,5.

Dopo Alleghe si trova la ripida e stretta strada che porta a Lagusello. In fondo all’abitato, dietro le case, ci sono due grandi e begli alberi. Un FAGGIO di circa 200 anni, con una circonferenza di 6, 30 m ed un’altezza di 18. Sul rilievo di fianco al suo, un TIGLIO che, pur essendo ben più in basso di lui, lo supera per altezza. Continuando per la strada, a Pian, nel mezzo della piazza c’è un ACERO DI MONTE.

Nel comune di Chies d’Alpago, salire verso il villaggio Mont e Pian Formosa a 1315 m. slm. A lato dell’agriturismo c’è un CILIEGIO marasco centenario davanti ad un faggio. Salendo poi a piedi per venti minuti lungo la mulattiera, si arriva ad un grande slargo con enormi massi e sul pendio a destra un FAGGIO di circa 300 anni appare in tutta la sua bellezza. E’ alto 35 m ed il tronco ha una circonferenza di circa 5m

 

sequoia di Longarone

sequoia di Longarone

 

Nel comune di Longarone, a Faè, poco prima di entrare nella zona industriale, c’è l’Agriturismo La Mela, del Ceis, dove si trova quella che è stata forse la prima SEQUOIA GIGANTE importata dall’America in Europa. E’ alta solo 33 m. perché nel 1950 un fulmine le ha stroncato 8 metri di punta. Circonferenza del tronco è 6 m. L’età è di circa 170 anni. E’ chiamata la Pianta Santa perché, investita dalla piena del Vajont, pur subendo uno squarcio di 5 metri ha resistito e continua a vegetare bene.

Sul Passo Cibiana, a m. 1519 slm tra il km 62 III e 62 IV, sulla sinistra c’è un LARICE di circa 300 anni col fusto biforcuto, alto 25 m. e circonferenza del tronco di 5. Il suo tronco, come quello dei suoi vicini, poco sopra la base si incurva verso valle, probabilmente a causa del manto di neve e degli altri alberi caduti addosso nel tempo. Con le abbondanti nevicate dell’inverno 2008-9 molti abeti rossi si sono spezzati o sono stati sradicati, cadendo addosso ai larici che, però, hanno resistito bene. Questo è dovuto in parte alle loro radici a fittone che li ancorano al terreno ben meglio di quelle superficiali degli abeti rossi. Il loro restare spogli di aghi in inverno, inoltre, impedisce alla neve di accumularsi sui rami, mentre invece lo fa con i sempreverdi.

Nel comune di Zoldo Alto, nella frazione di Costa, a 1420 m si trova un ACERO DI MONTE di circa 250 anni, alto circa 25 m. Arrivati al parcheggio all’ingresso del paesino, scendere subito per qualche decina di metri dal sentiero sulla destra. Si troverà l’albero. Un motivo in più per andarlo a vedere è la bellezza dei fienili di legno, tipici del Cadore, che sembrano più castelli o chiese che ricovero per il fieno.

Nel comune di Cortina d’Ampezzo, a 1400 m. slm, salendo in direzione del passo Falzarego, quando si vedono gli impianti di risalita di Lacedel, prendere la stradina sterrata avendo cura di stare dalla parte del sacrario militare ai caduti, che si vede su un rilievo. Dopo circa mezz’ora, quando ci si troverà fra lo sperone roccioso ed il bosco, in un punto in cui un grosso masso lambisce la stradina ed ha una X rossa, guardare sulla destra. Al di sotto di un masso, insieme a sorbi e larici si vede un grande ABETE ROSSO di circa 300 anni d’età, alto circa 50 metri e con una circonferenza del tronco di circa 5. L’abete rosso si distingue per la sua sagoma scura, che si distingue nettamente dal verde chiaro dei sottili e morbidi aghi dei larici. Questo perché l’abete rosso è un sempreverde mentre il larice perde gli aghi ogni autunno e dunque il fogliame è più fresco. Il vantaggio del larice rispetto all’abete è quello di non dare appiglio alla neve, che grava invece sui rami fitti di aghi.

Nello stesso comune di Cortina, prendere la strada per Dobbiaco si raggiunge Fiames, dove c’è l’ufficio informazioni del Parco Le Regole e un grandissimo parcheggio. Da lì si può prendere la navetta per Ra Stua. A Giugno o Settembre si può continuare con la propria auto per un tratto fino a che, su una curva si vede a destra l’accesso alla strada forestale altrimenti chiusa. A Malga Ra Stua si vedono subito, dietro il rifugio sul pendio dei monumentali LARICI ROSSI con radici spettacolari fuori terra. Camminando poi per un’ora e mezza circa seguendo la stradina che sale verso Lerosa. Arrivando dove gli alberi si fanno rari e si vedono le montagne nude, vivono solo i cirmoli e, solitario sullo sfondo delle rocce il CIRMOLO di circa 500 anni, un vero eroe arboreo, col tronco dalla circonferenza di 4,5 m e l’altezza di 13. Il pino cembro dal legno profumato è il preferito dagli scultori per opere che oltre alla bellezza, mantengano il loro profumo per anni. In abbondante segatura ci si può immergere come in un bagno per rimediare a tensioni muscolari e dolori reumatici. Si riconosce questo tipo di pino dai suoi aghi riuniti in ciuffetti di cinque e con la pagina inferiore striata di bianco.