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Sudafrica: l’inno nazionale più bello

by in Arte e cultura

Protea, fiore nazionale sudafricano – foto da wikipedia

 

Il tormentato Sudafrica, che ha praticato la dura repressione razziale dell’apartheid per tanti anni, ha avuto infine come presidente Nelson Mandela che nei ventisette anni di prigionia ha saputo comprendere quanto fosse indispensabile trovare il modo di convivere pacificamente per i diversi popoli della nazione. In caso contrario ci sarebbe stata una terribile guerra civile. Lungimirante e generoso, con una grande conoscenza dell’animo umano, sapeva che solo comprendendo la cultura di coloro che erano stati i nemici del suo e degli altri popoli, sarebbe stato possibile convivere in pace. Ne aveva studiato la lingua e le opere e, diventato presidente, era stato capace di trattarli alla pari, dando l’esempio a dimostrazione dei buoni risultati. Acquisire una simile mentalità è però molto difficile per chi non abbia compiuto un grande lavoro interiore e per questo la nazione sudafricana si trova ancora in una situazione molto critica. Degli anni di Mandela rimane però il più bell’inno nazionale che si possa immaginare. La prima parte della canzone, scritta in lingua xhosa (quella della tribù di Mandela) da Enoch Sontonga, insegnante di una scuola metodista di Johannesburg nel 1897, nel 1927 aveva avuto un secondo contributo da parte del poeta Samuel Mqhayi, dopo essere stata incisa nel 1923 dal grande scrittore Solomon Plaatje, uno dei fondatori dell’African National Congress, il partito di Mandela che è stato a lungo fuorilegge. Moses Mphahlele nel 1942 ha effettuato una seconda incisione in lingua sesotho, poi è diventato un inno religioso con nome di Nkosi Sikelel’ iAfrika (Dio, benedici l’Africa), cantato anche all’inizio degli incontri politici, come espressione degli oppressi. Con decreto presidenziale, nel 1994 Nelson Mandela ha stabilito che Nkosi Sikelel’ iAfrika e Die Stem, canzone degli afrikaner bianchi, unendosi diventassero l’inno nazionale. A seconda delle occasioni viene cantato usando una, due e addirittura quattro lingue: xhosa, sesotho, inglese e afrikaans, ma sempre con parole meravigliose e davvero insolite per un inno nazionale, che spesso parla di vittorie sui nemici, mentre questo invoca la benedizione divina sui giovani, sui governanti, sulle terre, sull’educazione e la mutua comprensione. Ecco più sotto il testo in inglese, per non fare traduzioni di traduzioni:

Cespuglio di protea in natura – foto da Wikipedia

 

Lord, bless Africa;
May her horn rise high up;
Hear Thou our prayers And bless us.

Descend, O Spirit,
Descend, O Holy Spirit.

Bless our chiefs
May they remember their Creator.
Fear Him and revere Him,
That He may bless them.

Bless the public men,
Bless also the youth
That they may carry the land with patience
and that Thou mayst bless them.

Bless the wives
And also all young women;
Lift up all the young girls
And bless them.

Bless the ministers
of all the churches of this land;
Endue them with Thy Spirit
And bless them.

Bless agriculture and stock raising
Banish all famine and diseases;
Fill the land with good health
And bless it.

Bless our efforts
of union and self-uplift,
Of education and mutual understanding
And bless them.

Lord, bless Africa
Blot out all its wickedness
And its transgressions and sins,
And bless it.

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