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Vaniglia: fecondazione assistita

by in Piante, giardini, parchi
vaniglia da giardinaggio.it

fiori di vaniglia – foto da giardinaggio.it

 

Durante l’esplorazione del Nuovo Mondo, gli europei avevano scoperto una gran quantità di sapori nuovi nelle piante usate dalla gente del posto. Gli aztechi, con la prima tazza di cioccolato avevano offerto la conoscenza di spezie e profumi che si erano sparsi presto per il mondo.

Servivano in coppe d’oro la bevanda che allora era spumosa, fresca, preparata con acqua a cui si aggiungevano vaniglia, peperoncino e farina di mais. Gli europei avevano iniziato a coltivare queste nuove piante nei loro paesi d’origine e nelle colonie. La vaniglia, però, sembrava non potesse vivere lontana dalla sua terra, perché la bella orchidea appassiva senza dare frutto.

La rampicante, infatti, con l’inconsueta forma dei suoi organi sessuali si lasciava fecondare solo dalla melipona, una piccola ape senza pungiglione, che non ne voleva sapere di vivere altrove.

La leggenda dice che un giorno del 1841, un ragazzo di 12 anni schiavo al servizio di un botanico della Réunion, l’isola francese vicina al Madagascar, dopo essere stato frustato si era voluto vendicare del padrone, schiacciando tra le dita gli organi sessuali delle orchidee della vaniglia. Le aveva sciupate tutte ma, con grande sorpresa, al loro posto dopo qualche tempo erano comparsi i frutti che inutilmente, fino ad allora, si era cercato di ottenere. Le mani di Edmond, impolverandosi di polline, lo avevano portato da un fiore all’altro, con un gesto che era stato privilegio del riottoso insetto americano. Da allora sono le donne a fecondare i fiori, con la delicatezza delle loro mani, che prelevano il polline dai fiori di una pianta per inserirlo in quelli di un’altra. Dopo qualche mese matura il frutto, un baccello che deve essere fatto fermentare a lungo e trattato con cura per poter dare il suo celebre profumo e le qualità sedative utili alla cura di vari disturbi nervosi.

Il premio per Edmond era stato quello di diventare uomo libero e di ottenere un cognome, negato agli schiavi. Gli avevano dato quello di Albius, che significa “bianco”, il massimo degli onori.

 

Dal  mio libro ALBERI DELLA CIVILTA‘ – gli alberi che difenderanno il nostro futuro

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