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Abete bianco monumentale a Paularo (UD)

by in Piante, giardini, parchi

l’abete bianco di forma insolita

All’inizio di Settembre le pigne massicce degli abeti bianchi si erano aperte e le loro scaglie erano cadute a terra per liberare i semi dalle ali color rosso cupo, leggere come carta velina. Qualcuno aveva attecchito, ma molti alberelli erano morti presto per mancanza di luce, di spazio o perché gli animali li avevano mangiati o calpestati.

Uno di loro, ancora giovanissimo era stato inclinato brutalmente su un fianco. Raddrizzarsi non era possibile e in quella posizione non sarebbe cresciuto. Allora, tutta la spinta verso l’alto l’aveva affidata a più rami che aveva allineato alla perfezione lungo il fianco obliquo del tronco. Spettava a loro portarlo su nel cielo per ricevere ogni giorno la benedizione del sole. Se fosse rimasto indietro mentre gli altri alberi si alzavano intorno a lui, la loro ombra lo avrebbe fatto morire. Tre bei fusti stavano mettendocela tutta nella salita, mentre quello che aveva rinunciato al ruolo principale, spingeva ancora più a fondo nel terreno la sua radice a fittone, così che potesse sostenere il peso moltiplicato. Allo stesso tempo incurvava pian piano la punta verso l’alto. Per un abete, che in ogni cellula tende alla rettitudine, era davvero un grande sforzo. Intanto, i rami che avevano preso la parte di tronchi erano diventati cinque. Sembravano canne d’organo e l’avevano reso così bello da guadagnarsi il rispetto degli uomini ed un titolo d’onore. Era diventato il signore del bosco e nessuno avrebbe mai osato fargli del male.

Essere riuscito a vincere la cattiva sorte fino al punto da superare di gran lunga quelli a cui non era mai successo niente di troppo difficile, toccava nelle persone che lo vedevano, qualcosa di profondo. Allora, quegli stessi che lo avrebbero volentieri visto morto quando ancora stava lottando, sentivano di volergli bene adesso che aveva vinto.

Con gli anni, l’umidità dalla cima del monte, a Nord, gli ha messo una pelliccia di muschio sul dorso, riservata agli alberi anziani. La cima della sua bella chioma di aghi argentati nella pagina inferiore non si riesce a vedere, tanto è alto, né si vedono le sue pigne, che arrivano a terra solo per accidente. Si sfaldano restando attaccate ai rami e le loro scaglie bianche e rosa dal delicato profumo, nello sfarfallare verso il basso sono petali di fiori. I semi volano lontani, lasciando nudi i perni che li avevano trattenuti, ritti come candeline che brillano di gocce d’acqua, di cristalli di neve, quando il sole le accende.

dal mio libro Alberi maestri del Friuli/Venezia/Giulia

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