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Senso della misura

by in Piante, giardini, parchi, Umanità

L’ex guardia forestale e attuale gestore di una foresta tedesca, Peter Wohlleben, che ha pubblicato vari libri di successo a proposito degli alberi e degli animali, fra cui “La saggezza del bosco” e “Il bosco, istruzioni per l’uso” ci dà attraverso questi due titoli una visione d’insieme su come funziona la gestione umana delle grandi superfici arboree. I pregiudizi, le abitudini mentali, l’antropocentrismo che da sempre sono responsabili del cattivo trattamento dell’ambiente, continuano a dominare ammantandosi di virtù inesistenti, ci spiega Wohlleben. In trent’anni di lavoro, di studio e di confronto con altri, ha potuto capire molte cose che ci mostrano quanto lo sfruttamento delle risorse naturali, se massicce, sia dannoso anche quando sembra ragionevole. Il senso della misura dovrebbe essere sempre e comunque una guida, perché ciò che in piccolo può essere legittimo e giusto, in grandi quantità può diventare pessimo. Chiunque l’ha sperimentato. Il difficile è sapersi fermare al punto giusto e rimanerci. Per quanto riguarda l’ambiente, ad esempio nella produzione di bio-combustibili come la legna da ardere, per produrne in quantità redditizie si snaturano i luoghi, con conseguenze che si estendono molto al di là dei loro confini, oltre a danneggiare profondamente i terreni con i grandi macchinari, i mezzi di trasporto e le strade costruite per farli passare.

 

Ciò che succede sotto terra e di cui è difficile accorgersi, ha una grandissima importanza, perché lo schiacciamento provocato dal peso dei mezzi meccanici, oltre ad uccidere le tante di forme di vita indispensabili al suo buon funzionamento, impedisce all’aria e all’acqua di penetrarvi, con tutte le conseguenze del caso. La potente spinta del desiderio verso un di più, la pressione provocata dal vuoto di altre mancanze, l’avidità, la competizione, il desiderio di potere, la spinta della società che c’è in tanti aspetti della vita, porta a oltrepassare i limiti con facilità. Questo vale in ogni ambito e lo si sperimenta anche nelle attività alla portata di ciascuno. Chi dipinge sa che se al blu si aggiunge il rosso si ottiene il viola, mentre col giallo si forma il verde e la quantità che si usa è determinante in modo vistoso per il risultato. Inoltre, quando si cambia una zona di colore anche piccola in un punto, spesso si deve cambiare tutto il resto, perché gli equilibri vengono sovvertiti. Le attività guidate dall’autentico amore per ciò che è ben fatto, porta a rendersi conto che c’è un punto oltre il quale si snatura e si guasta il risultato, dunque ci si ferma. Per ritornare ai boschi, qualcosa di apparentemente innocuo e legittimo come l’aver soppiantato gli alberi decidui (che perdono le foglie in inverno) con le sempreverdi conifere, desiderabili per il profitto che deriva dalla vendita del legname, è una delle cause di una catena di danni notevoli, oltre a quello culturale del cattivo esempio. Questo tipo di scelta è responsabile dell’abbattimento di enormi quantità di alberi da parte del vento nelle violente tempeste, perché quelli tutti uguali per tipologia, età e dimensioni, oltre che inadatti ai luoghi, sono incapaci di far fronte a ciò che invece è possibile ad un bosco naturale, formato nel corso dei secoli, con l’esperienza e le capacità di rispondere efficacemente al particolare carattere di quella zona.

Anche leggere i due libri che ho citato più sopra va fatto a piccole dosi, altrimenti ci si scoraggia, invece di trarne beneficio, perché gli errori che stanno dietro i proclami sono tanti e si potrebbe credere di poter fare ben poco per contrastarli. Invece si può cominciare ad allenarsi al senso della misura.

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