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Animali coltivatori e allevatori

by in Animali, Piante, giardini, parchi
solanum lycocarpum da pinterest-arvores.brasil.nom.br

Solanum lycocarpum – foto da pinterest-arvores.brasil.nom.br

 

Che una specie tropicale di formiche dette “tagliafoglie” fosse coltivatrice di funghi per il proprio consumo, non è una novità per chi conosce gli animali. Ma queste stesse formiche, in Brasile collaborano anche con un lupo per la coltivazione di una pianta. Il crisocione, discendente di antichi canidi, nel comportamento e nell’alimentazione ha poco in comune coi lupi più moderni, perché oltre a nutrirsi di carne, mangia una specie di grosso pomodoro, indispensabile alla sua buona salute. Non per niente la pianta è chiamata “lobeira”, che all’incirca significa “lupesca”, mentre il suo nome scientifico è Solanum lycocarpum, cioè “solanacea dai frutti del lupo”. Così come succede spesso in natura, si è creata una catena di collaborazioni fra animali e pianta per la sua coltivazione, che giova a tutti.

 

Chrysocyon brachyurus da wikipedia.orgSpencer Wright

Chrysocyon brachyurus – foto di Spencer Wright da Wikipedia.org

Fin dai tempi più lontani, dopo aver mangiato i frutti il lupo rilascia i suoi escrementi pieni di semi, sopra gli unici punti leggermente rialzati nella piatta prateria dall’erba alta: i nidi delle formiche tagliafoglie. Le formiche prendono i semi e li portano nei loro vivai sotterranei, come fanno con le foglie tagliate, per alimentare i funghi che coltivano. Una parte dei semi, però, invece di essere sminuzzata viene lasciata intatta e allontanata. Così la pianta può crescere e produrre frutti, di cui si nutre il lupo, che provvede poi a favorirne una nuova generazione nel modo consueto.

 

formiche-tagliafoglie da Paperblog

formiche tagliafoglie – foto da Paperblog

In Europa e dunque in Italia le formiche sono anche allevatrici, perché le sostanze zuccherine di cui si nutrono in gran parte, vengono prodotte dagli afidi, i minuscoli parassiti delle piante di cui succhiano la dolce linfa. Le formiche li trasportano dove ci sono le foglie più tenere e ricche di dolce liquido, dove gli afidi pascolano e poi rilasciano una specie di miele, chiamato melata. Per ottenerla più rapidamente le formiche titillano i loro protetti, ottenendo così la secrezione. Se le api sono nei paraggi si appropriano di quello che è già miele, invece di limitarsi a sorbire il nettare dei fiori, che una volta tornate all’alveare devono lavorare passandoselo dall’una all’altra. Anche noi troviamo gradevole la melata, che nei vasetti dei negozi hanno la dicitura “miele di bosco” perché spesso proviene dalle conifere.

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