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Arte della natura, arte umana a Varese

by in Arte e cultura

murale di David de la Mano a Varese

 

La città di Varese, oltre ai dieci fascinosi giardini storici sempre aperti al pubblico, ne ha molti altri privati i cui alberi si uniscono al coro vegetale, caratterizzandola come una città-giardino molto piacevole. Dove però la bellezza naturale è stata sacrificata al cemento e all’asfalto, da qualche anno si sta cercando di portare la pittura murale di qualità, per vivacizzare le zone irrecuperabili in altro modo. I migliori artisti di grandi spazi esterni, che a volte ancora vengono chiamati “graffitari” o “writers” o “pittori di strada”, ormai lavorano usando colori acrilici e pennelli, abbandonando le bombolette spray che in passato servivano a realizzare rapidamente le opere illegali sui muri o sulle fiancate esterne dei vagoni ferroviari. L’arte non più “di strada”, ma “per la strada”, viene adesso finanziata dai Comuni e curata da architetti e critici d’arte. E’ un peccato che in questo genere di opere, i colori in genere sono così forti da mettersi in conflitto con tutto il resto, invece di farci amicizia. Così, anziché invogliare il quartiere a darsi una rassettata, lo fa sentire escluso e lo immusonisce. In via Monguelfo, quasi di fronte a un ingresso al parco Mantegazza del castello di Masnago, lungo trenta metri del muro di recinzione di un giardino privato, nel 2017 è stato realizzato il murale meglio integrato con un ambiente urbano di buona qualità. David de la Mano, artista uruguaiano che si è formato in Spagna, ha dipinto in bianco e nero con un solo elemento rosso, l’opera “The boat” a cui fanno da cornice gli alberi del giardino.

 

gli alberi del parco visti da una sala del castello

 

L’effetto è armonioso e qui l’arte umana e quella della natura si uniscono, rafforzandosi reciprocamente. Il parcheggio pochi metri più avanti, permette di fermarsi e scendere per ammirare questa pittura e magari entrare nel parco Mantegazza, poi salire fino al castello di origine medievale diventato museo di arte dall’ottocento ad oggi, dove alcune sale hanno ancora buona parte della decorazione ad affresco di epoca rinascimentale, molto suggestiva. Realizzati su intonaco fresco, in modo che i colori potessero penetrarvi e resistere a lungo, avevano richiesto rapidità di esecuzione senza possibilità di ripensamenti. In questo si accomuna l’arte urbana odierna, che va eseguita velocemente in condizioni disagevoli a causa del traffico, del meteo e degli imprevisti del lavorare lungo una strada. Peccato che per questi motivi abbiano vita breve. I più begli affreschi del museo rappresentano gli “svaghi”, le attività all’aperto dei signori, con raffigurazione di animali e piante. Le ampie finestre moderne, dall’interno incorniciano i begli alberi del parco ottocentesco, di cui qualcuno è degno di essere chiamato monumento naturale. Ce ne sono diversi di origine asiatica e americana, come era tipico dei giardini detti “all’inglese” e il più intonato all’atmosfera medievale del castello è un ancor giovane Cipresso del Kashmir, per le sue fronde pendule di un verde incline all’azzurro, che ricordano le ampie maniche, i veli e i mantelli indossati dalle dame di tanti secoli fa.