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Difficoltà nella diffusione dei saperi

by in Soluzioni naturali, Umanità

 

L’accettazione di nuovi modi di pensare e di saperi ha sempre trovato grandi difficoltà presso tutti i popoli, anche quando ci sono state dimostrazioni lampanti della loro validità. Questo dipende dalla mente che, quando è poco abituata a prendere in considerazione le idee troppo lontane dalle proprie e del proprio gruppo di appartenenza, le respinge come se fossero sicuramente dannose. Spesso rifiuta qualsiasi verifica e nega ogni evidenza, accettando invece superstizioni che confermano le proprie impostazioni abituali e sono dunque rassicuranti. Gli esempi di questo sono innumerevoli e un buon rimedio contro un simile flagello, che provoca tanti danni è sicuramente la conoscenza, lo studio di tante materie durante tutta la vita, che favorisce l’elasticità mentale e dà una base su cui appoggiarsi. Qui di seguito riporto il caso della vaccinazione, che ha una storia lunghissima e che ha avuto un inizio favorevole in Europa grazie ad una donna di elevata classe sociale e grande reputazione: Mary Worthley Montagu. Era una colta nobildonna inglese, che all’inizio del settecento si era trovata a Costantinopoli con il marito diplomatico, venendo a conoscenza di una tecnica usata dalle contadine analfabete greche per immunizzarsi dal vaiolo.

 

 

Si graffiavano la spalla con una punta sporca del pus di una pustola di vaiolo delle mucche, provocandosi così una forma leggera della malattia che scompariva presto, mettendole al sicuro dal contrarre la forma grave del vaiolo umano, causa a quei tempi di numerose morti o, nei casi più fortunati, della sfigurazione dei superstiti. Entusiasta della scoperta, lady Montagu l’aveva applicata al figlio e aveva diffuso la notizia dapprima scrivendo ad un’amica, poi parlandone al proprio medico che aveva adottato il rimedio coi propri pazienti. Nel 1720 se ne erano sperimentati gli effetti in Inghilterra su dei prigionieri. Tre anni dopo la vaccinazione era arrivata in America, poi in Russia, in Germania e in Austria. In Francia era stata introdotta da un medico svizzero e da lì era arrivata in Italia tramite un professore pisano. Solo trent’anni dopo, però, la pratica aveva avuto piena approvazione e diffusione tramite Eduard Jenner nel 1798. Il medico e ricercatore inglese aveva avuto modo di notare che le mungitrici, quando si infettavano col vaiolo bovino diventavano poi immuni a quello trasmesso dagli umani. Pare che fin dal 1000 a.C. In India si usasse l’inoculazione del vaiolo bovino, mentre i primi documenti ufficiali che ne attestano l’uso sono cinesi e risalgono al sedicesimo secolo. Il tasso di mortalità di questa pratica era tra lo 0,5 al 2,0 per cento, un risultato ottimo rispetto alle morti del 20 e 30 per cento che colpivano chi non aveva subito il trattamento per prevenire questa malattia diffusissima presso tutte le classi sociali.

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