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Disinnescare il conflitto (prima parte)

by in Umanità

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Se si vogliono ridurre i conflitti che in famiglia, sul lavoro o in politica rendono tanto difficile la pace, occorre anzitutto tener conto del modo con cui si considerano i fatti. Il senso di responsabilità suggerisce che sbagliare può succedere a tutti e si fa del proprio meglio per rimediare o prevenire quando ancora è possibile. Il senso di colpa nega l’errore per paura (della punizione, della vergogna, del senso di nullità) e cerca di addossare il fardello ad altri. Questo secondo modo di sentire deriva dalla mentalità autoritaria dominante, che si basa sulla competizione e dunque sul prevalere dell’uno sull’altro. Va d’accordo col sistema militare in cui c’è chi comanda, anche se a volte ne è indegno, e chi è costretto ad obbedire, anche se a volte meriterebbe di stare dalla parte opposta. E’ basata su premi e punizioni, sui tagli netti fra bene e male, fra superiore e inferiore. E’ utile in caso di pericolo immediato grave, ma è anche la base dell’incomprensione, del litigio, della vendetta, della faida e della guerra. (vedi l’articolo Perché la prepotenza è sempre in auge)

 

COME PREDISPORSI

Il primo passo da fare per disinnescare i motivi di scontro è il prendere coscienza di quanto l’errore sia sempre in agguato, osservando alcuni aspetti della vita quotidiana. Cominciando dalle illusioni sensoriali, (vedere l’articolo Illusioni sensoriali), ci si accorge di quanto sia facile essere ingannati dai propri sensi. Si giurerebbe che una cosa sia in un modo, ma invece è in un altro. Nell’articolo Gli arti fantasma e Le parole cambiano i colori, ci si rende conto di quanto il cervello a volte falsifichi le cose, nel tentativo di trovare coerenza.

Anche le macchine più precise sbagliano e un esempio si trova nell’articolo Il dubbio e l’informazione alleati del buon giudizio.

Le emozioni sono poi un fattore di altissimo rischio per gli errori. Quante volte nei momenti in cui siamo scossi da qualche tema sensibile, prendiamo per il verso sbagliato anche la cosa più innocente? Per averne la prova si può verificare cosa avviene negli scritti (articolo: Sappiamo leggere e scrivere davvero?). Si legge una lettera che tratta un tema delicato e ci si sente offesi. Subito si risponde con parole dure e così si innesca un litigio o peggio. Se invece si rilegge più volte, meglio se a distanza di ore o di giorni, spesso ci si accorge (se si è onesti) che ad una prima lettura si era capito male o si aveva dato un valore sproporzionato alle cose. Allo stesso modo, quando si scrive qualcosa, soprattutto se su un tema sensibile, occorre guardarsi dal mandare subito il messaggio. E’ difficile, perché l’impulso spinge a scaricare la tensione con l’invio, ma se si rilegge più e più volte a distanza di ore o di giorni quanto è stato scritto, ci si può accorgere di avere usato parole improprie che arrivano ad essere offensive e a scatenare lo scontro.

 

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L’emozione falsa enormemente la percezione delle cose, a tal punto che i testimoni oculari degli incidenti stradali, delle rapine, delle aggressioni, spesso dichiarano di aver visto cose molto diverse dalla realtà, sia pure in buona fede.

Rendersi conto di quanto sia facile sbagliare, da una parte serve a sdrammatizzare gli errori, dall’altra ad ammorbidire le posizioni intransigenti e granitiche che molti hanno rispetto ai propri giudizi.

Continua con la seconda parte