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Faggi, colori d’autunno

by in Piante, giardini, parchi

faggi a settembre, col terreno ricoperto di faggiole

 

Il faggio, parente del castagno e della quercia, come loro può vivere molti secoli ma ad altezze superiori, dai settecento ai millecento metri e a volte molto oltre, nella zona chiamata faggetum. Con le sue radici superficiali vive volentieri dove ci sono sassi e non ristagna l’acqua, perché umidità e freschezza le preferisce nell’aria. Lì migliora la qualità del terreno, facendogli arrivare attraverso le radici il nutrimento elaborato dalle foglie che in autunno cadono, dopo che il verde della clorofilla è scomparso e si rivela il giallo e arancio di altre sostanze. Formano dei tappeti vivaci che col tempo si decompongono e diventano humus. La loro elasticità le rendeva adatte ad imbottire ogni anno i materassi dei montanari, che del faggio utilizzavano tutto.

La legna dava il più confortevole calore e, una volta diventata cenere, era bollita in acqua per ottenerne lisciva con cui lavare i panni. Quando il legno serviva per mobili o attrezzi, i trucioli a volte erano messi nel vino per farne il migliore aceto. Quello di scarto era usato per affumicare la carne a cui dava un buon aroma e che si conservava in modo eccellente grazie al creosoto, una sostanza particolarmente disinfettante dei polmoni. E’ velenosa e va usata con intelligenza. La corteccia grigia e sottile, un tempo si impiegava per farne carta. Sembra che Gutemberg per i primi caratteri di stampa usasse il faggio.

 

faggiole, frutti dei faggi

 

L’albero in autunno mette le gemme lunghe e acuminate, rivestite di una pellicola rossa che dà una bella sfumatura di colore ai rami spogli. Così è pronto per la primavera, anche quando viene piantato in pianura, nei giardini delle ville dove il suo bell’aspetto si accorda con quello di altri alberi di pregio. Se ne vedono con foglie tanto scure da sembrare quasi nere: sono quelli della varietà purpurea, che si carica di rosso dove è esposto al sole, mentre le zone in ombra restano verdi. Il nero, in natura, se si diluisce rivela spesso di essere un rosso bordeaux molto carico.

I fiori vengono impollinati dal vento ed i frutti, le faggiole, sono numerosi nelle estati successive a quelle molto calde ed asciutte. Quando si aprono sembrano fiori di cuoio, che lasciano cadere i semi a forma di mandorle sottili, mangiate volentieri dagli animali ma anche dagli uomini. Ne facevano un surrogato del caffè, farina, olio utile anche per l’illuminazione e come ricostituente, al posto di quello di fegato di merluzzo. Gli involucri delle faggiole, se bolliti tingono i tessuti in giallo daino.

 

foglie di faggio in autunno

 

Nei boschi di faggio si trovano facilmente i funghi porcini, le cui ife sotterranee vivono in simbiosi con le radici, scambiandosi vantaggiosamente sostanze nutrienti. Il legno regge così bene le torsioni da poter essere curvato come nessun altro ed un esempio di questa capacità sono state le famose sedie Thonet, dell’ottocento, che sono ancora oggi le più vendute al mondo. E’ molto stabile e adatto alla costruzione dei telai per tessitura e ciò che deve essere robusto ed elastico. Non resiste, però, se lasciato all’aperto o comunque all’umido. Era usato per le travature delle cucine che, affumicandosi, lo rendevano molto duraturo. Per tutti questi usi il faggio era chiamato “madre del bosco”.

 

Estratto dal mio libro ALBERI DELLA CIVILTA’