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Funghi super

by in Piante, giardini, parchi

archi in micelio di Carlo Ratti, esposti all’Orto Botanico di Brera nel 2019 – foto di Archiportale

 

Dopo le piogge di fine estate, in poche ore dalla terra spuntano i frutti dei funghi, che chiamiamo carpofori, spinti verso la luce dai lunghissimi filamenti che sono il loro vero corpo, il micelio e che, sotto terra, vivono a stretto contatto con le piante. Possono occupare spazi di decine o anche centinaia di metri. Sono le ife, che si avvolgono attorno alle parti più giovani e sensibili delle radici, scambiando sostanze con loro quando sono di specie amica, facendole ammalare e morire se no. Ne assorbono gli zuccheri della linfa e, in cambio, li aiutano a rifornirsi di sali, minerali ed acqua. Manifestano le loro alleanze con castagni e querce, faggi e pioppi, betulle e pini, abeti e larici, soprattutto verso la fine della stagione calda. Solo i tartufi restano nascosti anche allora e bisogna cercarli con l’aiuto di cani che ne riconoscono l’odore, vicino alle radici di querce, salici e pioppi. In passato ci si faceva aiutare dalle scrofe in calore, perché l’odore dei tartufi è uguale a quello dei verri. L’alleanza tra radici di alberi e ife di funghi si chiama micorriza e gli alberi che ne beneficiano resistono meglio di altri nelle situazioni difficili come siccità e malattie.

 

Termitomyces titanicum – il fungo più grande al mondo – foto da wikipedia

 

I corpi spugnosi dei funghi sono pieni d’acqua, che li aiuta a crescere e a diffondersi. Per questo alcuni di loro ci vivono dentro e altri si associano alle alghe, diventando licheni. Altri ancora, microscopici, prosperano sugli insetti e sui mammiferi e alla loro famiglia appartengono anche i lieviti e le muffe.

Funghi e batteri sono fra i più grandi trasformatori della materia, che gli organismi connessi con loro possono utilizzare sotto forma di buone sostanze nutritive. Loro stessi diventano cibo, nei frutti spesso profumati e buoni da mangiare. Sono fatti perché chi li prende, aiuti a farne nascere di nuovi. Al più piccolo tocco, al minimo soffio d’aria, dalle lamelle sotto i cappelli dove sono nascoste, volano via milioni di microscopiche spore, che si diffondono nell’aria e viaggiano con lei. Se trovano un terreno accogliente, vi penetrano ed iniziano la nuova vita sotterranea, fino a che arrivi anche per loro il momento di far spuntare tra l’erba e le foglie, i propri frutti. Crescono a gran velocità, riuscendo a farsi largo verso la luce, chiusi come uova per evitare di essere danneggiati dagli ostacoli che incontrano. In qualche ora si allungano e si aprono come ombrelli, spandono il loro profumo per farsi toccare e mangiare, così come fanno i frutti delle piante. Se nessuno li coglie, almeno qualche folata di vento avrà portato con sé una nuvoletta di nuove spore mentre loro, in pochi giorni appassiscono e si sgretolano, tornando a nutrire la terra.

 

             Amanita muscaria – foto da Wikipedia

 

Non sono vegetali, perché non sanno fabbricarsi il cibo da soli con la fotosintesi. Sono forme di vita a sé e fra le più antiche. Alcuni di loro contengono sostanze che provocano in chi li mangia visioni e sensazioni estreme, pericolose ma anche bellissime, intense e capaci di far vedere, sentire e sperimentare ciò che nel modo di vivere ordinario resta nascosto. Per questo, fin dai tempi più lontani, sono stati usati da molti popoli nelle cerimonie religiose e in certi luoghi lo sono ancora, con la guida di persone esperte capaci di evitare i danni e la morte che, altrimenti, potrebbero provocare. Spesso simili funghi crescono nutrendosi delle sostanze vegetali che si trovano negli escrementi delle mucche e dei cavalli. In particolare il bellissimo fungo Amanita muscaria col suo cappello rosso a punti bianchi, che cresce preferibilmente nei boschi di betulle è apprezzatissimo dalle renne della Siberia che gradiscono l’effetto allucinogeno. Lo stesso avviene per gli abitanti umani di quelle zone. Pare che sia comunque possibile eliminare queste sostanze e consumarli come comuni funghi, marinandoli o cuocendoli nel latte.

Altri, che si installano sul legno fradicio, di notte diventano luminosi come lucciole, così fitti e vicini gli uni agli altri da sembrare apparizioni soprannaturali. Sono così luminosi da essere stati usati in passato per l’illuminazione di gallerie. Sull’Isola di Lord Hove, in Australia, se ne trovano in quantità particolarmente grandi nelle foreste di palme e vengono chiamati funghi incandescenti. Quest’isola è stata dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità a causa loro e della presenza endemica delle palme Kenzie, che noi teniamo in vaso negli appartamenti per la loro bellezza.

Sugli alberi indeboliti da ferite e altri stress, crescono invece i duri e grossi funghi a mensola, che si nutrono del legno e diventano loro stessi di legno. Se bruciano lo fanno lentamente e con molto fumo. Li usavano in tempi antichissimi per trasportare il fuoco e per allontanare le api dal loro favo di miele, quando glie lo si voleva prendere. Funghi a volte bellissimi, dai colori vivaci, sono mortalmente velenosi per chi li mangia, ma utili per le piante con cui sono alleati. Per questo non bisogna distruggerli. Ce ne sono altri, però, che sembrano proprio solo dannosi. Sono quelli parassiti che penetrano negli alberi e li fanno ammalare e morire, ma comunque svolgono la funzione di scomposizione di sostanze organiche morte, facendole tornare nel ciclo della vita come nutrienti del terreno.

 

imballaggi in micelio – foto da Arix Imballaggi

 

Fra i funghi parassiti c’è il chiodino, dal nome scientifico di Armillaria ostoyae. Commestibili e spesso visibili presso i pioppi. In Oregon, nella Malheur National Forest ne è stato trovato uno della probabile età di duemilaquattrocento anni, che è anche l’essere vivente più grande nel mondo. Si intende con questo il vero fungo, ovvero i filamenti sotterranei chiamati ife e non i frutti che spuntano dalla terra. La sua estensione a circa un metro di profondità è dunque di 890 ettari, ovvero 1665 campi di calcio. In Michigan l’Armillaria bulbosa si estende per 12 ettari e pesa oltre 100 tonnellate. In Svizzera ne è stato scoperto uno di mille anni, il secondo al mondo in ordine di grandezza.

Il frutto di fungo fra i più grossi è la Calvatia gigante. In Ohio ne è stato trovato uno di quasi 2 metri di diametro. Il Termitormyces titanus si trova in Africa, con un cappello di circa un metro di diametro. Il Geastrum ha la forma a stella.

Il micelio, vale a dire i filamenti sotterranei dei funghi, crescono rapidamente e sono ormai diventati materiali da costruzione, isolamento, imballaggio, carta, ma anche tessuti e similpelle per scarpe e borse. Una volta esaurita la loro funzione tornano totalmente a far parte della terra, fertilizzandola nel degradarsi.

Ci sono vari musei del fungo, fra cui quello di Pinerolo

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