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Il museo del fungo di Pinerolo (TO)

by in Musei della natura e dell'uomo

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A Pinerolo, in una villa del 1910 circondata da un giardino con grandi alberi, si trova il Museo del Fungo, con 3.000 calchi in gesso e resina che il medico dentista Mario Strani in vari anni del secolo scorso ha pazientemente realizzato con resina e gesso, nelle dimensioni e nei colori naturali. Gli effimeri, spugnosi frutti dei funghi, infatti, non si possono conservare se non in questo modo o in immagini. Eppure la loro vastissima specie, che non fa parte del regno vegetale perché è incapace di effettuare la fotosintesi per nutrirsi, può vivere anche più di mille anni e occupare ettari di terreno. Quelli che noi vediamo e mangiamo sono i loro frutti, necessari per poter avere una discendenza, mentre il corpo, composto di lunghissimi filamenti detti ife, vive sotto terra in simbiosi con le radici delle piante. La stretta collaborazione che le unisce, è fatta di uno scambio delle sostanze necessarie alla vita e alla buona salute reciproche. Gli alberi forniscono zuccheri attraverso la linfa elaborata dalle foglie con la trasformazione dell’anidride carbonica dell’aria, unita all’acqua e ai minerali assorbiti dal terreno e forniti anche dai funghi. Questo aiuto reciproco si chiama micorriza e le piante che ne usufruiscono ottengono una salute più robusta, perché sanno affrontare meglio la siccità, i parassiti e molti altri guai. Naturalmente ci sono anche funghi nocivi fino ad uccidere, come quelli legnosi a mensola che si vedono a volte sui tronchi degli alberi.

 

Modelli in gesso

 

Nelle sale su due piani di questo museo si trovano le forme più fantasiose e i colori più vari, di esemplari che crescono nelle diverse zone del pianeta. C’è il cappello a veletta della Dyctiophora indusiata, i tentacoli rossi che sembrano quelli di un’attinia, della Aseroe rubra, i petali della Scleroderma geaster che pare un fiore, la forma fallica col cappello rosso del Phallus rubicuntrum e del Phallus hadriani e l’aspetto corallino delle clavarie. Ma c’è anche l’enorme palla che sembra di neve della Langermannea gigante e le tante specie meno vistose.

In uno studiolo ovale col pavimento in parquet e mobili in legno su misura per seguire la linea curva delle pareti, sono visibili i rapporti nocivi con le piante, evidenziati sulle foglie essiccate e conservate fra le pagine degli erbari.

Terminata la visita, basta attraversare il giardino per raggiungere un basso padiglione recente dove è esposta una bella collezione di minerali, farfalle e altri insetti, animali tassidermizzati, oltre ad alcuni strumenti scientifici del passato e a dei plastici realizzati dallo stesso Mario Strani. L’insieme costituisce il Museo di Storia Naturale.

Visite libere la domenica. Per gruppi, in settimana occorre prenotare

Un altro museo del fungo, con modelli dello stesso autore Mario Strani, si trova a Boves (CN)

Un articolo sulle notevoli applicazioni pratiche possibili alle qualità dei funghi si trova qui