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Mario Mariotti, utopia possibile

by in Arte e cultura

santo spiritoLEGGERO

 

Mario Mariotti viveva a Firenze. Era pittore, grafico, designer,  uomo di spirito, di grande immaginazione e lungimiranza, generoso, sincero e capace di trattare con la gente di qualsiasi livello. Trovare tutte queste qualità in un solo uomo è raro.

E’ ciò che l’ha portato a realizzare per la sua città eventi artistici originali, facendo partecipare una gran quantità di colleghi di tutte le età. Quello che è riuscito a fare per l’estate del 1980 ha riunito in sé i pregi che può avere un evento collettivo.

La piazza Santo Spirito, sul lato sinistro dell’Arno, nel quartiere più caratteristico e antico della città, prende il nome dalla chiesa progettata nel ‘400 da Brunelleschi, con la facciata di cui il profilo rivela un potenziale irrealizzato. E’ un muro sbiadito, vuoto, con tre porte di entrata del tutto ordinarie. Sembrava e sembra chiedere di continuo una vita che solo nell’estate del 1980 gli è stata data.

Mario Mariotti aveva invitato gli artisti di sua conoscenza, che avevano poi passato parola fino a diventare circa 300, per disegnare una facciata liberamente ispirata a qualsiasi cosa che quel profilo suggerisse. Poi, durante due serate memorabili, sono state proiettate in diapositiva una dopo l’altra le possibili facciate, rivestendo quella nudità da cenerentola di 300 abiti di luce. Fantasie possibili per un futuro che non ci sarebbe mai stato, ma che niente impediva di sognare.

Piazza della Palla, era stato chiamato l’evento, che in questo titolo richiamava il gioco ma anche lo stemma con 5 palle, della famiglia Medici dominatrice di Firenze dal ‘400 al ‘700. E’ stato tra i più begli spettacoli dell’immaginazione che Firenze abbia avuto in epoca contemporanea. Ma è stato anche fra i più riusciti lavori collettivi su larghissima scala. Chiunque abbia esperienza di quanto sia difficile riunire cose estremamente diverse fra loro in un insieme ben riuscito, se lo può figurare. E chi conosce la riluttanza di Firenze per l’arte contemporanea non può che rimanere a bocca aperta ancora oggi al ricordo. Sono rimaste le fotografie, in parte ancora esposte in un caffè della piazza e dentro le pagine del catalogo. E’ rimasto il ricordo fortissimo di un artista morto a 60 anni, nel 1997 e rimasto unico.