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Materiale, immateriale, bene comune

by in Umanità

 

Ciò che è materiale e si può vedere, magari pesare e misurare, può essere valutato, gli si può attribuire un valore e un prezzo, anche se a volte può essere difficile. Ci sono possibilità di capire se funziona o meno, se è di buona qualità e a che cosa serve. Tutto diventa più difficile quando si ha a che fare con un bene immateriale, come le idee, la cultura, i talenti, l’educazione. Per attribuire un valore ai beni immateriali occorre un tipo di capacità molto più rara rispetto all’altra, perché richiede il saper vedere oltre l’apparenza e le abitudini mentali. Per sviluppare una simile dote bisogna dedicare tempo ed energia a ciò che riguarda il mondo interiore, sfuggente e multiforme. Ecco uno dei motivi per cui ciò che i sensi mancano di cogliere è spesso trascurato e sottovalutato, fino ad essere considerato irrilevante. Accade come nella favola della volpe che non riesce a raggiungere l’uva e per questo la denigra.

Tutto ciò che è vita è fatto di opposti complementari, indispensabili l’uno all’altro in una dinamica continua. Anche il lavoro più umile e fisico, come può essere quello di uno spaccapietre richiede attenzione, abilità, volontà, che sono aspetti immateriali. A maggior ragione sono necessarie qualità immateriali per attività più complesse, come allevare i figli, svolgere un’attività soddisfacente, far crescere una società equa, mantenere la democrazia, rispettare l’ambiente. In teoria molti possono essere d’accordo, ma in pratica ben pochi affinano a sufficienza gli aspetti interiori della loro vita e neppure riconoscono adeguatamente il valore di coloro che vi si dedicano. Ne risulta per questo uno squilibrio a danno di tutti.

 

Un esempio di bene immateriale dai molti effetti materiali è il bene comune, vale a dire il rispetto e il benessere che coinvolgono la società, le nazioni, il pianeta e l’intero universo, a cui ciascuno dovrebbe contribuire perché riguarda ogni individuo, in sovrappiù a quanto gli compete in senso stretto. Vivere fra gente educata, in una città ben gestita e via di questo passo, va a vantaggio delle persone di ogni ceto sociale e condizione, così come il contrario nuoce a tutti, anche ai più abbienti che probabilmente vi si possono sottrarre da un punto di vista materiale, ma a danno di quello morale.

Tutti vorrebbero veder rispettare i propri diritti, vivere in un ambiente sano, avere prospettive per il futuro, ma quanti si danno da fare in questo senso, anche a dispetto di un trattamento del tutto inadeguato da parte della comunità o comunque da parte di altre persone? Essere corretti e gentili con chi lo è verso di noi è relativamente facile. Molto più difficile è continuare ad esserlo quando manca la reciprocità. Ma è proprio in questo punto che sta il nocciolo. Chi vuole che gli altri, la società, il mondo migliorino, necessariamente occorre che migliori prima se stesso, ovvero riesca a superare i limiti che gli impediscono di resistere alle provocazioni, continuando ad essere propositivo. E’ molto difficile e non si può farlo per obbligo. La strada per arrivarci è il sentirsi parte del bene comune, il saper accettare i propri limiti, il riconoscere i propri errori e appunto per questo continuare a credere in se stessi come esseri che contribuiscono positivamente alla propria e all’altrui vita, anziché rifarsi delle proprie frustrazioni facendole pagare con mancanze verso gli altri.

Siccome però gli stimoli che ci vengono dalla società sono spesso negativi o comunque poveri, li si possono vedere meglio assortiti nelle altre forme di vita, che ci aiutano a conoscere meglio la nostra. Sapere almeno a grandi linee come funziona la natura è sorprendente ed entusiasmante.

 

 

Man mano che ci si avvicina e se ne vedono le connessioni, ci si sente sempre più parte di una comunità in cui ciascuno ha delle possibilità ben più numerose rispetto a quella che sembra esistano in quella umana, quando se ne ignorano le risorse. Troppo sollecitati sul piano materiale e delegando quello spirituale solo alla religione, il quadro appare fosco. Quando invece si conosce ciò che è altro da noi, accade che mentre prima si percepivano solo delle forme generiche, man mano emergono dettagli e colori, come se la “vista” intesa in senso lato, diventasse molto più sensibile. Si finisce inevitabilmente con l’amare un simile ambiente e col percepirlo come parte di sé nel senso migliore, vale a dire che si desidera il suo bene quanto il proprio. Ecco un buon modo per sviluppare il desiderio del bene comune. Questo non significa che si risolvano le proprie contraddizioni, ma solo che insieme alle inevitabili sofferenze ci sia un consistente benessere interiore che le controbilancia.

L’aspetto immateriale è ciò che dà il profumo, l’anima all’aspetto materiale e chi vi si dedica dovrebbe essere adeguatamente ricompensato dalla comunità che ne beneficia, ma che fatica a riconoscerlo.