Ponti di barche e traghetti fluviali
Fin dal più lontano passato, quando era necessario disporre rapidamente di un ponte su un fiume di modesta portata, lo si improvvisava con una fila di barche disposte in parallelo e ben assicurate da funi robuste alle rive, adagiando e fissando poi sopra di loro una passerella di grosse assi. I militari sono stati forse quelli che più spesso se ne sono serviti, ma sono stati adottati anche per uso civile e tutt’oggi si possono realizzare per impieghi provvisori, smontandoli dopo l’uso.
Quando il fiume è in piena, il ponte si alza e, se il passaggio in quelle condizioni non è consigliabile, per lo meno resiste. Va da sé che solo i veicoli relativamente leggeri, come le auto, possono passare, altrimenti il peso lo farebbe sprofondare.
Un tempo le barche erano in legno ma nel novecento si sono sostituite con quelle in cemento, più robuste. Sul fiume Ticino a Bereguardo, sull’Oglio a Torre d’Oglio e a Commessaggio sul Navarolo, sono ancora attivi e danno un tocco di antichità ai luoghi.
In passato, dove non c’erano i soldi per costruire un ponte in legno, mattoni o pietra, c’erano le barche o le chiatte dei traghettatori. Sul fiume Adda, a Imbersago, c’è ancora un traghetto che porta le persone da una sponda all’altra con il sistema ideato da Leonardo, sfruttando le leggi di natura. E’ fissato ad un cavo teso tra le rive opposte e per attraversare occorre solo ruotare il timone nella direzione di una bisettrice dell’angolo retto alla corrente dell’acqua.