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Quando l’autostima è bassa

by in Umanità

gigantesca statua dell’Appennino nel parco di villa Demidoff a Pratolino (FI)

 

I sentimenti negativi o il disagio ingiustificati che si provano nei confronti di certe persone, spesso sono dovuti al senso di inadeguatezza nei loro confronti, che portano a sminuire, tiranneggiare, mortificare gli altri nel vano tentativo di sentirsi rialzati di grado e di rifarsi della propria insoddisfazione.

Servirebbe invece sviluppare una più alta stima di se stessi, per scongiurare un risentimento che oscura la vita. Anche le ingiustizie che si commettono verso altri generano un senso di colpa di cui si può non essere coscienti, ma che esiste e agisce generando rancore ed erigendo muri, invece di pentimento e riparazione del danno. Per riuscire a trattare con umanità gli altri e se stessi occorre fare un percorso interiore, capire cosa impedisce l’intesa, parlarne. E’ necessario formarsi un punto di vista diverso da quello autoritario tuttora dominante in tutti gli strati sociali. Passare dal concetto di colpa a quello di responsabilità, dall’imposizione alla proposizione, dalla supremazia all’equità, dalla punizione alla riabilitazione, grazie a cui si alleggerisce la gravosità dell’impegno e si aprono nuove possibilità. Lo si può fare orientando le proprie letture, i film, le attività del tempo libero verso ciò che va in questa direzione, se non si ha la persona giusta che aiuti. Gradualmente si sposterà la propria posizione e verranno più facilmente i comportamenti e le parole adatte a provocare un cambiamento positivo. Un punto di vista diverso dà risultati sorprendenti come si può verificare facilmente quando un bambino dimostra capacità che mancano a persone intelligenti ma adulte e dunque meno fantasiose. E per riuscire a spostare il punto di vista di chi infligge i torti, occorre che a raggiungere questo traguardo sia per primo chi li subisce.

 

pittura murale a Lecco con intervento della natura

 

Come esperimento pratico per placare la tirannia dei famigliari o di altre persone con cui si ha a che fare quotidianamente -che agiscono così perché a loro volta cercano di compensare le proprie frustrazioni- si può provare con l’alternanza equa. Si tratta di realizzare la piena soddisfazione di una parte dei desideri altrui, mettendo come condizione di alternarla immancabilmente a un’altrettanta piena soddisfazione dei propri. Così, invece di diluire e far dilagare senza limiti le esigenze di due parti contemporaneamente, che in alcuni casi è come voler passare nello stesso momento da una porta stretta, ciascuno avrà ciò che desidera in tempi e luoghi delimitati ma certi. La sensazione di avere per intero una volta su due ciò che si desidera è molto più gratificante rispetto allo sperare ogni volta solo nelle briciole ottenute con il contrasto. Ovviamente è necessario attuare la propria parte con convinzione, senza farlo pesare in alcun modo, essendo però fermi nel far valere i patti stabiliti. L’autonomia e il senso di responsabilità ne saranno avvantaggiati e, di conseguenza, si innalzerà l’autostima che a sua volta innescherà il desiderio di continuare in quella direzione.

Anche se autonomia significa sapersela cavare da soli, si ha sempre bisogno del contributo e del sostegno altrui. Si può dire autonomo chi si prende le proprie responsabilità e si dà da fare per riuscire, ma l’affetto, il rispetto e il sostegno morale che riceve sono fondamentali per raggiungere il buon fine. Se sono fatti in modo paternalistico, però, possono provocare l’effetto contrario a quello desiderato.