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Istinto animale

by in Animali, Umanità

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Tutti noi siamo molto più simili agli animali di quanto pensiamo e negli ultimi decenni è risultato chiaro quanto anche loro ci assomiglino in aspetti che credevamo solo nostri. Intelligenza, sentimenti, coscienza, cultura, linguaggio e uso di utensili sono comuni soprattutto per le specie più evolute. I nostri raffinati strumenti hanno provato che i delfini modulano molti suoni distinti per trasmettersi informazioni e chiamarsi con “nomi” differenti per ciascuno. Le scimmie usano utensili e imparano accorgimenti nuovi per procurarsi il cibo o migliorarne il sapore. I polpi ragionano per trovare soluzioni complesse di uscita da una trappola. E non c’è bisogno di studi sofisticati per sapere che quando cani e gatti domestici commettono certi guai ne hanno coscienza e lo dimostrano con un comportamento mortificato e pieno di vergogna.

Presso gli animali ci sono gerarchie e comportamenti sociali molto rigidi e che fanno parte dell’istinto di sopravvivenza, come la lotta fra maschi per la conquista delle femmine, in modo da trasmettere le qualità del vincente ai figli che se ne potranno servire nella dura vita selvatica. Nel momento in cui si indeboliranno saranno spodestati da altri, che uccideranno tutti i loro cuccioli, perché le femmine entrino di nuovo in calore e generino figli con le fresche capacità del nuovo dominatore. Ma ci sono anche inibizioni istintive all’aggressività, innescate dall’atteggiamento sottomesso del più debole. Chi è fragile o diverso, però, spesso viene ucciso o scacciato, perché nella vita selvatica la vulnerabilità e l’essere differenti dai più, possono portare alla rovina il branco.

 

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DALL’ISTINTO ALLA RAGIONE

Un simile istinto, adatto alle condizioni in cui la vita è in pericolo, era adeguato anche per noi umani in tempi in cui il mero sopravvivere era una priorità. Con il miglioramento delle condizioni dell’esistenza, però, si sono man mano sviluppati comportamenti più adeguati al vivere civile. Si sono create gerarchie molto lontane da quelle della vita selvatica, grazie allo sviluppo della ragione, che fa esaminare di volta in volta le situazioni nuove per far prendere una decisione e un conseguente comportamento migliore. L’umanità che si reputa degna di questo nome, sa che chi è diverso dalla maggioranza può avere sensibilità, idee e modi di vivere innovativi, che danno un contributo importante alla società. Infatti, solo chi non è allineato con i più, può pensare e agire in modo meno conformista e scontato, offrendo prospettive inaspettate.

Ecco perché le comunità, nei periodi di maggior progresso civile e umanitario, hanno cercato di diffondere il rispetto, il riconoscimento e l’apprezzamento proprio di chi vive fuori dagli schemi ed è vulnerabile. Questa mentalità progressista, però, fatica molto ad essere accettata dalla maggioranza, perché richiede un’educazione a valori opposti a quelli più radicati e istintivi. Ragione e istinto possiedono linguaggi estremamente differenti fra loro, che difficilmente sanno comunicare, a meno di avvicinarli con la maggior frequenza possibile, educandosi. Ma questo richiede prima di tutto una certa consapevolezza, che spinga ad impiegare tempo e attenzione alla conoscenza dell’animo umano: il proprio e l’altrui. Senza questa educazione diventa molto difficile aggiornare gli istinti primordiali, che continuano a scontrarsi con i valori professati, peraltro, in parte anche da alcune religioni. Ecco perché spesso le persone che dichiarano certe idee aperte, le contraddicono nei fatti. Ecco perché tanti hanno grande difficoltà nel mantenere gli impegni presi, pure con se stessi. Ecco perché si può essere servizievoli ed educati con la maggior parte delle persone, ma ostili verso altri, senza alcuna apparente ragione.

 

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CHI E’ IN MINORANZA E’ DISCRIMINATO

Il bersaglio di simili vessazioni è con tutta probabilità qualcuno che si trova in una condizione di minoranza e dunque di diversità, rispetto agli altri: celibe, (nubile) vedovo-a omosessuale, artista, originale, straniero-a, donna, giovane, anziano-a. Questo avviene anche in certe società animali, dove al vertice della gerarchia, dunque ben trattato, rispettato e imitato, sta chi ha una posizione di potere, come il maschio e la femmina dominanti. Subiscono invece una discriminazione negativa i giovani adulti, le femmine di grado inferiore, chi ha il colore del manto che si differenzia da quello del branco e via dicendo. Questi individui devono accontentarsi degli avanzi altrui o vengono maltrattati, scacciati o anche uccisi, a meno che manifestino sottomissione. Nel mondo animale ha ancora un senso, mentre in quello umano, no. Eppure, ancora oggi le minoranze etniche sono oggetto di pregiudizi e persecuzioni, come lo sono sempre state le donne, soprattutto se non sposate e senza figli, oppure le persone dalle idee, dalle scelte di vita, dal comportamento e dall’abbigliamento dissimile dagli altri. E questo a dispetto delle qualità che a parole vengono apprezzate, come l’intelligenza, la bellezza, il buon carattere, la generosità o altre qualità morali. Inoltre è meglio tollerato chi è diverso in negativo, perché fa sentire superiori, mentre il diverso in positivo suscita sempre almeno un po’ di invidia. Il disagio che provoca con la sua sola esistenza, chi non è allineato con la maggioranza, viene giustificato con l’attribuzione di “colpe” inesistenti, che possono sfociare nella persecuzione. Quante donne sono state bruciate come streghe, mentre erano magari solo ottime guaritrici, quanti uomini sono stati condannati per colpe mai commesse, solo perché pensavano con la loro testa, quante minoranze etniche sono state perseguitate e distrutte, con l’accusa di aver danneggiato le etnie più forti.

L’istinto è un ottimo alleato in certe situazioni e un nemico in altre e capire quando sia il caso di lasciarlo agire e quando occorra disciplinarlo è questione di conoscenza di sé e di continua pratica.

Se vogliamo che le guerre e le ingiustizie diminuiscano, è importante che la società si faccia più consapevole del potenziale positivo quanto di quello negativo che c’è in ciascuno. E dato che una società è fatta di individui, ognuno ha il suo peso nel farla tendere da una parte o da un’altra.

 

Su questo argomento è utile leggere la storia vera La tacchina e la puzzola, i rischi di chi va controcorrente, conflitti e gerarchie, diminuire la violenza sulle donne