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Quercia vallonea, fragno e le altre

by in Piante, giardini, parchi

Quercia vallonea di Tricase (LE)

 

In Puglia si trova un tipo di quercia che in altre regioni non esiste: la vallonea. Oltre alla consueta bellezza e robustezza tipica della sua famiglia, lei ha ghiande enormi, con un cappuccio riccioluto che pare un oggetto di design. Le foglie, diversamente dalle querce italiane, hanno i margini a punte che ricordano gli agrifogli. Le sue antenate erano state probabilmente importate mille anni fa dalla Dalmazia, dove vivono abitualmente. Il nome deriva infatti dall’albanese Valona. Pare fosse avvenuto per averne le ghiande che, oltre ad essere mangiate dai maiali, erano utili anche per la concia delle pelli, fatta con i tannini che molti alberi contengono nella corteccia e nei frutti. Il tannino è una sostanza amara, utile anche per curare la pelle umana e, a seconda del tipo d’albero, serve per casi diversi. Dagli anni ‘70 questa quercia e la sorella che si trova a Corigliano (LE), sono protette dall’Unesco.

C’è un altra varietà, che si trova solo in questa regione ma è sempre di origine balcanica ed è quella chiamata fragno. Le ghiande sono più piccole, coi cappucci dai riccioli più ispidi della vallonea, più simili a quelli del cerro e con le foglie a punte come l’altra che, pur seccando, non cadono dai rami fino a primavera, quando spuntano quelle nuove. Per raggiungerla, nell’abitato di Corigliano, comune di Maglie (LE), prima di arrivare al centro girare a destra e, raggiunta una piazzetta con una bella palma nel mezzo, si vede sulla sinistra una stradina dove, subito sulla destra, protetta da muri e cancello, ma ben visibile, si trova la famosa quercia.

 

i tipici lobi della quercia roverella

 

In Piemonte a Novi ligure si trova un tipo di quercia, di cui un bell’esemplare è monumentale, chiamato “quercia virgiliana” dalle ghiande più dolci delle altre e dunque commestibili per gli umani, con cui in passato si è fatto il pane. Per questo un altro suo nome è “castagnola”. Ce n’è una monumentale anche nella contrada Selva di Gallignano ad Ancona. Con la parola generica “quercia” si intendono vari alberi strettamente imparentati, che in genere hanno ghiande come frutti e le foglie che perdono in inverno, a lobi di vario tipo. Ce ne sono, però, anche di sempreverdi, come il leccio e la sughera dalle piccole foglie di colore verde molto scuro e leggermente seghettate. Pur avendo tutte un legno robusto, hanno caratteristiche diverse. La sughera cresce solo dove il clima è caldo e asciutto e resiste bene al fuoco grazie alla sua spessa corteccia. Il leccio si adatta a condizioni meno estreme. Le altre querce, che prendono il nome di roverella per il genere più comune, farnia per quella che richiede più acqua delle altre, cerro quello più rustico, rovere quello dal legno più pregiato.

 

foglie di quercia rossa

 

Ci sono però querce di molti altri tipi nel resto del mondo e in Italia abbiamo importato dagli USA la quercia rossa, chiamata così per le sue gradi foglie con i lobi appuntiti, che in autunno diventano di un rosso intenso prima di cadere. Cresce molto più in fretta delle querce europee. Altra importata dall’America è quella delle paludi, che vive in luoghi umidi e nelle foglie, più strette, somiglia a quella rossa. Ciascuna delle due è rappresentata da un esemplare monumentale sul grande prato di fronte alla reggia di Monza.

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