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Welwitschia: l’albero più brutto, più piccolo e più frugale

by in Piante, giardini, parchi
foto da Wikipedia

foto da uniprot.org

 

Nel deserto della Namibia, in Africa del sud-ovest, vive un vegetale che sembra quasi un’agave morente, basso, rinsecchito e attorcigliato com’è. Invece è in piena salute e potrebbe avere anche duemila anni. Per vivere sulle sabbie e non farsi cuocere dal sole ha dovuto impiegare tutte le energie. Infatti, in quel deserto come negli altri non piove quasi mai e, nonostante le sue radici siano molto profonde, per loro mezzo può dissetarsi poco. Lì c’è, però, qualcosa di diverso rispetto agli altri deserti: la nebbia. L’oceano Atlantico che lo costeggia con una corrente d’acqua fredda, rinfresca l’aria rendendo il clima più gradevole. Carica di umidità, di notte si spinge sopra le sabbie e, nell’incontro con il loro residuo calore, si condensa in nebbia. Lo stoico vegetale, che contrariamente ad ogni apparenza è un albero, di foglie ne ha solo due, ma sono lunghissime e non muoiono mai. Sono larghi nastri che crescono da un tronco legnoso così basso da rimanere tutto nascosto al di sotto di loro. Man mano che invecchiano, le foglie si dividono, le punte si seccano, si attorcigliano e si sfilacciano, ma rimangono ancora attaccate al resto, che cresce con una tale lentezza, da essere visibile ad un uomo solo dopo una vita intera. Robuste a tutta prova, sono pelose e porose per far condensare al meglio su di loro e poi assorbirla, la nebbia. Così, il brutto ma robusto albero nano, fiorisce per avere una discendenza come tutti gli altri. Il polline dei maschi viene portato alle femmine dagli insetti che li visitano per prendere il nettare dalle pigne rosse, come quelle dei nostri larici e degli abeti a primavera.

Tratto dal mio libro ALBERI DELLA CIVILTA‘ – gli alberi che difenderanno il nostro futuro –