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Felci fatate

by in Piante, giardini, parchi

foglia di Woodwardia radicans – foto dal sito dell’Orto Botanico di Messina

 

Quando le terre emerse erano ancora zuppe d’acqua, fra le prime piante a prosperare con gli equiseti ed i licopodi, ci sono state le felci. Ce n’erano di tutte le dimensioni, dalle più piccole a quelle grandi come alberi, quando gli alberi ancora non c’erano. Le grandi foglie partono dai rizomi, i fusti sotterranei orizzontali che hanno piccole radici, dato che l’acqua non hanno bisogno di andarla a cercare lontano. È lì che accumulano le proprie riserve nutritive e, anche se vengono spezzati, non ne soffrono. Formano una fitta rete, per essere stabili e vegetare nuovamente, anche se al di sopra della terra ci sono condizioni difficili. Non hanno mai avuto i fiori, né frutti, né semi, nemmeno quelli più primitivi come per le conifere e, per lasciare una discendenza, allora come adesso fanno spuntare nuove piante dal rizoma o si diffondono attraverso il pulviscolo delle spore. Le custodiscono sulla pagina inferiore delle foglie fino a che sono pronte a farsi portare via dall’acqua per germinare a terra. Le nuove foglie sono arrotolate in punta, come pastorali, perché le cellule sui due opposti lati dei rachidi crescono in modo diverso, tirando da una parte e così facendola arrotolare.

 

nuovi germogli di Osmunda regalis a primavera nel Giardino Heller

 

Le grandi felci arboree hanno fusti simili a quelli delle palme e, come i loro, possono arrivare a trenta metri di altezza e terminare con un ciuffo di enormi foglie. Le più grandi sono le Dicksonia squarrosa, della Nuova Zelanda.

La Osmunda regalis felce florida, che si riconosce per le grandi foglie e la voluminosa base di radici che formano una specie di pane di torba. Questa particolarità mette in pericolo di estinzione la pianta a causa dell’uso che se ne fa per coltivare le orchidee, da parte dei floricoltori. Nella mitologia slavonica gli sporangi chiamati Fiori di Perun hanno delle proprietà magiche che scacciano i demoni, fanno realizzare i desideri, scoprono i segreti e fanno capire il linguaggio degli alberi. C’era un rituale pericoloso per coglierli e questo poteva avvenire solo nella notte di Kupala che dopo il cristianesimo è diventata la notte di Pasqua, tracciando un cerchio intorno a loro e alla pianta insieme, sopportando lo scherno e le minacce delle entità demoniache. I germogli sono comunque commestibili, come lo sono quelli di altre felci.

In Calabria, Sicilia e Campania, ci sono felci enormi e rare, che fanno pensare ai tropici: sono le Woodwardia radicans, dalle foglie lunghe anche più di tre metri.

Le felci hanno proprietà medicinali, tra cui la più nota è quella vermifuga. Contengono molto potassio, tanto che con la cenere di felci bruciate, in Irlanda si faceva la potassa per lavare i panni.

Hanno rizomi come loro anche i bambù e le canne palustri, i papiri, i banani, i corbezzoli i pungitopi, gli asparagi e i mughetti. Li ha pure la posidonia, pianta terrestre emigrata nel mare.

Hanno bulbi gli iris e i gigli, le tuberose, i ciclamini e i tulipani, le cipolle e l’aglio, le dalie, i gladioli, i narcisi ed i giacinti. Patate, topinambur e yucca hanno tuberi.

In Lombardia si possono trovare felci arboree nel giardino di villa Carlotta a Tremezzo (CO) e nel giardino Heller di Gardone Riviera (BS).