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Albero di Giud(e)a

by in Piante, giardini, parchi

Cercis siliquastrum di Roma

 

Quando il colore Magenta dei fiori squilla sui rami degli alberi ingiustamente chiamati “di Giuda”, invece che “di Giudea”, la terra da cui sono arrivati fino a noi, vuol dire che è Pasqua. Spuntano senza picciolo addirittura sul fusto, come fanno solo i carrubi, fra gli alberi mediterranei, perché di solito è nei Paesi tropicali che avviene la caulifloria, per frutti pesanti come la papaia, il giaco, il durian, la carebasse, il bilimbi, o meno pesanti come il cacao e il jabuticaba. Sugli alberi di Giud(e)a Cercis siliquastrum, al contrario, si formano piccoli, leggeri baccelli fra foglie rotonde, invece che appuntite, adatte a scaricare l’acqua della pioggia. Si può immaginare che queste piante, a loro agio anche il luoghi calcarei asciutti, preferiscano farlo piegandole in due lungo la nervatura centrale. E poi molti di loro crescono avvitandosi su se stessi o curvandosi, come per abbracciare lo spazio a cui danno beneficio quelli che dalla forma dei fiori si riconoscono fabacee, al pari dell’americana robinia. Dove crescono loro, anche le altre piante se ne giovano, perché vivono in simbiosi con batteri benefici installati sulle radici, capaci di trasformare l’azoto inerte dell’aria assorbito dalle foglie, in modo da renderlo utile al terreno.

 

Cercis siliquastrum di Velletri

 

A Roma, dove molte strade e prati sono abbelliti dal Cercis, ce n’è uno ormai celebre, mollemente adagiato sull’erba all’interno della zona archeologica del colle Palatino, poco prima del portale d’ingresso, ben visibile dalla via san Gregorio al Celio. A Velletri, in via Dante Veroni, un altro dal fusto ritorto e rivestito di muschio su cui crescono ombelichi di Venere e funghi a mensola, dimostra con questo il decadimento della sua salute negli ultimi anni di bellezza.

Un altro articolo che riguarda le fioriture si trova qui

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