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Cigni selvatici

by in Libri selezionati

 

Cigni selvatici di Jung Chang, pubblicato per la prima volta nel 1991 e tradotto in ventisei lingue è tutto intessuto del terribile conflitto fra bene individuale e collettivo, che ha provocato inenarrabili ingiustizie in Cina nel ventesimo secolo. Attraverso la storia della scrittrice, di sua madre e di sua nonna, si ripercorrono cent’anni con le relative trasformazioni. Nel tentativo di far cessare lo sfruttamento, le disuguaglianze, gli abusi esercitati da chi aveva più potere e denaro verso chi ne aveva meno, durante la guerra civile e poi la rivoluzione si riproduceva in altri termini un trattamento altrettanto e forse più disumano da parte di chi riteneva di fare riforme virtuose. Questo perché tutto avveniva con un’estrema rigidità, con la repressione del sentimento, di ciò che dà gioia e benessere, di quanto è necessario all’individuo per sentirsi felice, ritenuto espressione di egoismo e contrario al bene comune. Mao, oltre a disprezzare la cultura fino a far distruggere quasi tutti i libri e a perseguitare gli intellettuali, martellando tutti solo con i suoi dogmi era giunto al grottesco bollando le piante, i fiori, i giardini come mollezze borghesi e aveva incitato a strappare l’erba dai prati, vietando la coltivazione, l’esposizione, la vendita di fiori e piante. L’ignoranza diffusa e ovviamente ancora di più quella su come funziona l’animo umano e la natura, allora più di adesso impediva di capire che il bene comune è strettamente connesso con quello individuale ed è necessario che ciascuno abbia lo spazio che gli è necessario. Ma la millenaria cultura tradizionale fortemente gerarchica della Cina dominava le menti anche dei meglio intenzionati e aveva permesso che attecchisse la divinizzazione del capo e la cieca obbedienza. Il lavaggio mentale faceva comportare, salvo poche eccezioni,  come se la gente mancasse di una coscienza propria, manifestandosi in ogni azione che avrebbe richiesto invece tolleranza, comprensione e capacità di giudizio. Schiacciando l’individuo si era schiacciata la società.

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