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Conflitti e gerarchie

by in Umanità

piramidi egizie – foto da Travel365

 

I conflitti sono causati molto spesso dalla mancanza di consapevolezza di quanto le gerarchie influenzino il modo di pensare e i comportamenti. Inconsciamente noi tendiamo a seguire delle scale di valore che tengono conto dello status, come succede presso gli animali sociali. Chi ha più potere comanda sugli altri e, quando tutto va bene e chi sta al vertice è anche il più capace e giusto, questo semplifica e rende più efficiente la vita della comunità. Purtroppo spesso non è così, anche perché noi umani abbiamo due diversi tipi di gerarchie: quelle istintive, immediate e consolidate da millenni e quelle della coscienza, molto più recente e più lenta, oltre che più faticosa perché alla sua efficienza e aggiornamento viene dedicato ancora un tempo insufficiente. Presi dalle correnti dei comportamenti di massa o comunque dalle attività più facilmente valutabili, che riguardano il mondo famigliare, sociale e materiale, molti trascurano di occuparsi di quanto concerne il mondo interiore. Un buon numero di persone ritiene che basti la religione a colmare i vuoti, ma questo vale se degli insegnamenti religiosi si coglie lo spirito su cui sono fondati. Per farlo occorre però dedicare tempo allo studio e alla riflessione, con sincerità e coraggio. Se invece si seguono i riti come una sorta di pratica assicurativa e sociale o peggio, se ne  sfruttano certi principi travisandoli, si è ben lontani da qualcosa di buono.

Ecco perché è importante conoscere e distinguere le gerarchie di valori che seguiamo, per farle convivere armoniosamente..

GERARCHIE UMANE

Grosso modo, le gerarchie umane istintive sono organizzate così:

         al vertice sta un uomo ricco e potente, circondato da altri appena al di sotto di lui. Ricchezza e potere sono universalmente riconosciuti come alti in grado, perché rappresentano abbondanza e sicurezza che molti vorrebbero avere e sperano di potere almeno avvicinare. A chi sta al vertice delle gerarchie sociali si riconosce autorevolezza. Si tiene dunque a dargli fiducia ed eventualmente a tentare di imitarlo.

         La donna legata da parentela all’uomo ricco e potente ha una certa autorevolezza, pur essendo considerata inferiore: madre, moglie, figlia. Se, però, questa stessa donna scioglie il legame, decade dal suo ruolo. La morte o la separazione del figlio, del marito, del padre, se non è rimpiazzata da un altro uomo dello stesso livello, abbassa la posizione femminile a cui, al di fuori dei suoi ruoli tradizionali, manca ancora il riconoscimento che le spetterebbe. Se una donna vive in autonomia, viene considerata con sospetto, nonostante si affermi il contrario, anche perché subentra la gelosia delle altre donne e le congetture più bizzarre degli uomini.

         Anche le categorie professionali hanno forti gerarchie. Le capacità ma anche la fama ottenuta attraverso relazioni sociali, portano di solito in alte posizioni, più presto e più facilmente rispetto al reale merito. La gerarchia, quando manchi una sufficiente consapevolezza, viene riconosciuta nei segni esteriori prima che nella sostanza. Le donne ancora oggi faticano a trovare un posto di rilievo nella professione, sia per l’importanza che danno agli affetti e alla cura dei figli e del marito, sia per la grande fatica che comporta occuparsi di lavoro e famiglia, sia perché gli uomini tendono ad ostacolare le possibilità di affermazione.

Si riconoscono i diversi livelli della gerarchia sociale dalle proprietà possedute, dalla fama, dal potere. Molto importanti sono anche l’abbigliamento, il tono di voce e i gesti, oltre a un qualcosa di indefinibile che fa riconoscere la forza o la debolezza. Spesso, però, questo esprime solo una parte della realtà, perché in ogni elemento ed in ogni essere vivente ci sono rapporti e proporzioni mobili, di difficile valutazione. Inoltre, chi osserva e valuta è a sua volta complesso e condizionato dalle proprie capacità di comprensione. E’ per questo che le truffe, gli inganni ed i tradimenti hanno tanto successo.

Serpente nel Parco di Pinocchio a Collodi (PT)

 

CONFLITTO TRA GERARCHIA ISTINTIVA E GERARCHIA DELLA COSCIENZA

Nell’essere umano quanto in molte specie di animali sociali  il senso gerarchico ha ragione di esistere per far funzionare la società e i gruppi. Tuttavia, l’uomo è molto più complesso, più ambizioso, più resistente e più longevo di altri animali. Non accontentandosi di una situazione relativamente statica, ha avuto bisogno di poter affrontare le novità per ampliare le sue possibilità di vita e benessere. Per poterlo fare è stato necessario sviluppare una funzione che gli permettesse di valutare di volta in volta ciò che non è previsto nella lunga esperienza del suo istinto. E’ la coscienza. E’ piuttosto lenta, perché deve esaminare moltissimi elementi sconosciuti. Questo richiede tempo, energia e fatica.

Nell’istinto, ogni novità (e dunque ogni diversità) è considerata come potenziale pericolo e la reazione, come negli animali, può essere la fuga o l’aggressione. Naturalmente, in questo modo ci si perdono molte occasioni, perché spesso il nuovo non è pericoloso ma, anzi, piacevole ed utile. Questo riconoscimento richiede coraggio, capacità di valutazione e di scelta. Richiede anche il superamento di forti resistenze dovute a cattive esperienze passate, al carattere, all’educazione. E’ un lavoro impegnativo.

L’uomo, però, ben raramente si rende conto di quando è l’istinto a reagire e quando è  la coscienza. Per esempio, la repulsione per un cibo può essere dovuta ad un suo effettivo pericolo, perché magari è guasto o velenoso o può essere invece dovuto a un rifiuto che viene dalla mente, a causa di una cattiva esperienza. Più complessa è la reazione nei confronti delle persone. Se qualcuno ci mette a disagio, può essere perché effettivamente qualcosa in lui è fastidioso o nocivo per noi, oppure solo perché tocca un nostro punto debole, anche in modo del tutto indiretto. Ad esempio, il senso di inadeguatezza e disparità che le persone provano nei confronti di altre e che diventa invidia, rivalità, odio, con i conseguenti conflitti. Raramente, però, le persone riconoscono di provare simili sentimenti e mascherano le vere cause con pretesti di ogni genere.

La gerarchia della coscienza, che si è andata affermando man mano che l’uomo si è civilizzato è basata sui valori interiori: intelligenza, onestà, coraggio, generosità, cultura, creatività. Per i valori interiori è lo stile di vita, le azioni che si compiono, il comportamento, lo sguardo, la voce a farli risaltare.

Quando i segni di riconoscimento sono in contrasto, vale a dire che ad una persona intelligente, coraggiosa, onesta e colta non corrispondono fama, onori e soldi, di solito nasce un serio imbarazzo. Le contraddizioni fra segnali diversi diventano conflitto e nel conflitto spesso vince il più forte, anziché il più giusto. A questo proposito vale la pena di leggere l’esperimento descritto nell’articolo La tacchina e la puzzola.

Alla fine prevale il segnale che ha maggior valore per il tipo di consapevolezza che si possiede. Questo sarà capace di cancellare gli altri. Perciò, pur esprimendo inizialmente ammirazione per qualcuno che ha doti interiori, facilmente lo si terrà a distanza, spesso inconsapevolmente, a favore di chi brilla nella sfera sociale e materiale, di chi ha successo o almeno di chi è meglio riconoscibile e classificabile, come l’essere sposato, avere figli, lavoro, una bella casa e una situazione economica agiata. La disparità di condizione crea conflitti.

Dunque, pur ammirando l’intelligenza molti preferiscono la furbizia, mentre la nobiltà d’animo tanto decantata a parole, viene accantonata a favore della prevaricazione, se porta al successo. Oppure si difendono i principi etici quando non ci toccano direttamente, tornando a reazioni trogloditiche appena si è coinvolti in prima persona. Questo perché la coscienza ha bisogno di tempo, di calma, di grande capacità nel distinguere le cose. Sono tutti aspetti difficili, soprattutto quando viene toccato un punto dolente del proprio carattere, del proprio passato o del presente. Per saper distinguere occorre prima di tutto conoscere, poi elaborare e quindi applicare con molto tatto. Questo si ottiene sviluppando il mondo interiore, in modo da farlo entrare gradualmente in contatto con gli aspetti più profondi della propria personalità e renderlo abituale. E’ ciò che chiamiamo educazione.

 

L’IMITAZIONE DEL VINCENTE E IL COMPORTAMENTO DI GRUPPO

A questo punto intervengono i comportamenti di gruppo. Quando la maggioranza fa una cosa, istintivamente si è portati a ritenerla giusta, anche se non lo è affatto. Un gruppo o una folla hanno una forza ben superiore a quella del singolo e anche questo conta. Valutare per conto proprio è faticoso e anche pericoloso, perché la moltitudine potrebbe schiacciare chi va in senso contrario. Dunque, nei comportamenti sociali si sommano due gerarchie: quella di chi detiene effettivamente il potere e quella del gruppo.

Il sovraccarico di impegni da cui è afflitta l’umanità, spesso è solo imitazione negli stili di vita di chi ha più potere, più soldi, più cose. Una persona qualunque si sente più vicina ai potenti anche avendo in comune solo lo stress. Prendere molti impegni è comunque un modo per non affrontare cose che sono ritenute sgradevoli o difficili. Se dunque si è circondati da modelli di vita incoerenti, ben difficilmente si dà retta ai pochissimi che ne propongono altri, sia pure più piacevoli e meno costosi, se sono modelli meno popolari e richiedono impegno.

 

CONTRADDIZIONI NELLE CONTRADDIZIONI

Fra quelli che si schierano per i valori interiori per professione o per hobby, molti nella vita quotidiana continuano a seguire il tipo di gerarchia dei valori esteriori, perché sono molto più facilmente quantificabili. Soldi, oggetti, ricchezze sono calcolabili e tangibili. Intelligenza, lealtà, affidabilità, sincerità sono ben più difficili da riconoscere. Ecco uno dei motivi per cui si riproducono sistemi di prevaricazione anche presso gruppi che dichiarano intenti umanitari ed etici. Tra singole persone, la gerarchia continua a contare: ci si può rallegrare per la fortuna di chi è famoso ma lontano dalla propria cerchia, mentre si sente malevolenza per la stessa fortuna capitata ad una persona vicina, che si ritiene di pari condizione o addirittura inferiore. Con inferiore, a livello istintivo si intende chi è lontano da successo, potere, alleanze, protezioni, amicizie. Una persona sola è sospetta sempre, anche se questo può significare semplicemente che le circostanze e il rifiuto delle ipocrisie abbiano provocato un simile isolamento.Comunque le capacità superiori di qualcuno di pari status sociale o addirittura inferiore, vengono spesso respinte, anche se potrebbe essere vantaggioso seguirle.  Vedere l’articolo I rischi per chi va controcorrente.

Amicizie, protezioni, amore, non hanno niente a che vedere con la nobiltà d’animo, l’onestà, l’intelligenza, il coraggio, il buon carattere. Anzi, anche i peggiori possono essere amati e seguiti, magari perché più ricchi, potenti, famosi o perché il seguirli non comporta la fatica di distinguere, selezionare, scegliere. Inoltre, non si rischia di sentirsi inferiori a chi ha un comportamento disdicevole, mentre questo avviene nei confronti di chi ha fatto scelte difficili da imitare.

L’attesa – opera di Raffaele Fiorella

 

LE CONTRADDIZIONI PIU’ PROFONDE

Qui l’argomento si fa davvero delicato. Infatti, chi non è riuscito a raggiungere un livello elevato con i propri meriti, cerca di farlo sminuendo quelli altrui. Questo può avvenire con la calunnia, con il sabotaggio, ma anche con la beneficenza. Dare qualcosa, spesso non è dovuto solo al desiderio di aiutare, ma è mescolato al bisogno di sentirsi uno o più gradini più in alto rispetto al beneficiato, oltre allo scaricarsi facilmente la coscienza.

Spesso certe persone sono premurose e disponibili verso chi è in condizioni di estremo disagio, tuttavia fanno di tutto per osteggiare (magari subdolamente) questa stessa persona quando riacquista autonomia. Oppure si hanno comportamenti altruisti ma facendo in modo da evidenziare la propria momentanea superiorità. Altre volte offrono il loro aiuto ma in modo sciatto, dando gli scarti, facendo le cose in modo approssimativo, dato che ritengono sufficiente il solo fatto di fare qualcosa, senza rendersi conto che ciò che è mal fatto può danneggiare anziché portare beneficio. Anche nel volontariato, spesso si mescolano comportamenti generosi con quelli micragnosi. Oppure, per il solo aver aiutato qualcuno, ci si sente in diritto di imporre la propria volontà sul beneficiato.

 

L’IMPORTANZA DEI COMPORTAMENTI INNATI

Come in tutte le cose, è il modo in cui viene trattato un soggetto a dargli un valore positivo o negativo. I comportamenti istintivi sono indispensabili anche nelle scelte consapevoli. Infatti, l’istinto è molto spesso di grande aiuto, purché si sappia distinguere quando è il caso di lasciarlo fare e quando no. Comunque occorre un equilibrio fra aspetti opposti, per una soluzione ottimale.

Il giorno inaridirebbe la terra senza la notte. La notte la farebbe marcire senza il giorno.

E’ dunque importante saper riconoscere le forze opposte per poter dar loro poi il giusto spazio. Questa è una questione di consapevolezza e di esercizio.

SODDISFARE LE VERE NECESSITA’ AIUTA A RIDURRE IL CONFLITTO

Saper distinguere di cosa abbiamo davvero bisogno, cosa desideriamo davvero è il primo passo per potere poi soddisfare questo bisogno. Se ci si riesce, cessa l’impulso di rubare ad altri ciò che non si sa costruire da soli. Per molti è difficile capire ciò che realmente desiderano ma individuare chiaramente i propri obbiettivi e poi realizzarli è il più forte deterrente per la violenza, la prevaricazione, lo sfruttamento e la discriminazione. Infatti sono l’insoddisfazione, la paura, la rabbia a rendere malevoli gli umani, a meno che non abbiano vere e proprie malattie della personalità. Chi è profondamente soddisfatto è anche ben disposto verso le altre persone e le altre forme di vita.

RISPETTO DI SE’ E RISPETTO DEGLI ALTRI

Il rispetto per le altre persone e per l’ambiente dipende dal rispetto che si ha per se stessi. Dunque, la prima cosa da fare per risolvere i problemi esterni è occuparsi contemporaneamente di quelli interiori, salvo urgenze immediate. Conoscere se stessi, con i propri punti di forza e di debolezza è la premessa per poterli gestire adeguatamente. Il tempo impiegato in questo compito è quello meglio speso, perché porta luce anche verso tutte le altre attività.

Questo si può fare attraverso l’osservazione diretta, l’educazione e la cultura. Stimoli adatti sono in grado di innescare comportamenti nuovi.

Per saperne di più, oltre ai vari articoli di questa rubrica, è utile visitare quella dei Libri selezionati (che aiutano a capire ‘animo umano) e dei Film selezionati (che aiutano a capire l’animo umano)