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Corbezzolo, campione tricolore di Como

by in Piante, giardini, parchi

Il corbezzolo di Como

 

Lungo la passeggiata che dall’aerodromo di Como porta verso villa Olmo, vicinissima alla recinzione di una delle ville storiche si vede un bel corbezzolo, facilmente riconoscibile dalla corteccia rossa dei suoi fusti multipli e dalle foglie seghettate sempreverdi. Non è molto grande ma merita di essere considerato notevole perché è un arbusto come l’alloro, l’agrifoglio, il corniolo, il biancospino, il sambuco, il mirto, il ginepro, l’arancio, piccoli per natura. Il corbezzolo cresce spontaneamente nei climi mediterranei e in Italia dalla Toscana e Sardegna in giù, oppure in Liguria, in luoghi aridi dove è facile che ci siano incendi. A questo proposito le sue qualità si fanno davvero sorprendenti perché anche se brucia, contrariamente ad altre piante riesce a rigenerarsi velocemente per mezzo di ciò che nasconde sotto terra, alla base del fusto: un tubero legnoso dove immagazzina le proprie riserve energetiche, che conosciamo come radica. E’ fatta di legno marezzato molto bello e dal buon aroma, usato per fare pipe di qualità. E’ un capitale di sostanze utili per i germogli dormienti pronti a spuntare subito, nutrendosi di quelle provviste per il tempo necessario a formare le foglie che compiono la fotosintesi. Così, un terreno dove vivono i corbezzoli si riprende ben presto dal disastro e ritrova vita con i suoi bei fiori bianchi di campanule simili a mughetti, che si trasformano in frutti tondi, rossi, delle dimensioni di grosse ciliegie ma dalla tenera buccia ruvida. A dicembre, mentre molti alberi sono in letargo, loro sfidano il freddo e mantengono le foglie sempreverdi con fiori e frutti contemporaneamente, come succede agli aranci.

 

Il corbezzolo di Como nel giardino affacciato sul lago

 

L’amaro tannino che scorre in abbondanza dalle foglie alle radici, per difendersi dagli insetti e curativo per noi, rende inconfondibile il miele bianco e sodo, delle api che se ne nutrono. Il nome scientifico Arbutus unedo gli era stato dato al’incirca duemila anni fa da Plinio il Vecchio, il grande studioso di botanica, filosofo, scrittore e militare nato a Como.  Ma il corbezzolo, in passato ritenuto magico, ha anche un’altra caratteristica rara: ospita una farfalla, la Charaxes jasus, che si nutre del succo dei suoi frutti e depone le uova sotto le sue foglie perché se ne nutrano i bruchi appena nati. Di solito farfalle e falene frequentano alberi diversi prima di mettere le ali, ma non quelle del bel corbezzolo, considerato simbolo dell’Italia per il tricolore che rappresenta con le foglie sempreverdi, i fiori bianchi e i frutti rossi che in inverno lo ornano nello stesso periodo. E’ parente dell’erica dalla radice a tubero legnoso per gli stessi scopi, come la quercia da sughero, che si difende dal fuoco con la corteccia spessa e isolante allo stesso modo della sequoia sempreverde. E da sotto terra rispuntano con l’aiuto della radica certi eucalipti, il canforo e altri campioni nel mondo.

 

Un altro articolo sul corbezzolo è qui