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Impollinatori misconosciuti

by in Animali, Piante, giardini, parchi

ape legnaiola – foto da Wikipedia di Vassil

Api, bombi e farfalle sono solo i più celebri impollinatori di piante, ma tanti altri insetti fanno la stessa cosa, senza essere conosciuti. Prima di tutto ci sono le api solitarie come le legnaiole, di colore nero e piuttosto grandi, che hanno rapporti privilegiati con certe piante come l’acanto. Noto per le sue belle foglie, che hanno ispirato la decorazione dei capitelli corinzi sulle antiche colonne greche, non gradisce le api domestiche e le scoraggia mettendo all’ingresso del suo calice una finta ape fatta con le antere disposte strategicamente. Bellissime api selvatiche iridescenti chiamate Euglosse sono le uniche ad avere la forza di sollevare il coperchio con cui il noce del Brasile chiude i suoi fiori. Hanno la particolarità di accoppiarsi solo coi maschi che si profumano raschiando gli oli aromatici di certe orchidee.

La minuscola vespa Blastophaga psenes feconda in esclusiva i fiori del fico, dentro quelli che in molti credono essere i frutti e sono invece gruppi di fiori maschili e femminili racchiusi all’interno di un sacchetto verde o viola. Anche gli altri tipi di ficus nel mondo hanno impollinatori esclusivi che alloggiano nei siconi.

 

minuscole Blastophaga psenes dentro un fico – foto da Bladmineerders.nl

 

Esclusivo è anche l’insetto che feconda le orchidee della vaniglia e vive solo nel Messico di cui è endemico.

In America latina vari fiori attraggono i colibrì, come avviene con l’Heliconia tortuosa, che rende più attivo il proprio polline quando riconosce la vicinanza dei colibrì dal becco ricurvo, meglio attrezzati per la fecondazione.

In Sudafrica i fiori del genere melastoma hanno finte antere per gli impollinatori indesiderati che se ne devono andare senza aver avuto alcunché. Solo quando le piante riconoscono le vibrazioni specifiche di un certo tipo di ape, aprono l’accesso al proprio calice. La strelizia, elegantissimo fiore dell’Africa australe che sembra lui stesso un uccello, è visitato dalla nettarina,  simile al colibrì. I coleotteri impollinano i fiori molto grandi e a coppa, come quelli della Magnolia grandiflora, del liriodendro, della ninfea, del loto.

 

sirfide

 

Tanti fiori sono visitati dai sirfidi, insetti innocui di cui una parte somiglia alle api per far credere di avere il pungiglione e sfuggire ai predatori, ma noi possiamo riconoscerle per i grandi occhi simili a quelli delle mosche, mentre le api li hanno più piccoli e laterali. Hanno anche due sole ali invece di quattro, sanno restare sospesi in aria, spostarsi lateralmente o i semicerchio prima di posarsi sui fiori. Sono insetti da apprezzare anche perché quando hanno ancora la forma di larve, mangiano gli afidi che infestano le piante.

Le vespe e i calabroni sono impollinatori occasionali e le mosche lo sono senza volerlo, per fiori puzzolenti come il gigaro, perché quando il suo spadice è pronto, spande il pessimo odore aumentando la propria temperatura. Così fa credere a mosche e mosconi di poter deporre le uova su una sostanza putrescente con cui nutrirsi alla nascita. In Indonesia il fiore gigantesco dell’Amorphophallus titanus e quello della Rafllesia arnoldii, entrambi bellissimi, attirano con lo stesso metodo gli estimatori di ripugnanti puzze. In Sudafrica lo fa la bella Staphelia gigantea.

 

Macgravia evenia, con le foglie sopra i fiori incavate per fungere da parabole – foto da National Geographic

 

Nelle zone più secche dell’Africa, gli effimeri fiori con la testa all’ingiù del baobab e di altre piante che aprono le corolle di notte per evitare la veemenza del sole, devono la trasformazione in frutti ai pipistrelli. Per vari cactus vale la stessa cosa. Ci sono poi piante che aiutano i pipistrelli a trovare i loro fiori, come è il caso della pianta cubana Marcgravia evenia, che dà alle foglie vicino ai fiori una curvatura come quella delle parabole, in modo che gli ultrasuoni con cui i pipistrelli si orientano nel buio vi rimbalzino meglio e indichino con precisione il punto da raggiungere.

Ci sono poi piccoli roditori, scimmie, lemuri, opossum, scoiattoli, lucertole e persino chiocciole che avviano la trasformazione dei fiori in frutti. Il sistema biodiverso, complesso, con effetti a catena su tutte le specie, di cui poco ci accorgiamo, è indispensabile al mantenimento di ciò che dà qualità all’esistenza. Impariamo ad essere delicati e attenti alla complessità.