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Cortecce: la pelle degli alberi che noi utilizziamo

by in Piante, giardini, parchi

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Bianche o colorate, sottili o spesse, ruvide o lisce, le cortecce degli alberi sono sempre e comunque la loro pelle, che protegge le parti più delicate del fusto e dei rami. Inciderla o peggio, strapparla, li danneggia e può farli morire. Tenendo conto dunque che va evitato ogni abuso, ecco quale utilizzo ne viene fatto da noi umani.

In Tanzania e altre nazioni vicine, cresce l’albero leguminoso Brachystegia, chiamato anche mionbo, con la corteccia tanto flessibile e sottile da essere usata, semplicemente dopo essere stata assottigliata, come tessuto per gli abiti nuziali delle donne che vogliono vestire nel modo più elegante dello stile tradizionale.

La nostra quercia da sughero ha una corteccia morbida, elastica e isolante utilizzata per fare tappi, rivestimenti, galleggianti e molti altri oggetti e che si può tagliare in fogli tanto sottili da farne una stoffa per abiti, simile a del pellame morbido. E’ l’unica corteccia che si può levare senza far morire l’albero, ma questo deve avvenire con molte cautele e solo ogni 10 anni.

Cortecce fibrose, elastiche e resistenti, come quelle del tiglio e del tasso, in passato sono servite per confezionare abiti, oltre che corde e altri manufatti resistenti.

 

betulla corteccia da fiorissimaitaliana.it

corteccia di betulla – foto da fiorissimaitaliana.it

 

La corteccia interna della bianca betulla è commestibile e quella esterna è sempre stata usata per fare scarpe, canoe e contenitori perché è impermeabile. Tagliata a strisce e intrecciata, oppure ridotta in fogli poi cuciti, può essere utilizzata per coperture di rifugi provvisori. Serve anche come carta. Se ne estrae la betulina, un tannino usato per la concia delle pelli, che lascia un ottimo odore.

La corteccia interna del larice è commestibile e in passato era usata per fare farina, da mischiare ai cereali per il pane. Anche quella del pino silvestre, presso le popolazioni finlandesi è stata impiegata in modo simile.

Le fibre interne dell’agave e quelle esterne della palma da cocco, servono invece per stuoie e tappeti rustici.

La Chorisia speciosa, albero tropicale col fusto coperto di grosse spine, è stata importata in Sicilia nei primi decenni del novecento per ricavarne crine vegetale. Si può ammirare nell’Orto Botanico di Palermo e in varie località dell’isola, dove fiorisce in rosso. I suoi frutti sono grossi baccelli simili a quelli del kapok, ma con una lanugine bianca di minore qualità. E’ chiamata anche falso kapok.

La corteccia del salice contiene l’acido salicilico che preserva i cibi conservati dalle muffe ed è la base per fare l’Aspirina. Da quella dell’albero tropicale di china si estrae il chinino usato contro la malaria.

Con la corteccia dei rami più sottili dell’albero di cannella diamo un sapore e un profumo deliziosi a cibi e bevande.

Dalla corteccia dei castagni, e in misura minore da quella delle querce, si estraeva il tannino per la concia delle pelli, per usi farmaceutici, per la tintura in nero della seta.

Le cortecce sminuzzate di alberi come le querce o i pini sono utilizzate come pacciamatura, vale a dire come copertura del terreno dei giardini, per mantenere l’umidità della terra ed evitare la crescita delle piante infestanti, intorno alle piante coltivate. D’inverno, mentre i batteri se ne nutrono, sviluppano un calore che protegge le radici dal gelo.

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