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La memoria non basta

by in Umanità

 

E giusto ricordare e commemorare ciò che è capitato agli ebrei e a tutti gli altri perseguitati nel mondo, ma che questo basti ad evitare il ripetersi delle atrocità è ben lontano dall’essere vero. Senza portare qualche luce adatta ad illuminare l’intricata foresta che è l’animo umano, resterà il cattivo esempio e mancherà quello buono. Per evitare di commettere o anche solo lasciar compiere ad altri delle nefandezze, occorre coltivare un terreno interiore che invece rimane troppo spesso addirittura ignorato. Chiunque faccia del male alle persone, agli animali o all’ambiente, risponde a una paura e una collera profonda, più forte della coscienza. Le pulsioni, gli istinti, seguono strade molto diverse dalla ragione, che viene piegata da spinte ben più potenti perché più antiche e consolidate.

Istinto e ragione adoperano e capiscono linguaggi molto diversi fra loro. Lo si può verificare facilmente con le persone che vorrebbero smettere, senza riuscirci, di fare qualcosa di dannoso per sé e per gli altri, come drogarsi, ubriacarsi, picchiare e uccidere donne e bambini. La loro ragione può aver compreso, ma in mancanza di un collegamento amichevole con l’istinto, la collaborazione necessaria fra le due parti è impossibile. Occorre conoscere se stessi, il proprio potenziale costruttivo quanto quello distruttivo, ma non come conflitto fra bene e male, bensì come due aspetti che hanno una loro funzione nella sopravvivenza della specie ma sono pericolosi quando non li si riconoscono e quindi non li si sanno tenere a bada e guidare. La forza che c’è nell’aggressività può essere trasformata in energia creativa, capace di impegnarsi con mezzi efficaci contro le ingiustizie, che la paciosità lascia invece prosperare, ma occorre imparare con un lungo allenamento.

 

 

E’ il corretto impiego delle energie che porta equilibrio, ma per fare questo occorre una consapevolezza che oggigiorno sarebbe possibile conquistare per molti, se dedicassero tempo e mezzi a ciò che fin dall’antichità i saggi hanno messo al primo posto: conoscere se stessi. Le esortazioni sono efficaci solo per chi è già convinto nel profondo o è sul punto di esserlo. Chi trascura la conoscenza dell’animo umano può credere di avere alti principi ma nel momento in cui si presenta l’occasione, rischia di cedere a spinte ben diverse. Promuovere la conoscenza del mondo interiore nella sua complessità è ciò che andrebbe fatto in ogni giorno dell’anno e ancora di più in quello detto “della memoria”. Chi veramente lo fa, riesce a soddisfare i suoi bisogni più profondi e costruttivi e annulla le motivazioni per quel rancore senza nome che altrimenti scarica su chi c’è a portata di mano ed è più vulnerabile di lui o lei. Indirizzare la propria vita verso ciò che richiede il proprio spirito e non solo verso ciò che è materiale e ciò che pressioni esterne obbligano a fare, può essere penalizzante per l’aspetto economico, ma gratifica con il profondo rispetto di se stessi e, di conseguenza, degli altri. Pensare di poter porre freno agli abusi solo con le regole, le leggi e i divieti, ma anche solo coi moniti, è una pericolosa illusione.

 

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