Phytolacca

by in Piante, giardini, parchi

phytolacca con frutti maturi – tossici

 

Ogni estate i fusti leggerissimi della fitolacca che rinascono dalle radici, si preparano a farsi riconoscere con un audace e lucido rosso magenta che imbeve anche i raspi dei grappoli di frutti, dopo che i fiorellini bianchi sono stati fecondati. Ma anche quando nessun insetto li ha visitati e i pedicelli rimangono vuoti, sembrano a loro volta minuscoli fiori di un rosso saturo, pieno di vita. Restano verdi solo le foglie semplici a forma di piuma, che spiccano sul sontuoso arbusto, degno del più bel giardino, con i grappolini lunghi e sottili che si lasciano attrarre dalla gravità con grazia e senso della misura. Nessun giardino, però, lascia il minimo spazio alla fitolacca, detta anche uva turca, pur essendo americana, che lo può ottenere solo rubandolo, perché tossica. Ma ogni incolto, ogni spazio trascurato, ogni angolo anonimo può brillare per un paio di mesi con questa pianta fantastica, acquisendo una nobiltà che mai potrebbe ottenere altrimenti. Nessun’altra può reggere il paragone mentre i fiori fecondati si stanno trasformando in frutti, diventando dapprima come dei bottoncini verdi e duri con dieci spicchi, che se vengono colti in questa fase mantengono la loro forma per sempre.

Frutti immaturi di phytolacca

 

Se invece possono continuare la maturazione virano al viola e infine si gonfiano e si fanno acini tondi, più morbidi, neri e lucidi, pieni di succo color amaranto. A fine ottobre le foglie si colorano di giallo e di rosso, prima di seccarsi a novembre e morire con tutta la pianta, spesso decapitata selvaggiamente da chi la odia perché la ritiene troppo invadente e pericolosa. Quando il fusto si secca, si spezza e cade, aprendosi mostra il delicato, leggerissimo cilindro fatto di tanti dischetti di velina, circondati ciascuno da altra spuma solida.

Varie altre piante sono velenose, come l’oleandro e il tasso, ma non per questo ha senso distruggerle. E’ bene invece diffondere l’educazione ambientale, che permette di utilizzare vantaggiosamente anche ciò che è velenoso. E’ questione di senso della misura.

Molto strana e interessante è la Phytolacca dioica

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