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Piante per navigare e mangiare, vestirci e assicurarci

by in Piante, giardini, parchi

foto da Avvenire.it

Le reti da pesca, che oggi sono fatte di nylon, fino a non molto tempo fa erano realizzate in parte con un tipo di erba marina, la Ampelodesmus mauritanicus Poiret detta Tagliamani o Saracco, che cresce nel Mediterraneo fino alle coste africane, come è intuibile dal nome. E’ alta fino a un metro, molto robusta e affilata, con fibre che un tempo erano utilizzate anche per cordami, stuoie, legacci e tessuti. Leggere e resistenti alla salsedine, morbide e maneggevoli, assorbono l’acqua e dunque affondano opportunamente come devono fare le reti. Per reti e cordami era usata anche la canapa Cannabis sativa, coltivata ovunque, la fibra di Cocco Cocos nucifera, la Manilla Musa textilis e il Sisal Agave sisalana, ma anche il lino Linum usatissimum. In Cina, dove la seta inizialmente usata per l’abbigliamento degli imperatori, era diventata di uso comune, anche le reti da pesca potevano essere fatte con questa fibra animale.

Con la corteccia di pino macinata si conciavano le reti in modo da renderle più resistenti e scure, dunque meno visibili in acqua. Per rendere impermeabili le vele e certi indumenti dei marinai, si usava impregnarle con olio di lino cotto, che serve anche per proteggere il legno.

 

Cannabis – foto da Wired.it di Ezra Fieser/Bloomberg

 

Per quanto riguarda le vele, una tela robusta che si usava era quella chiamata olona, molto fitta e dunque pesante e resistente, di canapa o di cotone. La prima è sempre stata una fibra molto diffusa ovunque, mentre il secondo ha cominciato ad essere prodotto in grande quantità solo dal cinquecento in poi, anche se in Sicilia era stato introdotto già intorno all’anno mille dai saraceni. Il cotone può essere una pianta alta fino a un metro e mezzo, ma esiste anche come albero. Inoltre, il colore della fibra al naturale può essere bianco oppure arancione e rossastro. Era usato per il tessuto caratteristico dell’India, molto indicato per il clima caldo di quel Paese, dato che trattiene poco il calore corporeo. Del resto, le condizioni ideali per la sua crescita sono una grande umidità nei primi mesi di vita e un notevole calore secco nel periodo di maturazione. Il cotone fa un bel fiore a calice e nel suo frutto si trovano i semi avvolti in fitti filamenti che vengono tessuti senza dover subire la macerazione della canapa e del lino o l’immersione in acqua calda necessaria alla seta.

 

Agave sislana – foto da Wikipedia di Marco Schmidt

 

La canapa deriva invece dal fusto di una grande pianta erbacea odorosa, alta anche cinque metri che, dopo essere stata tagliata, deve macerare in acqua per alcuni giorni in modo da far marcire le parti verdi e lasciare le fibre da tessere. Questo spande nell’aria una puzza forte e sgradevole. La canapa ha molte qualità anche alimentari nei semi, mentre come fibra è sempre servita per i tessuti di ogni tipo, dunque anche per le vele, per le amache e i sacchi dei marinai e i cordami. Per il calafataggio delle navi si usava la stoppa, ottenuta sempre dalla canapa, che ancora oggi viene usata dagli idraulici per evitare sgocciolamenti nelle giunzioni dei tubi. Le carte geografiche, le mappe di navigazione, le bandiere, i giornali di bordo, le bibbie, in passato erano fatte di carta ottenuta dalla robusta canapa. La Cannabis sativa ha come varietà la Cannabis indica di cui la resina e le infiorescenze femminili contengono cannabinoidi in quantità molto maggiore dell’altra, per quella che in Messico era chiamata marijuana e nei Paesi arabi hashish, usata nel mondo da sempre come medicinale e nei riti religiosi. E’ stata una delle piante più largamente coltivate per la sua adattabilità ai terreni e ai climi più diversi, oltre che per la sua grande utilità. Questa pianta dai moltissimi impieghi è stata recentemente riabilitata, dopo le calunnie che l’hanno fatta eliminare sfruttando la sua stretta relazione con la varietà adesso ammessa di nuovo anche in Italia per le sue qualità lenitive del dolore. Questo pretesto era servito per sopprimerla come concorrente dei derivati dal petrolio che è in grado di sostituire tanto come combustibile che come materiale versatile al pari della plastica e con semi eccellenti per uso alimentare di alto livello. Henry Ford negli anni trenta del novecento aveva ideato un’auto con la carrozzeria di canapa per il sessanta per cento e il motore funzionante a etanolo di canapa, che non è mai arrivata sul mercato perché contrastata dai magnati del petrolio americani.

 

Un articolo sul cotone si trova qui