Antichi caseifici, i caselli reggiani
In provincia di Reggio Emilia è ancora possibile vedere quelle che, per forme e proporzioni, sul momento sembrano cappelle religiose. Sono invece caseifici ottocenteschi per la lavorazione del parmigiano, che qui chiamano caselli. Hanno forma quadrata, rotonda o poligonale con le pareti di mattoni pieni disposti in modo da formare bellissimi trafori, che si ripetono nella lanterna a coronamento del tetto.
Il motivo di tanta bellezza era la necessità di avere un’aerazione costante che consentisse al latte e poi al formaggio in divenire, di non alterarsi durante la preparazione. All’interno c’era sempre un focolare sopra il quale si appendeva un enorme paiolo di rame notevolmente ristretto verso il fondo, in cui cagliare e poi cuocere il parmigiano. Il più bello e meglio situato dei caselli rimasti si trova in mezzo ai campi a Casalgrande di Sopra, in via statutaria n. 2.
E’ stato trasformato in bar ristorante, che ha avuto la delicatezza di tralasciare qualsiasi insegna. Un altro bel casello, ma purtroppo in abbandono è nel comune di Cadelbosco, località Sesso. Un terzo, trasformato in spaccio alimentare è a Mancasole, in via Veneto. In provincia di Parma ce n’è uno di forma circolare, modificato nel secolo scorso, dove si trova il Museo del Parmigiano.
Alla visita dei caselli è opportuno abbinare quella agli alberi monumentali dei dintorni.