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Aristolochia dalla seducente trappola

by in Piante, giardini, parchi

aristolochia, detta anche fiore di calicò

 

L’Aristolochia è una pianta rampicante sudamericana dai fiori il cui unico grande petalo vellutato a forma di cuore, (come le foglie) è di un viola fegatoso con crettature bianche, di cui viene il sospetto che nell’abbinamento con quel colore delittuoso vogliano far credere a una degenerazione di tessuti animali sanguinolenti a degli impollinatori involontari, fra cui le mosche. Infatti nel centro del petalo, contornato in tono scurissimo, quasi nero, si apre un calice di un giallo luminoso tappezzato di peli per attirare il curioso che vi si introduce e si trova così costretto a percorrere un sifone dalla curva molto stretta.

 

Arriva allora in una camera oblunga verde e spaziosa, in fondo alla quale ci sono gli organi riproduttivi del fiore. Visto da fuori, sul retro del petalo, quel rigonfiamento verde si direbbe un frutto ma se lo si preme con le dita ci si accorge che è vuoto. Lì dentro l’insetto rimane prigioniero ma solo fino a che, dopo essersi imbrattato di polline, il fiore appassisce e i peli che prima impedivano di risalire il sifone e uscire, si afflosciano lasciandolo libero, mentre si forma la capsula del frutto con i semi.

 

dettaglio che mostra il percorso e la “camera degli ospiti”

 

L’aspetto di quei fiori fa pensare a nobildonne di area nordica nei secoli passati, forse francesi o belghe, o a delle beghine sospettose e maligne con le vistose cuffie in testa. Il nome che deriva dal greco aristos e significa “molto buono” ha cause incerte ma pare abbia a che che vedere con qualità guaritrici dal morso dei serpenti, rafforzando la sensazione per quei fiori, di aristocrazia da brivido.

Un altro fiore viola che intrappola temporaneamente l’impollinatore è il Dracunculus vulgaris . Candida ma coercitiva è anche la Victoria amazonica

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